Alberto Espen – Sulle Tracce della Storia
Alberto Espen,
Sulle Tracce della Storia
Nel piccolo borgo di Montemelo, all’interno dell’ex parrocchiale S.Michele è custodita la più suggestiva biblioteca dei Colli Euganei. La sua gestione e quella dell’archivio comunale sono affidate allo storico umanista Alberto Espen. Ma chi è il personaggio che da oltre trenta anni si occupa di tracciare e rintracciare la storia, la cultura di Cervarese S.Croce e della sua gente?
Alberto nasce a Montemerlo in una famiglia in cui il valore della cultura storica era profondamente radicato e sin primi anni scolastici viene conquistato dalle materie umanistiche: «A scuola ho sempre amato le materie storico e letterarie, ho proseguito gli studi universitari in questo campo ed ho seguito un corso per bibliotecario per coltivare il più possibile la mia vocazione. Nel 1984 ho cominciato a lavorare in Comune a Cervarese Santa Croce, il sindaco di allora, Gianfranco Cenghiaro, era molto appassionato di storia locale ed ha incentivato il restauro del castello di S.Martino della Vaneza e dell’Oratorio della S.Croce. Sono stato avvolto nel mio lavoro sin da subito da una forte passione per il territorio e per le sue vicende». Prima di terminare le superiori, Alberto scrive già per il settimanale diocesano “La Difesa del Popolo”, in cui tratta temi di carattere locale e si specializza nella recensioni editoriali di pubblicazioni locali. Nel 1989 pubblica un opuscolo scritto a quattro mani con l’amico Gianni Degan “Cervarese S. Croce Storia, Arte e Ambiente”, che contribuisce fortemente a creare una prima coscienza storica nel paese. Nel 1991, grazie a un accurato “scavo” archivistico, scrive la storia dell’Arena di Montemerlo, indagando le fonti scritte e orali. «Uno snodo decisivo per la mia “vocazione” è stata la sistemazione dell’archivio storico del comune, a cui ho contribuito in prima persona. Era in abbandono da secoli e dopo un lungo e periglioso lavoro per liberarlo da polvere, ragnatele e nidi di rondine, mi ha dato la possibilità di accedere in presa diretta a notizie sconosciute, a carte dimenticate, tutte tessere di un mosaico che integravano le informazioni che avevo rintracciato in altri archivi statali, parrocchiali e militari».
Negli anni successivi Espen compone articoli e opuscoli vari dedicati al “suo” territorio, raccontando di mostre d’arte, di concorsi: «Ho scritto sempre tanto su Montemerlo e Cervarese e questa passione mi ha portato a cercare libri, foto e documenti antichi, ed ora dispongo di un immenso archivio fotografico e cartaceo. «È la curiosità che mi ha sempre incentivato, ma anche la mia famiglia! Mia moglie è un’appassionata di storia, la sua tesi di laurea con il professor Puppi trattava di villa Serenella di Montemerlo!». In ordine cronologico, altri suoi lavori sono i volumi “Cervarese S. Croce profilo storico di un comune del padovano tra Bacchiglione e Colli Euganei” (2004), il volumetto “Teolo 1945: gli ultimi giorni di guerra” (2005) con alcune foto inedite reperite dallo stesso Espen, e le pubblicazioni riguardanti le vicende umane e militari dei caduti della Grande guerra nativi di Montemerlo, Fossona e Cervarese S.Croce (“Gioventù in battaglia” – 2006) e della Seconda guerra mondiale (“Ti raccomando di farmi dire una messa al Santo” – 2012), ricostruite attingendo anche a memorie e diari inediti. Nel 2009 vince il premio Brunacci di Monselice con il testo “Uomini e territorio fra passato e presente”, mentre l’ultimo lavoro, commissionato dal consiglio regionale del Veneto è dedicato ad Antonia Masanello, la guerriera di Garibaldi. Quest’ultima ricerca ha dato una meritatissima fama ad Alberto, il libro è stato infatti presentato in molte regioni italiane, anche alla presenza del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, oltre ad essere stato promosso dalle reti televisive nazionali. «Sapendo scavare fra carte e vecchi documenti coperti dalla polvere – commenta Espen – si scopre la vita nascosta di ogni cittadina, piccola o grande che sia, perché anche le carte, se interrogate in maniera appropriata e approfondita, sanno parlare!».
Giada Zandonà