Alfredo Barbiero Scultore, Il Suono Caldo della Trachite
Alfredo Barbiero Scultore,
Il Suono Caldo della Trachite
«Preparavo lo zaino con 10 kg di attrezzi ed un panino, mi mettevo in sella alla mtb ed in sordina, di nascosto, mi dirigevo in un sentiero defilato cercando la roccia che si offrisse ad essere “creata”… Il suono caldo della trachite battuta dallo scalpello risuonava nella’aria e gli abitanti dei paesi vicini non capivano “chi” o “cosa” fosse a generare le figure imprevedibili che cominciavano a sorgere sul Sentiero di San Giorgio di Rovolon». Comincia in un sabato pomeriggio della metà degli anni ‘80 l’avventura di Alfredo Barbiero, scultore di talento, deciso a portare la sua arte tra i sentieri dei Colli Euganei, generando nella trachite volti ed espressioni che diventano parte integrante dell’ambiente naturale circostante. Camminando sul Monte della Madonna restiamo stupiti accorgendoci che due occhi ci osservano divertiti e restiamo increduli quando all’improvviso sotto i nostri piedi una faccia ci sorride.
Le sue sculture sono volti fantasiosi, sensazioni modellate nella roccia, caratterizzate da volute deformazioni somatiche che incantano e disorientano il visitatore. Una galleria d’arte a cielo aperto, dove possiamo osservare da vicino le opere ed interagire con esse. «Sentivo la voce dei miei boschi, i loro rumori, i loro silenzi. Attraverso il rintocco dello scalpello, il canto della roccia mi chiedeva di far scaturire la sua insita immagine. Un suono caldo mi guidava la mano mentre sorgeva un volto in quella voce che tanto mi rapiva». Percepiamo la profonda armonia dell’opera d’arte integrata nel ciclo vitale del bosco «andavo alla ricerca delle rocce, le osservavo, le studiavo, cercavo di sentire cosa avevano dentro… lasciando alla natura il compito di fare il resto». Possiamo così vedere nel sentiero che dalla sella di Passo Fiorine porta alla Chiesetta di Sant’Antonio Abate, o nell’anello del Monte Grande, come il muschio e gli agenti atmosferici abbiamo continuato a modellare e scolpire i volti di Barbiero, creando espressioni sempre nuove, rendendo queste opere una continua evoluzione. Un’occasione privilegiata di cogliere il profondo abbraccio tra arte e natura, reso più prezioso dagli effimeri giochi di luce cromatici che attraversano le fronde del bosco e colpiscono le espressioni della pietra.
Giada Zandonà