Arco di Mezzo
Arco di Mezzo
Battaglia Terme
L’Arco di Mezzo è quel manufatto idraulico che, posto al centro della città, sulla sponda orientale del canale di Battaglia, ne regola il deflusso delle acque che sottopassano la statale n.16 e che, dopo un salto che può variare dai quattro ai sette metri, si gettano nell’alveo del Vigenzone. E’ stato per secoli il motore che ha fornito energia a tutti gli opifici che hanno fatto la storia di Battaglia.
Manca qualsiasi documento relativo alle sue origini, ma è evidente che un sostegno regolatore di qualche foggia nasce contemporaneamente allo scavo del canale, dal momento che l’esistenza di mulini “ presso l’arco di un ponte ” risale proprio all’inizio del secolo XIII. Successivamente i Carraresi ampliano e perfezionano il congegno, costruendo un fabbricato simile ad un ponte a tre arcate, munite di saracinesche mobili. Nel corso dei secoli l’edificio ed i congegni interni, per le particolari sollecitazioni cui sono sottoposti, registrano una serie ininterrotta di riparazioni, di interventi anche radicali e di miglioramenti. Nella prima metà del secolo XVIII, ad esempio, l’edificio di m. 6,40 x 3,20 x 3,20 viene ricostruito com’era precedentemente, e nel 1785, durante una pulizia generale del canale, l’arco viene dotato di nuove paratoie azionate da leve di ferro in sostituzione delle vecchie catene. Nel 1830 il manufatto viene ricostruito completamente da Antonio Busetto di Venezia su progetto dell’architetto Giannantonio Boni: le dimensioni vengono quadruplicate, le saracinesche per le tre arcate sono nove. L’arco centrale o di mezzo, leggermente più ampio degli altri due, regola lo scarico delle acque nel Vigenzone – da cui il nome all’intera fabbrica – , mentre l’acqua che esce da quelli laterali è utilizzata per fornire energia agli opifici. Per più di un secolo, ovvero fino alla Seconda guerra mondiale, quando è seriamente danneggiato dai bombardamenti, non subisce sostanziali modifiche, al di là di un ammodernamento dei meccanismi interni nel 1913. Va ricordato che la periodica, studiata regolazione dell’afflusso di acqua nel Vigenzone – per i battagliensi la butà – creava una piena artificiale che rendeva possibile la navigazione e, di conseguenza, la partenza dei burchi carichi ormeggiati nel porto. Ricostruito nel 1947, l’Arco assolve ancora per qualche tempo alle sue funzioni, poi, con il venir meno della navigazione fluviale e l’inarrestabile crisi dei mulini, perde fatalmente il suo ruolo di propulsore dell’economia battagliense per limitarsi a garantire il livello idrometrico delle acque nel canale Monselice-Battaglia. Per svolgere nel migliore dei modi quest’ultima importante funzione, è oggetto, nei primi anni del 2000, di una manutenzione straordinaria che comporta l’ammodernamento totale di tutte le apparecchiature interne.