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Monte Ricco, Tesori Naturalistici e Culturali

Monte Ricco

Tesori Naturalistici e Culturali
di Monte Ricco

Questa collina che in passato si chiamava Monte Vignalesco, si innalza a nord-ovest di Monselice e raggiunge l’altezza di 335 metri, per la sua strana forma è conosciuta come “Il Drago”. Infatti se lo si osserva da nord, cioè dalla cima del Monte Calbarina, sembra un enorme drago disteso e assopito, con la coda rivolta verso est, le due zampe distese e la testa a sud. Ma al di la di questa nota fantastica, la sua struttura riolitica è formata da tre elevazioni: la cima più alta Monte Ricco, dove si trova l’eremo di Santa Domenica a sud con la Chiesetta di San Giovanni con architetture del Duecento (in un lontano passato vi sorgeva un Monastero Benedettino dedicato a San Giovanni Evangelista), il Dosso Solone (302 m) verso nord e il Monte Castello (314 m) verso ponente, qui ci sono le tracce di trincee realizzate dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Questa collina mi è particolarmente cara perché è stata quella che mi ha invitato a fare i primi passi alla scoperta della natura. Mi ricordo che una volta quando bambino frequentavo la quinta elementare, assieme ad altri due amici abbiamo “bruciato a scuola” per andare sulla cima del Monte Ricco, una grande avventura. Questo colle è quello che ha subito, purtroppo, la più forsennata estrazione di materiale nelle cave ed è il più danneggiato di tutti gli altri colli, ciononostante possiede ancora cose interessanti sotto l’aspetto micologico-vegetazionale.

Monte Ricco

ph. Alberto Giomo

Mi ricordo qualche decennio fa, già con le prime piogge di Agosto il versante est si copriva let-teralmente dalla base alla cima, sotto i castagni di un bellissimo fungo, ottimo commesti-bile: la Russula cyanoxantha (Co-lombina maggiore), se ne trovavano a centi-naia, non manca-vano inoltre, meno numerose le Amanita caesarea (ovolo buono) che per i Romani erano il cibo degli Dei; e i porcini, soprattutto e il Boletus aereus (Bronzino) di colore bruno scuro da cui il termine aereus che vuol dire color del bronzo, sodi e profumati e soprattutto numerosi e spettacolari per le loro dimensioni le Macrolepiota procera (Mazza di tamburo) ce n’erano a decine, questa specie profumata e saporita, ottimo il cappello cotto ai ferri. Molto diffusi nei versanti soleggiati gli Arbutus unedo (Corbezzoli) con i rossi frutti che maturano in autunno, l’Erica arborea (Brecane) con piccole foglie aghiformi verde intenso e fiori bianchi con sfumature rosate, bellissima la Calunna vulgaris (Brugo) dai fiori di color viola e foglie squamiformi verdi e grigie, e in primavera il Dictamnus albus (Frassinella) dal meraviglioso fiore bianco con screziature rosa, e non mancano poi alcune specie di Orchidee spontanee, soprattutto nel sottobosco del Monte Castello.

 Viusta Aerea sul Monte Ricco

ph. Mottoschi

Nel versante a sud-ovest troviamo l’unica stazione euganea su vulcaniti acide di Quercus pubescens (Roverella), mentre in primavera possiamo incontrare nei vegri che scendono a nord-ovest, dove da lì si gode la visione del “magico borgo” di Arquà Petrarca, l’Ophrys apifera chiamata Vesparia per la forma ad ape del suo fiore, l’Ophrys sphegodes (Orchidea bruno verde) dal labello vellutato rosso e bruno e l’Orchis purpurea (Orchidea maggiore) con il suo casco color porpora, a nord, negli spazi dell’ex Cava Radici, già da febbraio possiamo ammirare miriadi di Tussilago farfara (Tossilagine), fiorellini giallo-oro che spuntano dalla nuda terra, privi di foglie. Di grande suggestione i meravigliosi tramonti visti dalla “Rotonda di Atlante” e lo spettacolo che si manifesta nel periodo invernale quando la nebbia copre la pianura padana all’infinito, come un mare che appoggia le sue acque sulla china del Monte Ricco, sono immagini di fascino assoluto che possono essere colte da tutti, dando modo così di muoversi in grembo alla natura, magari accompagnati da una guida esperta che ci farà conoscere fin nel profondo la magia verde che ci circonda.

Gastone Cusin