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Federico II, L’ultimo Grande Imperatore del Medioevo


Federico II

Federico II,
L’Ultimo Grande Imperatore del Medioevo

Il rapporto privilegiato tra Monselice e l’imperatore svevo, affonda le proprie radici nel secolo precedente, nell’epoca del primo duro conflitto tra i Comuni dell’area lombardo-veneta e l’Impero.
Regnava allora Federico I detto il Barbarossa, zio di Federico II, deciso a ripristinare l’autorità imperiale sui territori italiani dove si stava sviluppando l’esperienza di autogoverno comunale. Già allora Monselice appariva centro strategico di primaria importanza: almeno due volte, nel 1161 e ancora nel 1184, fu lo stesso Barbarossa a sostare a Monselice soggiornandovi per qualche tempo. A quell’epoca risalgono le prime testimonianze di appezzamenti fondiari ed edifici appartenenti alla massima autorità politica dell’Occidente: è da questa particolare situazione patrimoniale, nonché dai diritti fiscali e giudiziari che vi esercita il sovrano, che nel XIII secolo nasce la definizione di Monselice come Camera specialis imperii.

Federico II, Ritratto
La temporanea crisi del potere imperiale, dopo la morte di Enrico VI di Svevia (1197), aveva consentito la progressiva ingerenza del potente comune di Padova nella vita politica ed economica di Monselice, un rapporto favorito anche dallo scavo del canale di Battaglia che collegava i due centri.
La precoce ma contrastata ascesa al trono di Federico II di Hohenstaufen (1194-1250), segnò il ritorno di Monselice nell’orbita del potere imperiale. Già nel 1214 il giovanissimo sovrano rivelò il suo particolare interesse per il borgo euganeo, donando Monselice a un suo fedele vassallo ecclesiastico, il Patriarca di Aquileia Wolfger, incaricato di fatto di tutelare le prerogative imperiali nel territorio insidiato da Padova.
Negli anni ’30 del Duecento maturò un vero e proprio scontro militare tra la pars imperii, i ghibellini, e la pars ecclesiae, i guelfi, questi ultimi guidati da famiglie feudali in sintonia con il Comune patavino (gli Este innanzittutto). Per realizzare l’obiettivo di sottomettere l’intero Veneto alla sua autorità, l’imperatore Federico si affidò all’alleanza con il più spregiudicato e ambizioso signore dell’area pedemontana, quell’Ezzelino III Da Romano la cui famiglia già da tempo manifestava velleità espansionistiche verso il Vicentino e il Padovano.
Federico IINel febbraio 1237, prima di sferrare l’attacco decisivo contro Padova, Ezzelino raggiunse Monselice e, presso l’arengo (il consiglio del Comune), celebrò la grandezza dell’autorità imperiale, ricordando al popolo monselicense l’affetto che Federico nutriva per la loro città. Tuttavia Monselice è, e rimarrà per circa un ventennio, città molto più federiciana che ezzeliniana: il Da Romano fu sopportato più che amato, in ossequio alla politica di alleanza e di favore nei suoi confronti perseguita dall’imperatore.
Nel gennaio 1239 – ormai sottomessa all’Impero Padova – avvenne l’incontro cruciale tra Monselice e il suo sovrano, Federico II. In vista dello scontro decisivo con il marchese guelfo Azzo VII d’Este, il monarca confermava la cittadina come sede del tribunale d’appello imperiale per la Marca Trevigiana (corrispondente all’intero Veneto e parte del Trentino e del Friuli) e ordinava la riedificazione della Rocca e la costruzione di una nuova cinta di mura sul colle. Federico – che  aveva stabilito la sua residenza principale a Padova, nella grande e sontuosa abbazia di Santa Giustina – probabilmente volle assistere all’inizio dei lavori, avviati in brevissimo tempo.
Durante quel suo breve soggiorno, Federico comprese che gli era indispensabile l’alleanza con Ezzelino, ormai indiscusso leader dei ghibellini veneti. La solenne scomunica lanciata contro il sovrano da Papa Gregorio IX segnò un punto di non ritorno e rinsaldò l’intesa tra lo Svevo ed Ezzelino III. Ciò che seguì fu, in assenza di Federico, una guerra senza esclusione di colpi, in cui gli ezzeliniani, che avevano senz’altro in Monselice la loro postazione militare più avanzata a sud di Padova, attaccarono e incendiarono il castello di Montagnana e altri luoghi fortificati sui Colli Euganei, mentre nella città del Santo si abbatteva sugli oppositori una feroce repressione fatta di esecuzioni, incarcerazioni e confische. Probabilmente in questi anni venne edificato l’imponente palazzo di tre piani con merlatura che costituisce la parte più antica del castello alla base del colle di Monselice, detto appunto “palazzo di Ezzelino”.Castello Monselice
Un’altra data decisiva nel rapporto tra Federico e la città di Monselice è il giugno 1249. L’esercito dell’imperatore era stato da poco sconfitto nella battaglia di Fossalta, da un esercito guelfo composto da ferraresi e bolognesi, con l’inaspettata e drammatica conseguenza della cattura del figlio naturale di Federico, Enzo. Approfittando di questo momento di difficoltà, Ezzelino con un espediente fece allontanare da Monselice il corpo di guardia federiciano che la custodiva: era questo l’atto finale della creazione di una signoria regionale del Da Romano, il quale fin dal 1244 aveva iniziato a emanciparsi dalla tutela del sovrano svevo nominando come podestà-vicari padovani suoi fedeli o diretti parenti.
Messo di fronte al fatto compiuto, Federico non volle scontrarsi con il vecchio alleato (cui aveva anche concesso in moglie la figlia Selvaggia) o non ne ebbe la forza, lasciando che Ezzelino governasse il Veneto in quasi totale autonomia. Nell’autunno seguente anche i castelli di Este e del monte Cerro sarebbero caduti nelle mani del Da Romano, costringendo Azzo VII a riparare a Ferrara. Iniziavano così i sette più sofferti anni di dominazione ezzeliniana sul Padovano, fino alla vittoriosa crociata dei guelfi del giugno 1256, quando, in modo quasi incruento, anche il borgo e la rocca di Monselice si sarebbero arresi ai “liberatori”. Da allora la piccola città della Bassa avrebbe seguito le sorti della guelfa Padova ponendo così fine alla lunga tradizione di città “patrimonio speciale dell’imperatore”. Ma Federico II non avrebbe visto questo triste epilogo, morendo, forse per avvelenamento, nel castello pugliese di Fiorentino il 13 dicembre 1250, ultimo grande imperatore del Medioevo.

Pietro e Cristina Antoniazzi