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Biodiversità, una Ricchezza Inestimabile da Tutelare

Biodiversità,
una Ricchezza Inestimabile da Tutelare

Uno studio nella Rivista “Science” afferma che il livello di biodiversità
è talmente diminuito da minare la capacità degli ecosistemi
di supportare nel futuro la vita umana

Con il termine biodiversità gli ecologi fanno riferimento alla molteplicità di esseri viventi sul nostro pianeta quale risultato dei complessi processi evolutivi che perdurano da più di tre milioni di anni. Il termine deriva dalla traduzione della parola inglese “biodiversity” che significa appunto “varietà della vita”. Per taluni essa rappresenta la varietà di ecosistemi che comprendono sia le comunità viventi, sia le condizioni fisiche sotto cui essi vivono. L’intensificazione delle attività umane, negli ultimi decenni, ha portato ad una drastica e preoccupante diminuzione e perdita di specie, habitat ed ecosistemi. Secondo l’Agenzia Europea dell’ambiente solo negli ultimi anni sono scomparse oltre 60 specie vegetali endemiche europee, mentre sono minacciate circa metà delle specie di mammiferi ed un terzo delle specie di rettili, uccelli e pesci. Per quanto riguarda gli habitat, si presta particolare attenzione alle zone umide che vedono una riduzione di superficie di oltre il 60%. Il connubio tra naturalità, bellezza dei luoghi e patrimonio storico-culturale rappresentano risorse imprescindibili. Questo concetto è stato fatto proprio da Fulco Pratesi fondatore del WWF italiano. In un’intervista disse «senza le aree protette saremmo tutti più poveri, perché privi delle insostituibili bellezze paesistiche ed ecologiche che fanno ricca l’Italia».

A COSA SERVE LA BIODIVERSITÀ
L’importanza della biodiversità è data principalmente dal fatto che la vita sulla Terra è possibile principalmente grazie ai cosiddetti “servizi ecosistemici”. Questi servizi sono generalmente concentrati nei seguenti gruppi:• Servizi di fornitura, ad esempio cibo, acqua, foraggio, legno e fibre;

• Servizi di regolazione, ad esempio stabilizzazione del clima, assesto idrogeologico, barriera alla diffusione di patogeni e parassiti, riciclo dei rifiuti, qualità dell’acqua;

• Servizi culturali, ad esempio i valori estetici, ricreativi e spirituali;

• Servizi di supporto, ad esempio formazione di suolo, fotosintesi, riciclo dei nutrienti.

Si può affermare che la presenza di una ricca varietà di specie in un determinato ambiente ne aumenti la sua resilienza, ossia la sua capacità di reagire e di riprendersi dopo avere subito uno stress. La perdita di specie comporta una serie di danni che possono essere:

• Ecologici, perché comporta un degrado della funzionalità degli ecosistemi;

• Culturali, perché si perdono conoscenze e tradizioni umane ad esse legate;

• Economici, perché riduce le risorse genetiche con il loro potenziale sfruttamento economico.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Science”, il livello di biodiversità è talmente diminuito da minare la capacità degli ecosistemi di supportare nel futuro la vita umana.

IN ITALIA
In Italia la biodiversità è tutelata dallo Stato grazie all’istituzione dei Parchi con la legge quadro sulle aree protette. Esistono 24 Parchi Nazionali (considerando anche quello del Golfo di Orosei e del Gennargentu che non è mai stato reso operativo), 134 Parchi Regionali, 30 Aree Marine Protette e 683 tra riserve statali, regionali e altre tipologie (come le oasi WWF e Lipu) per un totale di ben 871 aree protette riconosciute che coprono una superficieì di 32 mila Kmq. Rappresentano il 12% del territorio italiano con oltre 2500 siti della Rete Natura 2000 ovvero i luoghi considerati prioritari secondo le Direttive Europee Habitat ed Uccelli. Un’estensione superiore alla media europea che è giustificata dalla molteplicità di climi e habitat che conferiscono senza alcun dubbio all’Italia un valore inestimabile in termini di biodiversità. I parchi protetti, dunque, hanno svolto un compito essenziale nella prevenzione dell’estinzione di specie rare e nella preservazione di specie minacciate (spesso meno note al grande pubblico). Tutto questo sistema è diffuso in un territorio fortemente urbanizzato e densamente popolato (201 abitanti per Kmq contro i 71 abitanti per kmq della media europea) che ha causato non pochi problemi di conservazione e di convivenza (basti pensare a Lupo ed Orso). D’altro canto, il Belpaese ha un ritmo di consumo del suolo che, purtroppo, è un vero primato: circa 7 mq al secondo, più di 55 ettari al giorno di suolo cementificato! Non è dunque un caso che oltre il 30% degli habitat siano minacciati. Secondo l’ultimo rapporto dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulle aree protette, circa il 50% delle specie vegetali, il 51% di quelle animali e il 67% degli habitat prioritari secondo le Direttive Europee sono mal o non adeguatamente conservati. Questo fatto rende ancor più essenziale l’operato delle aree protette dove sempre più attenzione andrebbe posta per integrare la conservazione della natura con le esigenze delle comunità. Nonostante tutto, l’Italia è ai vertici in Europa per la presenza di biodiversità che consta di circa il 30% delle specie animali e il 50% di specie vegetali presenti nel Continente. Il prossimo passo dovrebbe essere quello di creare una vera e propria Rete Ecologica tre le aree protette!

IN VENETO
Come nessun’altra regione, il Veneto possiede un inestimabile patrimonio di ambienti diversi. Il complesso mosaico ecologico è ravvivato dalle cospicue disponibilità idriche, con particolari eccezioni nei Colli Euganei e nei primi rilievi dei monti del veronese dove vi è minor disponibilità d’acqua, ma manca una vera e propria stagione arida. Un così vario complesso di ambienti e fitocenosi corrisponde ad altrettanta varietà di habitat per specie vegetali ed animali. In Veneto esistono il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, 5 Parchi Regionali (Colli Euganei, Delta del Po Veneto, Dolomiti di Ampezzo, Fiume Sile e Lessinia), 6 Riserve Naturali Regionali, 14 Riserve Naturali statali, 2 Zone Umide, 9 Foreste Demaniali Regionali e diversi Parchi e Riserve di interesse locali. Sono 128 i siti di Rete Natura 2000 con 67 ZPS (zone di protezione speciale) e 102 SIC (sito di interesse comunitario) per un  totale di 420 mila ettari corrispondenti al 23% del territorio regionale. L’intensificazione della presenza dell’uomo fino al cuore degli ecosistemi più remoti e la crescente frequentazione turistico-ricreativa degli spazi naturali provoca numerosi disturbi che suggeriscono il bisogno di provvedimenti per ridurne gli effetti o almeno l’impatto in alcune aree di pregio.

NEL PARCO REGIONALE DEI COLLI EUGANEI

Costituito da circa un centinaio di rilievi la cui altezza non supera mai i 600 metri, il parco (il primo in ordine temporale ad essere istituito della regione Veneto) è stato istituito con L.R. 10.10.1989 n.38, e comprende, totalmente o in parte, 15 Comuni. Si estende per 18.694 ettari e la peculiare storia geologica ha reso possibile la formazione di una straordinaria biodiversità botanica e faunistica. La politica comunitaria per la conservazione della Natura ha il suo fondamento nelle cosiddette Direttive Uccelli ed Habitat (dir. 79/409/CEE e dir. 92/43/CEE) che rappresentano, dal punto di vista culturale e tecnico, tappe fondamentali nella storia della conservazione della biodiversità. Per quanto concerne la Rete Natura 2000, una porzione dell’area del Parco di 15096 ettari, a partire dal 2000, è stata definita come SIC e ZPS in quanto presentava habitat prioritari secondo le Direttive Europee. L’isolamento da altri gruppi montuosi e le alterne vicende climatiche, legate ai cicli glaciali ed al periodo postglaciale, hanno fatto dei Colli Euganei un’isola naturalistica molto complessa e ricca. Oltre agli importanti fattori ambientali, è da considerare la presenza dell’uomo la cui azione sul territorio si protrae da migliaia di anni. Dal punto di vista demografico, infatti, la comunità del Parco si compone di circa 50.000 persone, che abitano in 15 comuni con una densità abitativa media pari a circa 267 abitanti per Kmq. L’uomo, mediante la gestione selvicolturale e l’uso del suolo a scopi agricoli, ha contribuito alla creazione di un territorio dall’elevatissima diversità specifica e paesaggistica. Infatti, il territorio non presenta estese superfici omogenee, ma più frequentemente si configura come un complesso mosaico in cui più componenti si alternano in spazi ristretti con fenomeni di compenetrazione e sovrapposizione di comunità diverse, cui si aggiungono situazioni soggette a forte dinamismo instauratesi nei terreni abbandonati dalle colture agricole. La formazione forestale più comune è rappresentata dai castagneti, ma sono presenti anche i querceti misti, la macchia mediterranea, le formazioni erbose rupicole, le praterie secche semi-naturali ed alcuni laghi eutrofici naturali. Anche per la fauna, i Colli Euganei costituiscono un ambiente particolarmente ricco e numerose sono le specie animali presenti. Analogamente a quanto avviene per la componente vegetale, le caratteristiche geomorfologiche e la presenza di diversi microclimi, consentono la coesistenza, in un’area di ridotte dimensioni, di elementi sia alpini sia mediterranei. In sintesi, nel parco sono innegabili i pregi paesistici, storici e naturali che si fondono assieme formando una delle realtà più importanti della Regione. La natura dei Colli Euganei non è ancora stata completamente esplorata, conosciuta e protetta e merita l’attenzione di quanti hanno a cuore il suo destino e futuro. Gli ambienti dei Colli sono fragili e fortemente minacciati dall’uomo, soprattutto da coloro che non li conoscono, non li vivono e che vogliono trarre dalla loro bellezza esclusivamente profitto. Molti non comprendono il magico meccanismo creatosi in millenni di equilibrata convivenza tra Uomo e Natura. Scriveva Lucio Susmel (ecologo e fondatore del corso di Scienze Forestali all’Università di Padova): «I Colli s’elevano come isole nel mare della pianura […]. Pur non essendo monti, chi li guarda dal piano ne coglie l’altezza che appare ben superiore a quella loro reale […]».

CONCLUSIONI

L’importanza delle aree protette è ormai inconfutabile, ancor più lo è il fatto che per perseguire gli obbiettivi di tutela e conservazione è necessaria una connessione in rete di tali aree (la rete ecologica) mentre l’idea della frammentazione degli habitat dovrebbe ormai essere superata. I dati a disposizione evidenziano una serie di problemi, ma non mettono in dubbio l’importanza dei parchi naturali e la necessità che questi crescano in numero e dimensioni, e che siano gestiti adeguatamente per perseguire gli obiettivi fondanti. Questi svolgono sempre più un ruolo insostituibile per la salvaguardia della biodiversità! Dunque il futuro di tali aree non dipenderà solo da scelte politiche e governative (che dovrebbero promuovere ed incentivare le aree protette), ma anche dalle basi scientifiche, tecniche e culturali: in sostanza da ognuno di noi come cittadinanza attiva! Secondo Sandro Pignatti, uno bei più illustri botanici italiani, occorre accendere la sensibilità e la responsabilità di ognuno di noi per il bene ambientale. La battaglia per la conservazione può essere vinta solo riconoscendo il ruolo educativo delle aree protette e facendone comprendere l’importanza soprattutto ai più giovani. Questo obiettivo può essere raggiunto solo creando uno spazio d’interesse per l’insegnamento delle scienze a scuola. Occorre insegnare come si osserva. La natura non è un bene qualunque che possiamo piegare al nostro volere e magari distruggere, ma la specie rara è una parte indispensabile di noi stessi!

Filippo Rossato