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Fontana Papafava

Fontana Papafava
Fontana Papafava
Baone

Imbocchiamo via Papafava scendendo tra coltivi e giardini e dopo circa 400 metri, all’altezza di una roverella e di un vecchio castagno, svoltiamo a sinistra per la carrareccia che taglia il pianoro arativo. Teniamo ancora a sinistra seguendo la capezzagna che corre tra il campo e la bella riva, coronata da robinie, castagni, aceri, biancospini e rovi e il cui ultimo tratto è sostenuto da un bel muro a secco in trachite.
La Fontana Papafava, o Fontana delle vigne, sgorga entro una breve conca appartata e silenziosa, al limitar di un fresco boschetto di robinie. Ha sempre avuto buona portata e acqua cristallina, particolarmente fresca e leggera: adatta per cuocere i fagioli. Ora le passa accanto uno scolo maleodorante che fa diffidare della qualità dell’acqua sorgiva. Non vi erano lavatoi nè abbeveratoi.
L’attuale manufatto si alza sopra il soffitto rifatto della cisterna ed è formato da un robusto muro in blocchi di trachite che da supporto ad una panca in marmo bianco rivolta verso il bosco ed il rio; sul lato opposto lo stesso muro, abbassandosi, definisce l’apertura della vasca, chiusa anteriormente da una balaustra in sasso con copertina di trachite. Un breve pavimento in lastre “masegna” e ciottoli completa lo spazio di sosta, arricchito dalla presenza di una tradizionale pompa a mano. Vale la pena fermarsi in questo angolo appartato, bello ogni stagione, che offre, oltre all’amenità del paesaggio agreste, possibilità di ascoltare, oltre i rumori della campagna, il verso della ghiandaia o il richiamo sonoro di qualche fagiano nascosto sotto costa del Belvedere, dove comincia il Calto de Cacai. Dopo la sosta, sarà piacevole tagliare per le capezzagne che, per i coltivi delle Piante e delle Saìne, portano sulla strada del Belvedere. Oppure possiamo fare a ritroso via Papafave fino a via Capitello e, mantenendo la destra, scendere ed imboccare via Belvedere. La discesa per questo crinale, quasi parallelo a via Papafave, prosegue regolare e serena, offrendo un bel colpo d’occhio verso zona centro-occidentale degli Euganei, dove i profili inconfondibili del Venda e del Vendevolo, si stagliano davanti all’altrettanto famosa coppia dei monti Madonna e Grande. Non possiamo però non guardare con malincuore il fianco meridionale del monte Cero, già rovinato dalle cave, e coronato da una selvaggia foresta di antenne. Improvvisamente siamo sopra la vasta pianura che dal canal Bisatto si apre con la Valcalaona e la bella forma del monte di Lozzo verso la dorsale dei Berici, dietro i quali s’innalza il profilo frastagliato delle Piccole Dolomiti con le cime del Carega e del Pasubio.
Sull’altra sponda del Calto de Cacai osserviamo la suggestiva Corte Papafava, con il monte Cinto che le fa da sfondo, affiancato in bella parata dai monti Vendevolo, Venda e Rusta. Ora la discesa ci porta sopra la costa delle Pesare e lo sguardo si adagia sulla grande pianura distesa verso l’Adige ed il Po, fino a raggiungere, nei giorni particolarmente sereni, il profilo rosato dell’Appennino bolognese. In breve completiamo la discesa giungendo sulla Provinciale in via Banze. Oltre la strada, a lato del “Bar da Orsi”, prendiamo per la via del Pozzo che passando per il borgo vecchio di Rivadolmo, con bel pozzo quadro a lato della via, porta al ponte sul Bisatto.

Fonti Comune di Baone