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Flora Euganea: la Ruta Padovana

Haplophyllum-patavinum

Una Rarità tutta Euganea della Flora Italiana
la Ruta Padovana

Il genere Haplophyllum, appartenente alla famiglia delle Rutaceae, annovera circa 70 entità distribuite soprattutto tra la regione mediterranea e la Siberia orientale. Otto di queste crescono in Europa e l’unico suo rappresentante in Italia è la Ruta padovana (Haplophyllum patavinum). Secondo la letteratura storica la specie venne scoperta nel 1722 dal fiorentino Pier Antonio Micheli al Sassonegro di Arquà Petrarca, nei pressi dell’attuale strada che, dal paese, porta a Valle S. Giorgio e Baone. Questi la descrisse nel 1729 e la indicò con il nome di Pseudo Ruta patavina. Linneo, qualche decennio più tardi, nel 1753, la inserì nel genere Ruta. Nel 1825 De Jussieu divise la categoria Ruta in due gruppi: Ruta e Aplophyllum e, così, la pianta euganea, per varie differenze morfologiche, rispetto a quelle delle specie appartenenti al genere Ruta, sei anni più tardi fu inclusa da Don nel genere Aplophyllum.
Nel frattempo, però, nell’area che va dall’Istria all’Albania, erano state individuate numerose stazioni di Ruta padovana e si era compreso che la specie scoperta sugli Euganei, in realtà, aveva un areale distributivo principalmente illirico-balcanico e che le stazioni euganee, uniche in Italia, rappresentavano una disgiunzione dall’areale principale. Nel 1849 Spach cambiò il nome Aplophyllum con quello attuale di Haplophyllum (dal greco: Haplo =semplice e phyllum = foglia, per prevalenza, nella pianta, di foglie semplici).
H. patavinum è un’essenza calcicola esclusiva, che vive in pieno sole e non tollera l’ombreggiamento. I casi di scomparsa di popolazioni locali anche consistenti, documentati di recente, dovuti allo sviluppo della vegetazione arbustiva e arborea, sugli Euganei, sono numerosi.
Emblematico, in questo senso, è quanto avvenuto nella zona a ovest del sentiero che attraversa il Pianoro sopra Comezzara, tra Baone e Arquà. Qui una folta e ben nota popolazione di Ruta padovana, presente in un “vegro” (così vengono chiamati localmente i prati aridi), a causa del progredire della boscaglia di robinia, orniello e ginestre, nel giro di qualche anno è praticamente sparita; quando, però, le maestranze dell’Ente Parco hanno tolto le piante legnose e ripristinato il prato, questa è subito ricomparsa e si sono potute contare varie centinaia di steli fioriferi. Attualmente la popolazione, a causa del ritorno delle piante legnose, dovuto al mancato ripristino dello sfalcio, è in fortissimo regresso e gli scapi fiorali ridotti a poche unità.

Ruta Padovana

Il substrato che si rivela più favorevole al suo insediamento è quello che, tra le zolle erbacee, emerge totalmente scoperto dalla scaglia rossa con forte componente marnosa e quindi, facilmente erodibile dagli agenti atmosferici.
Con i suoi rizomi la pianta si propaga, per vari metri, negli spazi nudi, sotto la coltre prodotta dalla disgregazione della roccia ed emette numerosi scapi che fioriscono a maggio. Nei Colli Euganei cresce esclusivamente nella zona meridionale. È stata osservata sul Monte Cecilia e nelle balze che lo contornano (Pianoro di Comezzara, Ca’ Chimelli, ecc.), al Pajone, al Sassonegro, sul Mottolone, alle pendici del M. Cero in zona Scagliara, in zona Casa de Battisti, presso Valle di Sotto, sul M. Fasolo in zona Della Santa, in Val di Spin, sul M. Calbarina e anche a Valsanzibio (MASIN, TIETTO 2005-2006), località quest’ultima nella quale sembrava estinta. Secondo autorevoli studi sugli Euganei è affetta da una patologia fungina che rende spesso sterili gli individui fiorenti (in vitro la fecondazione è stata, però, dimostrata), per cui la sua propagazione avviene quasi esclusivamente per via vegetativa e ciò la rende estremamente fragile. Data questa inefficienza riproduttiva e la scarsissima tolleranza al consolidamento dei suoli e all’ombreggiamento, la sua sopravvivenza e la sua proliferazione, sugli Euganei, possono essere garantite impedendo, in modo perpetuo, la trasformazione del prati aridi in cui cresce in coltivi e introducendo lo sfalcio regolare dei “vegri” per bloccarne l’inarbustimento e la conseguente totale stabilizzazione del suolo. Solo questi accorgimenti permetteranno che il sole, l’acqua, il vento e il ghiaccio creino le emersioni di scaglia marnosa sminuzzata e stratificata, prive di copertura erbacea, fondamentali per il suo cammino sotterraneo e, quindi, per la sua conservazione sugli Euganei. La specie è inserita nel “Libro rosso delle Piante d’Italia ” (CONTI et al., 1992) e nella “Lista rossa regionale delle piante vascolari” (AA. VV., 2016).

Descrizione della specie

Haplophyllum patavinum (L.) G. Don Rutaceae Specie perenne con il fusto alto 10-30 cm, lignificato alla base, cosparso di peli unicellulari riflessi soprattutto nella parte inferiore. Le foglie sono sessili, alterne, lanceolate, intere nella parte inferiore del fusto, bipartite o tripartite in quella superiore. I fiori, riuniti a 10-30, in un corimbo composto, sono pentameri. I sepali, lanceolati, coperti di peluria, sono lunghi circa 2 mm. I petali, di colore giallo solfureo, sono lunghi 6-8 mm e larghi 4-6 mm. Gli stami sono 10, poco più corti dei petali, con il filamento peloso e le antere di color giallo arancione. Il pistillo è composto da cinque carpelli, concresciuti alla base in un ovario supero che si allunga in un unico stilo cilindrico portante all’apice uno stimma capitato, ricoperto di papille. Il frutto è una capsula divisa in 5 lobi, ciascuno contenente, solitamente, 2 semi sovrapposti, reniformi, neri e opachi, lunghi 2-3 mm.

Haplophyllum-patavinum

Lettura consigliata:

Tietto C., Chiesura Lorenzoni F.- Distribuzione, morfologia e fenologia di Haplophyllum patavinum (L.) G. Don fil (= Ruta patavina) sui Colli Euganei – Lavori della Soc. Ven. Sc. Nat., 2000. Conti F., Manzi A., Pedrotti F. Libro rosso delle Piante d’Italia Ministero Ambiente, WWF Italia, 1992.

In collaborazione con

Il Basilisco Centro di Ricerche Storico Ambientali
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