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Flora Notevole del Gruppo Monte Ceva

Veduta del Monte Ceva

Flora Notevole
del Gruppo Monte Ceva

Dare adeguata nozione sulle specie notevoli proprie della flora di un’area che conta oltre 900 entità vegetali (sono prive di ogni fondamento le voci che danno la presenza di 1200 specie in zona) è poco agevole. I rischi di cadere nel soggettivismo tentando di tracciare un rapporto sintetico sulle sue peculiarità, senza una conoscenza approfondita del territorio, sono notevoli.
Dalla nostra, però, stanno trentacinque anni di escursioni condotte negli Euganei e nella pianura del basso Veneto, annotazioni con date dei ritrovamenti ed elenchi di specie compilati con molta cura in ogni parte del territorio. Sicuramente il lettore si accorgerà della mancanza di nomi di specie vistose e decorative, quali ad esempio: il dittamo e la lappola bianca, capaci di cogliere l’attenzione molto più di un’esile carice scirpina o di un minuscolo pendolino delle fonti, ma la loro citazione esula dallo scopo di questo articolo.

Sempervivum-arachnoideum
Il presente lavoro, infatti, prende in considerazione esclusivamente le entità localizzate nell’area considerata o che hanno rilievo soprattutto dal punto di vista conservativo (piante rare o a rischio di estinzione negli Euganei e nel Veneto) e fitogeografico. Molte delle specie menzionate, infatti, appartengono alla “Lista rossa regionale delle piante vascolari” (Buffa et al ., 2016). Il territorio del Monte Ceva La propaggine estrema sud orientale dei Colli Euganei è costituita da un gruppo di alture di natura silicea. Le vette si ergono tra i comuni di Montegrotto Terme e Battaglia Terme formando un ampio arco che inizia in modo modesto a ovest con il Monte Croce (in gran parte demolito nel lato orientale), aumenta in altezza con il Monte Spinefrasse, culmina a quota 255 con la seconda vetta del Monte Ceva, prosegue verso est con il Monte Nuovo e termina a sud est con la collina del Catajo. Verso Nord alcune ramificazioni minori sono delimitate dalla vallata di Turri. A est, oltre la collina del Catajo, il gruppo si “inabissa” sotto la coltre alluvionale e riemerge con due basse collinette in Comune di Due Carrare, una delle quali, su cui sorge la chiesa parrocchiale, proprio nel centro del paese. Dominante in tutto l’arco è la latite, una roccia ricca di minerali ferrosi. Al secondo posto per ampiezza di superficie occupata è la riolite, un litotipo ad alto tenore di silice presente anche sotto forma di tufo e di perlite.

MONTE-CEVA

Alle pendici settentrionali del Monte Ceva una vasta coltre prima di argilla e marne euganee e poi di scaglia rossa copre il basamento siliceo e collega il gruppo con il Monte Trevisan. A ovest del Monte Ceva si innalza il Monte Castellone, una vetta interamente di natura riolitica alla cui base ci sono varie fonti termali, tra le quali gli antichi Bagni San Bartolomeo, una sorgente il cui utilizzo a scopo fangoterapico è ancora vivo nel ricordo della gente del luogo.
A sud il gruppo è delimitato dalla zona delle Valli di Galzignano e dal Ferro di Cavallo che lo separa dall’abitato di Battaglia Terme. Un tempo entrambe zone paludose, queste due aree torbose sono state definitivamente bonificate durante il secolo scorso. Alle basse pendici orientali del Monte Spinefrasse in comune di Galzignano si elevava il Monte Scagliaro, una collinetta interamente composta di scaglia rossa che, attualmente, grazie a escavazioni prima per una cava e poi per far posto a industrie e abitazioni, sembra poco più che un dosso. I versanti di tutto l’insieme dei rilievi si caratterizzano per la presenza di vaste zone rupestri scoscese, in particolare sul Monte Ceva, che disegnano un paesaggio molto aspro e, a parte alcune eccezioni, del tutto diverso da quello abituale dei Colli Euganei. Per la varietà della natura del substrato, per il particolare microclima che si crea, anche in virtù dell’ampiezza del fronte rivolto a sud, la flora del gruppo del Monte Ceva è di una ricchezza straordinaria. In particolare negli ecotoni ai margini dei boschi, sulle rupi e nelle chiarie con scarsa pedogenesi dove la componente arborea non è in grado di affermarsi, la flora erbacea non trova alcun termine di paragone in tutto il Distretto Euganeo. Non sono molte nel Veneto le zone che reggono il confronto

Sempervivum-arachnoideum

La flora
Nel fare le considerazioni sulla flora si è pensato di dividere le specie per ambienti, cercando di elencare per ciascuno di quelli considerati alcune entità caratteristiche o salienti. L’escursionista che percorrerà i sentieri delle colline del Ceva si accorgerà, subito dopo aver preso un po’ di dimestichezza con l’ambiente, che la nostra suddivisione è sommaria. Il fatto che una specie sia presente prevalentemente in una certa tipologia vegetazionale non esclude che essa possa essere presente in altre e a volta anche con frequenza. Nei fatti, spesso, i vari ambienti si compenetrano e sfumano uno nell’altro senza una vera soluzione di continuità. Questo rende assolutamente impossibile tracciare un limite tra una tipologia e l’altra. Ci è sembrato, però, necessario definire dei confini in modo da indirizzare il lettore a usare un criterio selettivo nella ricerca e rendere più facile il rinvenimento di questa o quella pianta in un particolare ambiente, piuttosto che in un altro.

Carex-divisa

Boschi, boscaglie e margini boschivi dei versanti meridionali
Le caratteristiche dei boschi dei versanti meridionali nella zona del Ceva, restando fermi l’inclinazione, il gradiente termico e il gradiente luminoso, per ciò che riguarda le specie arboree dominanti, variano nettamente in virtù del substrato. Il bosco di roverella (Quercus pubescens) prevale sulla latite [probabilmente, però, non si tratta di sola roverella in quanto sembra essere frequente anche la quercia di Dalechamps (Quercus dalechampii)]. Sulla riolite, invece, dominano fittissimi boschi di erica arborea (Erica arborea) e corbezzolo (Arbutus unedo), cioè quella tipologia vegetazionale tradizionalmente denominata pseudomacchia mediterranea. Indifferenti alla natura del substrato, dove il suolo è abbastanza profondo, si osservano piccoli nuclei di leccio (Quercus ilex), ma vere e proprie leccete sono assenti. Dove la pedogenesi è scarsa prevale la boscaglia arbustiva impenetrabile a prevalenza della temibilissima spina di Cristo (Paliurus spinachristi).

Carex-depauperata

Tra le numerosissime specie presenti si possono enumerare come “notevoli”, cioè rare o assenti nel restante complesso collinare euganeo o nel contesto territoriale della nostra regione: la carice di Olbia (Carex olbiensis) al nordesclusiva degli Euganei orientali, la rarissima campanula bienne (Campanuala patula subsp. jahorine), la carice impoverita (Carex depauperata) nota al nord solo per la Valle d’Aosta e il Veneto, l’achillea gialla (Achillea tomentosa) un’asteracea sugli Euganei comune solo qui e a rischio di estinzione nel Veronese cioè nell’unica altra zona in cui cresce sui rilievi tra l’Adige e l’Isonzo, il verbasco porporino (Verbascum phoeniceum) una specie che solo qui e nel Veronese trova una discreta diffusione, la speronella lacerata (Delphinium fissum) nel Veneto esclusiva del Ceva e dei Berici, il ginestrino sottile (Lotus angustissimus) nel Triveneto esclusivo del settore orientale degli Euganei, il codino (Gastridium phleoides) una poacea che sugli Euganei trova pochissimi siti di apparizione in Italia, la crotonella coronaria (Silene coronaria), il geranio lucido (Geranium lucidum), la serapide maggiore (Serapias vomeracea), l’orchidea farfalla (Anacamptis papilionacea), il fiordaliso di Trionfetti (Centaurea triumfetti) e il pisello annuale (Lathyrus annuus) una fabacea comune nell’area appenninica ma nel nord-est diffusa solo della zona del Ceva e a rischio di scomparsa nel Vicentino. La flora dei boschi assolati del grande arco che circonda Battaglia, in Veneto, risalta per la sua ricchezza e particolarità.

Allium Sardoum

Le chiarie erbose intercalate alla boscaglia termofila
Dove la roccia madre affiora in superficie e la pedogenesi non è sufficiente alla creazione di condizioni edafiche adatte allo sviluppo della boscaglia o del bosco termofilo gli spazi vengono quasi completamente occupati da specie erbacee, tra le quali dominano le fabacee e le poacee. Il numero di entità presenti è altissimo. Tra le piante sicuramente degne di richiamo sono l’onnipresente aglio di Sardegna (Allium sardoum) noto al nord solo per la zona del Ceva, la graziosa borracina glauca (Sedum hispanicum), la silene otite (Silene otites s.l.), il candido trifoglio sotterraneo (Trifolium subterraneum) nel Triveneto esclusivo degli Euganei è la più tardiva scilla autunnale (Prospero autumnale) una leggiadra asparagacea che, insieme alla candida berteroa comune (Berteroa incana) una brassicacea, in Veneto particolare solo della zona del Ceva e del Monte Lozzo, chiude la stagione delle fioriture. Se queste specie appaiono con frequenza e spesso vistose, occorre affinare un po’ lo sguardo per scorgere la bambagia campestre (Filago arvensis), la borracina arrossata (Sedum rubens) una crassulacea, nella nostra regione, propria solo del Ceva e delle colline veronesi, il centograni annuale (Scleranthus annuus), la setolina (Psilurus incurvus), la crocettona comune (Cruciata pedemontana) una rubiacea presente solo qui sugli Euganei, la costolina liscia (Hypocharis glabra) assente dal resto del complesso collinare, i viticcini annuali (Spiranthes spiralis) e i rarissimi perpetuini piccoli (Xeranthemum cylindraceum). Una salita lungo le chine rivolte verso meridione prima dell’erompere delle vampe estive permetterà di godere pienamente della straordinarietà di questi spazi dischiusi tra la selva intricata e inespugnabile.

Achillea-tomentosa

Le zone rupestri
Le rupi dominano ardite una parte considerevole del versante meridionale di tutto il Monte Ceva e si ergono imponenti nel versante settentrionale della vetta occidentale. Affiorano qua e là massicce sul Monte Nuovo, mentre non hanno particolare maestosità sul Monte Spinefrasse e sul Monte Croce. Grazie alla loro inclinazione, in vari tratti, la selezione per la vita vegetale è severissima e pochissime specie riescono a colonizzare i piccoli anfratti che si aprono sulle pareti verticali. Sull’erta vetta del Ceva, quindi, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno le più ardimentose, come il semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum), l’esotico fico d’India nano (Opuntia humifusa) e la borracina bianca (Sedum album), possono esprimere, incontrastate appieno la loro vitalità. Quando questa esplode le rocce scure, colmate quasi ovunque di colore, sono una figurazione davvero esclusiva. Il botanico attento, però, non si fermerà solo a guardare frettoloso i colori ma, centrato lo sguardo, potrà scorgere ciò che si cela tra i recessi più impervi. Ed ecco, allora, apparire la felcetta lanosa (Paragymnopteris marantae) e l’asplenio settentrionale (Asplenium septentrionale), laprima in Veneto esclusiva del Ceva, mentre la seconda, nota sugli Euganei, rarissima, oltre che qui, esclusivamente sul Monte Venda e sul Monte della Madonna. Nascosta tra i muschi delle pareti fresche della vetta del Ceva e sul Monte Nuovo, infine, si può scorgere copiosa la selaginella elvetica (Selaginella helvetica) una minuscola felcetta repente che raggiunge qui, se si escludono i rilievi liguri, il massimo punto di penetrazione verso sud nella Penisola. Dispiace che abbia ormai terminato il suo ciclo vitale l’esilissima felcetta annuale (Anogramma leptophylla) anch’essa pianta molto inusuale nel Veneto e propria solo dei Monti Padovani. Se non ci si reca sulla vetta del Ceva nella tarda primavera non si può apprezzare pienamente la potenza delle balze che dominano l’agro dell’antica “Bataja”.

Epipactis-palustris

I boschi dei versanti settentrionali
Nelle zone rivolte a nord la vegetazione cambia drasticamente e nel complesso rientra nelle tipologie che si osservano nella zona centrale dei Colli, cioè castagneti e carpineti. Anche qui però, accanto alle nemorali tipiche di questi ambienti è possibile osservare alcune piante rare o poco frequenti nel Distretto Euganeo: la rara scrofularia gialla (Scrophularia vernalis), la rarissima orchidea maschia (Orchis mascula), la moscatella (Adoxa moschatellina) e la colombina solida (Corydalis solida). Le zone umide: impluvi dei rii (calti), zone con falda freatica poco profonda, prati umidi, pozze a lungo permanenti, cadute d’acqua, invasi artificiali, zone con deflusso periodico in superficie. Osservando i boschi dei versanti soleggiati la prima impressione è che la zona del Ceva sia poco adatta a ospitare specie igrofile; eppure è proprio qui che si possono osservare alcune piante amanti delle zone umide che si caratterizzano per essere esclusive di questa parte del complesso collinare euganeo o tra le più rare dell’intero Distretto. Tra di esse infatti, qui, alcune trovano nei prati umidi periodicamente invasi da cadute d’acqua, l’unica dimora collinare nel Padovano. Sono queste il graziosissimo morso del Diavolo (Succisa pratensis), la rarissima elleborine palustre (Epipactis palustris), l’incostante Ofioglosso comune (Ophioglossum vulgatum) e la carice scirpina (Carex divisa).

Anacamptis-papilionacea-449

Sono tutte insediate alle estreme pendici del Ceva, le prime due a nord e le seconde a sud. Altre specie come l’orchidea acquatica (Anacamptis laxiflora) e il pendolino delle fonti (Montia fontana subsp. chondrosperma) qui trovano due tra le poche oasi di rifugio della nostra regione. Importanti dal punti vista floristico sono le raccolte superficiali dell’acqua di sgrondo dei pendii e le pozze con ristagno idrico prolungato, che data la scarsa permeabilità del suolo, non raramente, si incontrano lungo i sentieri. Nei loro esigui fondi si possono osservare, infatti, l’erba graziella (Gratiola officinalis), l’incensaria fetida (Pulicaria vulgaris) un’asteracea a rischio di scomparsa nell’intero Veneto, l’esile gipsofila minuta (Gypsophila muralis) una cariofillacea assai rara e presente in Veneto solo sugli Euganei, la salcerella a foglie d’issopo (Lythrum hissopifolia) una litracea non infrequente sui Colli ma forte rischio di estinzione in varie parti del Veneto e la canapicchia palustre (Gnaphalium uliginosum) anch’essa una specie a rischio di estinzione in varie zone della nostra regione. Sono tutte entità preziose per i rilievi a nord dell’Eridano, purtroppo in varie parti in sofferenza a causa della forte antropizzazione del territorio che determina la progressiva scomparsa delle nicchie ecologiche in cui possono insediarsi. Particolarissimi infine sono le popolazioni di frassino ossifillo (Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa) insediate soprattutto in alcuni impluvi alle basse pendici dei versanti, sia a nord sia a sud che, per i rilievi del Veneto rappresentano un ambiente unico. Originata delle escavazioni della cava, ma di notevole interesse naturalistico è la zona umida alla base del Monte Croce dove è possibile osservare, tra le varie piante igrofile presenti, unitamente a una vastissima popolazione di carice scirpina, numerose piante di erba graziella e di coda di topo arrossata, una poacea molto rara in tutto l’agro che si estende tra il Po e il Tagliamento.

Rizzieri Masin

In collaborazione con 
“Il Basilisco”
Centro di Ricerche Storico- Ambientali
Abano Terme via Diaz
www.ilbasilisco.org

Info
Monte Ceva
Battaglia- Galzignano