Ambienti Vegetazionali: Il Castagneto Euganeo

Ambienti Vegetazionali
Il Castagneto Euganeo
Il castagneto (Castanea sativa Miller) è un bosco autoctono presente nei Colli Euganei con circa 1500 ettari, e predilige i suoli acidi con esposizione nord, ma nei colli più alti lo possiamo trovare anche negli altri versanti. Può essere puro oppure misto a robinia, roverella e carpino nero nelle stazioni più calde, con rovere, faggio, betulla e carpino bianco in quelle più fresche. Gli arbusti che troviamo in questi boschi possono essere il sambuco, il nocciolo, la frangola, il maggiociondolo, la dafne laureola… Bellissime sono le fioriture che cominciano alla fine dell’inverno: dai bucaneve agli anemoni colorati, dal sigillo di Salomone alle dentarie. Questi piccoli fiori compiono l’intero ciclo vitale prima che si sviluppino le foglie degli alberi che ostacoleranno i raggi solari, benefici per la fotosintesi. Del castagno si usano tutte le parti: dal tronco si ottiene il tutore per le viti, il cimale ed i rami vengono bruciati per scaldarsi, i fiori sono appetiti dalle api che danno un miele ottimo nei casi di tosse e bronchiti, i frutti sono commestibili sia freschi che secchi e si può ricavarne una farina dolce, le foglie erano usate per fare la lettiera alle bestie in stalla oppure se lasciate a terra danno origine ad un ottimo humus, ed un tempo c’erano delle persone dedite alla raccolta di terra di castagno per la coltivazione di fiori. Possiamo capire quindi, come mai sia stato favorito dalle popolazioni euganee, anche perché le zone dove cresce il castagno sono troppo ripide ed ombrose per altri tipi di coltivazioni. Il castagno è stato colpito da una malattia detta “cancro corticale”, causata da un fungo ascomicete chiamato Endothia parassistica, che sembra stia regredendo dopo un periodo di forte espansione, ma rimane soprattutto nei boschi dove la ceduazione non è avvenuta e non c’è stato un rinnovo della vegetazione, infatti vengono colpite più facilmente le piante anziane. Ma negli ultimi anni è comparso anche un altro parassita Dryocosmus kuriphilus Yasamatsu, o vespa cinese, che depone le sue uova nelle gemme, venendosi così a creare galle* che sottraggono energie alla pianta e ne riducono la crescita. Il castagno è stato coltivato da tempi remoti, come testimonia Plinio il Vecchio, che affermava di un cavaliere romano di nome Corelio, partì da Este per Napoli ad insegnare l’arte di innestare il castagno per ottenere frutti più grossi e saporiti: i “maroni”. Oggi esistono molte piante innestate e sono localizzate per lo più in fresche vallate o “calti”, purtroppo molte non vengono più curate e sono state inghiottite dal bosco che le ha trasformate in sinistri monumenti arborei. Fra le piante coltivate del monte Venda e del monte Altore, che sono le uniche grandi concentrazioni nei colli, può sembrare di essere fuori dal tempo ed è molto suggestivo sostare all’ombra di questi giganti secolari modellati dal vento e dai fulmini.
- Castagneti
- Riccio di Castagna
- Castagneto Euganeo
- Castagno Secolare
*Le galle sono delle reazioni prodotte dalle piante all’introduzione di un uovo deposto da insetti che si schiuderà, svilupperà, e compiuta la metamorfosi, uscirà per continuare il ciclo vitale della specie. La galla è composta da tannino, che la pianta produce come antibatterico, serve da riparo e nutrimento per la piccola larva, ed ogni specie lo produce in forme diverse: le querce, hanno galle sferiche, e in alcuni casi leggermente uncinate, la rosa canina forma un ammasso filamentoso, il terebinto produce dei piccoli cornetti, quelle del castagno sono tondeggianti… Ma anche alcuni afidi provocano queste reazioni, che si manifestano per lo più con delle bolle sulle foglie, per esempio nell’olmo, nell’acero e nel picciolo dei pioppi neri, che per la reazione si contorce a spirale. La scienza che studia le galle si chiama cecidiologia dal termine cecidio (galla) che deriva dal greco Kekis
Stefano Formaglio Guida Naturalistica Parco Colli Euganei