Le Biomasse Energetiche energia pulita ed ecologica
Le Biomasse Energetiche
Un’energia pulita ed ecologica
che preserva l’ambiente
Cosa sono?
Biomassa è una parola composta. La prima parte, ovvero “bio”, significa “vita”, mentre la seconda parte, “massa”, indica “la quantità di materia”. Con il termine generico “biomassa” si indica generalmente un insieme di organismi animali o vegetali che vivono in un determinato ambiente. Risulta perciò di fondamentale importanza l’aggettivo “energetiche”. Infatti, le biomasse energetiche sono definite come tutti quei materiali di origine organica (vegetale o animale) che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione e sono utilizzati per la produzione di energia. Sono ad esempio la frazione biodegradabile dei prodotti di scarto provenienti dall’agricoltura (sia vegetali che animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani.
A cosa servono?
L’utilizzo principale delle biomasse energetiche è la produzione di energia. In base al tipo di biomassa e al tipo di impianto che la sfrutta possiamo ottenere diversi tipi di energia. La più usata e diffusa è l’energia sotto forma di calore. Si ottiene semplicemente facendo bruciare le biomasse. Con l’avvento delle tecnologie, per sfruttare al meglio tutte le potenzialità delle biomasse, si sono creati dei sistemi in grado di convertire il calore in una forma più utilizzabile di energia: l’energia elettrica. Con l’evoluzione delle tecnologie, nell’ultimo periodo, è stato possibile ricavare dalle biomasse un’ulteriore forma di energia, quella per il trasporto.
Perché utilizzarle?
Perché è uno dei modi più virtuosi che abbiamo per rispettare l’ambiente! In più, dopo aver firmato la Direttiva Europea 2009/28/CE meglio conosciuta come 20-20-20, non possiamo esimerci dal rispettarla. Tale direttiva impone ai paesi membri firmatari un importante impegno per la salvaguardia del clima, ovvero la riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica, l’aumento del 20% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e la diminuzione del 20% del consumo energetico entro l’anno 2020. Il traguardo è ormai vicino e i dati sono molto rassicuranti anche in Italia. L’unica nota dolente riguarda i trasporti pubblici. Essi si sarebbero dovuti dotare di mezzi con combustibili alternativi, ma ancora oggi la maggior parte delle aziende non ha ancora attuato questa svolta. Le biomasse energetiche, dunque, potrebbero essere utilizzate per la produzione di carburanti alternativi ad emissioni zero!
Perché sono ad emissioni zero?
Le piante e i vegetali, al contrario dell’uomo, sono autotrofi. Facendo la fotosintesi fissano l’anidride carbonica presente nell’atmosfera per produrre energia e liberano ossigeno come prodotto di scarto. L’uomo e altri esseri viventi, invece, respirano ossigeno ed emettono anidride carbonica. Nel nostro pianeta c’è una quantità nota di anidride carbonica che è fissata soprattutto negli oceani, ma anche negli esseri viventi! Tutta questa anidride carbonica è in equilibrio, ovvero quella libera nell’aria viene trasformata ed utilizzata per costruire nuovi esseri viventi, mentre altra viene liberata quando questi muoiono. Non solo, altra anidride carbonica è custodita e ben fissata nei residui fossili. Quando si estrae il petrolio e lo si brucia si rompe questo delicato equilibrio liberando ulteriore anidride carbonica. Questa, se aumenta troppo, diventa pericolosa per l’ambiente e per il clima. Le biomasse, quindi, oltre a fissare l’eccesso di anidride carbonica presente in atmosfera, se gestite correttamente possono consentirci di produrre energia mantenendo l’equilibrio e quindi di non inquinare. Infatti con la combustione ri-emettono in atmosfera solamente la quantità di anidride carbonica che avevano fissato durante la loro vita. Bruciandole, di fatto, acceleriamo solamente i processi di decomposizione.
Quali sono?
Forestali: derivano dalla selvicoltura, dall’industria del legno e della carta, dalle potature del verde urbano.
• Agroenergie: si dividono in due grandi categorie
• Agroenergie: si dividono in due grandi categorieo Siepi: stanno ricomparendo nel paesaggio agrario soprattutto perché incentivate dall’Europa per l’importantissima funzione di corridoio ecologico.
o SRC ovvero Short Rotation Coppice: sono i cedui a rotazione rapida. Questo tipo di bosco viene piantato su terreni agricoli ed utilizza specie a rapidissimo accrescimento. Le principali sono salici, olmi, pioppi ed eucalipti. Generalmente vengono tagliati ogni due o cinque anni. Una volta espiantate le ceppaie, il terreno può tornare ad ospitare le classiche colture agrarie.
• Piante per biocombustibili: si dividono in due categorieo Zuccheri: sono le colture che contengono ingenti quantità di zuccheri. Ad esempio mais, barbabietola da zucchero, canna da zucchero. La biomassa viene fatta fermentare fino ad ottenere un alcol a bassa gradazione che grazie ad un processo di distillazione viene purificato per poter essere utilizzato.
o Oli: sono le colture che contengono ingenti quantità di oli. La biomassa viene spremuta fino ad ottenere un olio. Questo viene fatto reagire con un alcool e un attivatore in una reazione chiamata tranesterificazione degli oli fino ad ottenere il biodiesel.
• Rifiuti solidi urbani: sono la frazione organica (umido) dei rifiuti urbani.
•Reflui zootecnici: sono tutti gli scarti dovuti all’attività biologica degli animali.
•Scarti agricoli: derivano dall’industria agroalimentare (gusci) o dalle potature dei vigneti o dalle paglie.
Dove si utilizzano e a quale scopo?
Le biomasse forestali e le agroenergie vengono tipicamente cippate, ovvero triturate fino ad ottenere delle piccole scaglie di legno. Il cippato può essere utilizzato in caldaie o stufe apposite oppure subire un processo di pellettizzazione. In questo processo la legna viene ulteriormente macinata fino ad ottenere una segatura che grazie ad una pressa viene fatta passare attraverso i buchi di una trafila formano dei cilindri di legno. La segatura è tenuta assieme da un collante naturale già presente nelle pareti cellulari delle cellule e che, con la pressione, fuoriesce. Il pellet è sempre più diffuso ed utilizzato in apposite stufe, inoltre può sostituire (almeno in parte) i tradizionali mezzi di riscaldamento. Sempre più diffuse sono le centrali di teleriscaldamento a biomasse. Queste forniscono alle abitazioni connesse l’acqua calda necessaria al riscaldamento e all’uso sanitario. Sono quindi una sorta di grande caldaia condivisa. Dalle piante per biocombustibili si ottiene un bioalcol e il biodiesel che possono essere utilizzati come combustibili per il trasporto. Anche i rifiuti organici e i reflui zootecnici, dopo il processo di digestione anaerobica nei biodigestori possono produrre un biogas che può essere utilizzato come combustibile per il trasporto.
Possiamo quindi convertire le biomasse in tre tipologie di energie:
• Energia termica (calore)
• Energia elettrica
• Energia motrice per il trasporto
Conclusioni
Con l’utilizzo delle biomasse energetiche possiamo garantire buoni approvvigionamenti di energia senza causare un innalzamento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Sono una fonte di energia che rispetta il naturale ciclo del carbonio. Inoltre rispecchiano i principi della “Circular Economy” ovvero un nuovo modello di economia pensato per potersi rigenerare da solo senza produrre materiale di scarto non biodegradabile. L’utilizzo di biomasse forestali, in particolar modo se derivanti da foreste certificate, potrebbe contribuire ad uno sviluppo dell’economia montana. In Italia, infatti, i boschi sono sotto-sfruttati. Oltre il 60% dell’incremento (ovvero la quantità di legno che cresce in un anno: gli interessi sul capitale) non viene prelevato. I boschi italiani sono mediamente poco mal gestiti. Con investimenti mirati all’energia da biomasse, potremmo far del bene all’ambiente ed al paesaggio. Inoltre, l’Italia è uno dei paesi firmatari della direttiva sui cambiamenti climatici 2009/28/CE meglio conosciuta come 20-20-20. Essa prevede la riduzione del 20% dei gas serra, l’aumento del 20% della produzione di energia rinnovabile e la diminuzione del 20% dei consumi energetici entro il 2020. Il traguardo si avvicina e anche per l’Italia i dati sono rassicuranti. L’unica nota negativa rimane sui combustibili alternativi, soprattutto nel trasporto pubblico. Nel nostro paese deve ancora avvenire la transizione dal fossile ai biocombustibili. L’incentivazione delle biomasse energetiche potrebbe portare anche a quest’importantissimo risultato.