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 BRUCHI E PUPE

Pavonia-Maggiore - Colli Euganei

Il bruco più grande della nostra fauna è quello della pavonia maggiore (Saturnia pyri); esso raggiunge i 10 cm di lunghezza ed è ricoperto di lunghi e rigidi peli


BRUCHI E PUPE

La maggior parte degli insetti compie lo sviluppo attraverso quattro distinti stadi: uovo, larva o bruco, pupa o crisalide e adulto. La durata di ognuno di essi dipende naturalmente dalla specie ma anche dalle condizioni ambientali che influiscono notevolmente e sono in grado di accelerare o rallentare i tempi destinati a ogni stadio. Un esempio piuttosto noto è quello della fastidiosa zanzara tigre (Aedes albopictus) che nelle condizioni ideali completa il ciclo nell’arco di pochi giorni ma se dovesse mancare l’acqua le uova deposte potrebbero schiudere alcuni mesi più tardi; in altri casi le uova, le larve e le pupe possono rimanere in quiescenza per molto tempo e in questi casi lo sviluppo completo richiede diversi mesi o addirittura anni: alcune cicale americane impiegano oltre un decennio per l’intero ciclo, mentre tra le nostre specie sono piuttosto comuni farfalle alpine che rimangano allo stadio larvale due o tre anni, secondo l’andamento delle stagioni.

Lasiocampa-trifoli - Colli EuganeiLasiocampa trifoli ha larve lunghe sino a 6 cm, molto pelose ma assolutamente innocue.

 

I bruchi delle farfalle sono sicuramente quelli a noi più familiari anche grazie alle straordinarie forme e ai disegni che manifestano. Apparentemente indifesi a causa della loro lentezza, costituiscono delle facili prede per numerosi animali, in modo particolare per gli uccelli che durante la nidificazione diventano i loro principali nemici. I bruchi però hanno adottato un gran numero di strategie per nascondersi e per difendersi dalle aggressioni. Dotarsi di una colorazione criptica è naturalmente il metodo più semplice ed anche il più diffuso per difendersi; esistono però numerose specie, anche di grosse dimensioni, particolarmente colorate e che all’apparenza possono rappresentare proprio dei gustosi bocconcini per un uccello che debba imbeccare la sua nidiata. In verità la maggior parte dei bruchi è perfettamente protetta da eventuali aggressioni e, similmente a molte farfalle adulte che con i disegni colorati sulle ali spaventano gli uccelli, essi sono in grado di far desistere anche il più ostinato predatore mettendo in mostra flagelli, protuberanze, spine o emplicemente assumendo posizioni minacciose.

Amata-Phegea - Colli Euganei

La larva della comunissima Amata phegea è interamente ricoperta di una fitta e morbida peluria grigio scuro che la protegge efficacemente dalla disidratazione.

Il bruco del comune e splendido Macaone  (Papilio machaon), ad esempio, è di  un bel verde brillante a strie nere e  puntini arancioni; questa colorazione  gli consente di mimetizzarsi  perfettamente ai nostri occhi ma,  purtroppo, non a quelli molto più  acuti degli uccelli insettivori; quando  è aggredito tuttavia, il bruco estroflette dal capo l’osmeterium, un’appendice biforcuta rossiccia, che emette un odore piuttosto acre e sgradevole mettendo in guardia in questo modo l’eventuale predatore. D’altra parte corna, appendici carnose o flagelli sul dorso dei bruchi delle farfalle e delle falene sono piuttosto comuni. Le grandi larve delle sfingi, che possono superare i 10 cm di lunghezza, sono spesso vivacemente colorate e sulla parte terminale del corpo possiedono un piccolo corno rigido e ricurvo, talvolta ridotto a un bottone corneo e lucido.

Macrotylacia-Rubi - Colli Euganei

Una posizione di difesa di molti bruchi è avvolgersi a spirale; nel caso della Macrotylacia rubi inoltre essi sono ricoperti di una fitta e lunga pelosità.

La funzione di tale organo non è ancora chiara: è possibile che un eventuale predatore lo scambi per un pericoloso aculeo anche perché quando è aggredito, il bruco fa oscillare minacciosamente proprio la parte posteriore del corpo. Alcune specie di questa famiglia, tuttavia, sono dotate di altri efficaci sistemi di difesa come la presenza di grandi macchie ai lati del torace; se aggrediti, infatti, innalzano la parte anteriore del corpo assumendo la caratteristica posizione a sfinge, gonfiano il torace mettendo in mostra proprio tali occhi e oscillando lateralmente imitano un piccolo serpente.


Orgya-Antiqua - Colli Euganei

Lo strano bruco dell’Orgyia antiqua, un comune lepidottero defogliatore delle querce, possiede dei pennelli di lunghi peli ai lati del torace e del capo, e dei cuscinetti gialli sul dorso.

 

Alcune specie utilizzano persino armi chimiche (per difendersi), come i bruchi della splendida sfinge dell’euforbia (Hyles euphorbiae) che si nutrono di Euforbie, e quelli della Sfinge testa di morto (Acherontia atropos) che divorano le foglie delle Solanacee: queste piante erbacee contengono lattici velenosi o alcaloidi molto tossici che si accumulano nei tessuti dei bruchi e li rendono assolutamente indigesti o addirittura velenosi. In questi casi la loro pericolosità è manifestata dalla colorazione vivace che nella prima specie varia dal rosso al nero con numerose macchie tondeggianti bianco candido, mentre nella sfinge testa di morto assume una bella tinta verde o gialla con numerose bande color azzurro violetto. Delle processionarie dei pini e delle querce ho già parlato abbondantemente in un precedente numero di Euganeamente (n. 20, Giugno luglio 2017); tuttavia, vorrei ricordare che proteggersi con peli e spine è uno degli stratagemmi più diffusi nel grande mondo dei bruchi.


Il grosso bozzolo della pavonia maggiore (Saturnia pyri)si trova incollato alla corteccia degli alberi

 

 

Nella nostra fauna sono poche le specie che raggiungono la pericolosità delle due falene menzionate, ma molte sono quelle che imitano la presenza di peli urticanti. Nei Lasiocampidi, comune famiglia con specie di dimensioni anche notevoli, esistono molti esempi di questo tipo; in estate non è difficile trovare i grossi bruchi della Lasiocampa trifolii , lunghi 7-8 cm, interamente coperti da una fitta pelosità gialla arancione.

sfinge-ligustri - Colli Euganei

La maggior parte delle sfingi, come quella del ligustro (Sphinx ligustri), assume una caratteristica
posizione quando è disturbata, sollevando la parte anteriore del corpo; la funzione del
cornetto apicale non è ancora del tutto nota.

 

Essi sono assolutamente innocui ma confidano sul loro aspetto minaccioso e sul fatto che se afferrati scivolano facilmente grazie alla densa copertura pelosa. Anche i bruchi della Limantria (Lymantria dispar ) sono molto pelosi e inoltre possiedono dei cuscinetti rossicci sul dorso a imitazione di quelli delle processionarie, quasi a dire: attenti, potremmo essere molto pericolosi!

Larva-Furcula-Furcula - Colli Euganei

La buffa larva della Furcula furcula con i lunghi flagelli caudali che agita nell’aria quando viene disturbata.

 

In verità la maggior parte di questi bruchi pelosi non è pericolosa ma la fitta copertura di sete li protegge efficacemente dalle aggressioni. Un’altra funzione della sete è la difesa dalla disidratazione, soprattutto per quelle specie che vivono in ambienti aridi o montani: molti bruchi che vivono in ambienti alto-alpini, come i pascoli o le morene glaciali, sono ricoperti di peli, talvolta lunghi anche 2-3 cm. Anche i bruchi dei Saturnidi, i più grandi tra tutti quelli della nostra fauna di lepidotteri, sono ricoperti di lunghi e radi peli rigidi con l’apice munito di un’escrescenza colorata, disposti  su piccole protuberanze coniche; tale caratteristica unita alla colorazione vivace fa assumere al bruco un aspetto poco rassicurante.

Bruchi-Geometridi - Colli Euganei

Nei Geometridi i bruchi si spostano con la caratteristica andatura “a compasso”.

 

Quelli di molte farfalle diurne sono spinosi; i bruchi delle vanesse, (Aglais urticae, A. io, Vanessa atalanta, V. antiopa …), ad esempio, possiedono delle protuberanze coniche al termine delle quali sono inserite lunghe spine rigide e appuntite, non velenose ma piuttosto fragili così che se sfiorate maldestramente possono rompersi e rimanere infisse nella cute delle mani e naturalmente sulle fauci dei predatori, creando talvolta un fastidioso prurito – niente a che vedere comunque con quello della processionaria! Alcuni bruchi hanno forme e aspetto talmente strani che spesso sembrano altri animali o ricordano oggetti inanimati;

Bruco-Harpya-Millausheri - Colli Euganei

Il bruco dell’Harpya millausheri è provvisto di cornetti e gobbe sul
dorso che lo rendono simile ad un piccolo drago

 

quello di Stauropus fagi  possiede tre paia di lunghe e mobili zampe e assomiglia più a un’aggressiva mantide che alla larva di una falena, mentre il bruco della bella Vanessa c-bianco (Polygonia c-album ) ha il dorso bianco e i fianchi bruni e quando è immobile sulle foglie dell’olmo di cui si nutre, assomiglia molto all’escremento di un uccello. I bruchi dei Geometridi quando sono in riposo rimangono ancorati al supporto solamente con le pseudozampe, imitando piccoli rametti. Il loro modo di muoversi spiega l’etimologia del nome della famiglia: avendo solamente due paia di pseudozampe (nei bruchi degli altri lepidotteri esse sono 5) procedono con una caratteristica andatura a compasso, quasi a voler misurare le distanze.

Sfinge-dell-Euforbia - Colli EuganeiLa sfinge dell’euforbia (Hyles euphorbiae) manifesta la sua velenosità con la colorazione vivace.

 

Nelle falene della famiglia dei Notodontidi vi sono bruchi particolarmente buffi nell’aspetto; quelli delle Furcula  e delle Cerura , ad esempio, sono vistosamente verdi con il dorso nero, hanno il capo piuttosto ingrossato, rossiccio, e due filamenti caudali che sono estroflessi e agitati nell’aria quando il bruco si sente minacciato. In un’altra specie della stessa famiglia, dal nome piuttosto inquietante, l’Harpyia , il dorso presenta una serie di gobbe spinose e il bruco ricorda vagamente un piccolo drago. Oltre all’aspetto, i bruchi delle farfalle sono differenti dagli adulti anche per il regime alimentare;

Bruco-di-Staropus-Fagi - Colli Euganei

Le lunghe zampe del bruco di Stauropus fagi vengono agitate quando è disturbato; inoltre esso inarca il dorso mettendo in evidenza i cerci caudali assumendo un atteggiamento minaccioso; un evidente bluff poiché si tratta di una specie assolutamente innocua.

 

infatti, mentre la farfalla solitamente si nutre di sostanze zuccherine, anche se non mancano specie che suggono liquidi di altro genere e addirittura, nel caso di una specie asiatica, sangue, la maggior parte dei bruchi è fitofaga, si nutre cioè di vegetali. La loro dieta in alcuni casi comprende una sola specie o un unico genere di piante, si dice allora che il bruco è monofago; in altri comprende un gran numero di vegetali diversi, e tali specie sono chiamate polifaghe.

Bruchi-di-Pseudophilotes - Colli Euganei

I bruchi di Pseudophilotes baton, un piccolo licenide comune nei vegri dei Colli Euganei, sono accuditi da alcune formiche particolari che li nutrono e li difendono dai predatori.

 

Esistono tuttavia molte eccezioni, come il Rodilegno (Cossus cossus ) o le Sesie, i cui bruchi sono xilofagi, si nutrono cioè di legno; oppure alcune specie di licenidi, le comuni farfalline blu dei prati, i bruchi dei quali possono addirittura diventare parassiti delle formiche. Ciò avviene grazie alla capacità delle larve di queste farfalle, producendo odori e suoni simili a quelli delle formiche, di farsi adottare nel formicaio e di venire addirittura nutrite dalle operaie.

Crisalide-della-Sfinge - Colli Euganei

Nella grande crisalide della sfinge del convolvolo (Agrius convolvoli) è ben visibile
l’astuccio che contiene la lunga spirotromba.

 

Si tratta di una strategia assolutamente straordinaria tipica di poche, e particolari specie, alcune delle quali presenti anche sui nostri colli. Le profonde trasformazioni che il bruco compie nel diventare pupa sono state da sempre oggetto di profonda ammirazione da parte dell’uomo, che nell’antichità spesso associava i vari stadi a specie diverse. In effetti, quanto sia grande la differenza tra un bruco, la successiva pupa e infine l’immagine adulta che ne esce, l’abbiamo sperimentato un po’ tutti. Una volta completato il suo ciclo, il bruco smette di nutrirsi, inizia a cambiare colore, forme e dimensioni.

Imitazione-spina-di-pianta - Colli Euganei

Imitare la spina di una pianta è la strategia adottata dall’aurora (Anthocharis cardamine) per mimetizzare le sue crisalidi.

 

Talvolta tali trasformazioni avvengono rapidamente e alla luce del sole, come nel caso delle vanesse della aurora (Anthocaris cardamine ) o del macaone; in questi casi il bruco si appende a un adatto supporto, a volte nemmeno tanto nascosto, cingendosi ai fianchi con una cintura di seta oppure incollandosi posteriormente con un tappo sericeo. In altre specie la metamorfosi avviene invece al riparo, all’interno di un bozzolo di seta filato dal bruco stesso prima di trasformarsi in crisalide; esso sarà ancorato alle cortecce, nascosto sotto i sassi o protetto in un ammasso di foglie. Nelle specie che tessono un bozzolo, la pupa è riparata piuttosto efficacemente dai predatori.

Issoria-Lathonia - Colli Euganei

In Issoria lathonia le crisalidi ricordano dei piccoli escrementi di uccelli, cercando così di passare inosservate.

 

Le crisalidi, infatti, possono confidare sulla protezione offerta dalle dure pareti di seta indurita all’aria. In quelle nude invece la difesa è affidata unicamente al mimetismo; in molti casi la somiglianza di queste crisalidi con sassi, legni, escrementi di uccelli o spine è veramente straordinaria e accentuata dalla colorazione criptica, dalla presenza di bitorzoli o di specchi lucenti che imitano il luccichio di splendidi cristalli. Al chiuso di un sarcofago chitinoso avverranno le profonde trasformazioni dallo stadio giovanile a quello sessuato, che finiranno con lo sfarfallamento dell’adulto dopo pochi giorni oppure, in altri casi, dopo diversi mesi. Però, dopo aver superato le torride estati o i rigidi inverni, solamente i più fortunati avranno concluso l’intero ciclo.

Vanessa-Multicolore - Colli Euganei

La vanessa multicolore (Nymphalis polychloros) ha crisalidi con protuberanze coniche,
spine e una colorazione criptica.

Paolo Paolucci