L’Arte dell’Intreccio nei Colli Euganei
L’Arte dell’Intreccio nei Colli Euganei
“Realizzare artigianalmente”… è un’espressione che riesce sempre a suscitarmi una forte curiosità… sarà forse perché sento ancora nella testa l’eco di un vecchio detto tramandatomi da una persona molto cara: “val più la pratica che la grammatica”, fatto sta che questo bisogno di conoscere e capire come concretizzare un oggetto, mi ha portata a vivere un’esperienza nell’arte di costruire cesti.
L’arte dell’intreccio è una delle tecniche più antiche e diffuse in tutto il mondo, ma quasi dimenticata nei Colli Euganei. Sino alla metà del ‘900 quasi tutte le famiglie contadine erano impegnate nell’attività di cesteria, un lavoro artigianale unico, di cui però oggi restano pochi maestri e testimoni che io ho incontrato per voi!
Fin dal primo incontro con i Maestri Antonio e Alfeo nella saletta parrocchiale di Valnogaredo, mi è stato chiaro che imparare a realizzare artigianalmente un oggetto riesce a creare e consolidare un legame fra uomo e natura.
Un cesto è composto da più parti: il fondo, il fianco, il bordo ed il manico, ognuna delle quali necessita di un preciso metodo compositivo che in molti casi, viene tramandato solo oralmente.
Così, ad esempio, per il fondo, la struttura del fianco ed i manici si utilizza il castagno; mentre per l’intreccio la scelta della “materia prima” può essere più varia, noi abbiamo impiegato rametti di sanguinello e di ligustro (che crescono abbondanti sui nostri Colli).
I nostri maestri sono stati chiari nel dirci che la prima e più importante cosa da fare sia il reperire le materie prime … “che no pensè de catare tuto pronto, ghe voe passion e sacrificio” ci ripetevano spesso.
Così nel bosco ci si procura i pali di castagno, scegliendoli tra quelli più dritti e privi di nodi. Si passa poi alla ricerca dei rametti necessari per l’intreccio, delle specie sopra citate, che, oltre ad essere forti e flessibili, si trovano in due-tre colorazioni così da poter creare effetti diversi nell’intreccio del cesto. Una volta reperiti i materiali si iniziano le lavorazioni: i pali di castagno vanno scorticati con la “rimiola” e levigati per ricavare da ognuno, con un sapiente procedimento di incisioni ed aperture successive, otto stecche per la struttura-scheletro. Un altro palo viene modellato ad arco, con il calore del fuoco, per ottenere il manico che è scorticato successivamente.
Nella realizzazione del cesto, le mani imparano a compiere i giusti movimenti, cominciano a muoversi consapevolmente e, se commettono un errore…tornano indietro!
É un’arte fatta di piccoli passi, dove ogni punto può essere aggiustato ed ogni passaggio contribuisce al risultato finale. Un’altra cosa ho apprezzato di questa esperienza artigianale: l’atmosfera… è un mestiere che richiede calma, pazienza, attenzione ai dettagli così, anche il tempo assume una connotazione diversa e ci riporta ad epoche passate ma ancora vive.
Il risultato, alla fine, è un vero orgoglio, sia per l’oggetto costruito sia per i rapporti intessuti.
Un tempo, la popolazione euganea fabbricava in casa tutti gli attrezzi indispensabili in agricoltura ed anche i piccoli oggetti utili di uso casalingo. Uno degli strumenti maggiormente realizzati con il legno delle piante euganee era la cesta, di forgia differente a seconda dell’uso a cui era destinata. La sua costruzione richiedeva molta abilità e pazienza acquisita da una lunga esperienza, inoltre, questa attività ha contribuito ad approfondire la conoscenza delle piante da utilizzare e dell’ambiente in cui vivono
Elena Rota