Geologia

Geologia
I Colli Euganei occupano un’area di 340 kmq, il Monte Venda, coi i suoi 601 metri d’altezza , segna il centro e la maggiore elevazione del sistema collinare. Le rocce sedimentarie sono le più antiche. Il Rosso Ammonitico, calcare risalente al Giurassico (circa 150 milioni di anni fa), prende il nome delle ammoniti, molluschi marini con conchiglia a spirale ora estinti, e affiora a Cinto Euganeo, località Fontanafredda; in sequenza sopra di esso, giacciono a strati le altre formazioni sedimentarie. (Foto: Affioramento di Scaglia Rossa). Il Biancone, un calcare bianco a grana finissima, è visibile nella zona di Villa di Teolo, nei dintorni di Bastia e lungo la valle di Fontanafredda. A questa formazione appartengono porzioni di argillite nerastra, portate alla luce presso Cava Bomba a Cinto Euganeo, dove è stata recuperata una ricca fauna fossile di ambiente tropicale marino, che costituisce in Italia uno dei ritrovamenti paleontologici più interessanti di questo secolo. Il materiale è stato ordinato nel Museo di Cava Bomba, allestito nei suggestivi locali di una vecchia fornace da calce. Segue la Scaglia Rossa, calcare argilloso di colore rosato, fittamente stratificato, formatosi per deposizione in mare durante tutto il Cretaceo superiore e parte dell’Eocene inferiore. La “scaglia” è la più diffusa e conosciuta tra le sedimentarie euganee, localizzata soprattutto nel settore meridionale tra Cinto Euganeo, Valle S. Giorgio, Baone ed Arquà Petrarca e contiene varie specie fossili di ricci di mare e denti di squalo. La serie sedimentaria termina con la Marna Euganea, fortemente argillosa, molto friabile e fittamente stratificata, di colore grigio e di età compresa tra l’Eocene inferiore e l’Oligocene inferiore. L’estrazione delle marne, nella zona di Monselice, Rivadolmo e Cinto Euganeo servì in passato alla produzione di cemento nei tre cementifici della zona.
Più conosciuto e caratteristico, il vulcanesimo euganeo si divide in due fasi distinte. Le prime attività eruttive risalenti all’Eocene superiore (circa 43 milioni di anni fa), furono colate sottomarine di lava basaltica, assai fluide e ricche di gas e vapori, che si espansero rapidamente sul fondale formando estesi ma poco elevati campi di lava. In questa fase, intense fasi esplosive produssero grandi quantità di ceneri, lapilli e brandelli di lava che formarono spesse coltri di tufi frammisti alla fanghiglia del fondale. (Foto: Fessurazione colonnare della riolite di Monte Cinto). I prodotti residui di questa prima fase vulcanica sono diffusi nel settore centrale dei Colli tra Teolo, Castelnuovo, Boccon, Cortelà, Vò e sui monti Moscalbò e Gemola. Dopo un periodo di quiete, all’inizio dell’Oligocene (circa 35 milioni di anni fa), si ebbe una forte ripresa del magmatismo con l’emissione di materiali lavici di composizione molto diversa rispetto a quelli della fase precedente. Gli Euganei furono l’unica zona delle Venezie dove, durante l’Era Terziaria, si generò un vulcanismo dai caratteri particolari che produsse lave acide estremamente ricche di silice ed assai viscose. Si formarono rocce diverse, per prima la riolite seguitaa da trachite e latite, con filoni di basalto a chiudere il ciclo. La spinta dei magmi fortemente viscosi sollevò e fratturò nei modi più disparati gli antichi strati del fondo marino: colate lente e poderose attraversarono e ricoprirono, in parte, i sedimenti, formando di fatto gli apparati che conferiscono alla morfologia euganea un aspetto unico e suggestivo. Una buona parte dei magmi, a causa dell’alta viscosità e della temperatura relativamente bassa, non riuscì ad attraversare il fondo marino ma si fermò a breve profondità espandendosi all’interno dei piani di stratificazione delle rocce calcaree che lentamente vennero sollevate ed innalzate a cupola. Si formarono in questo modo colli arrotondati, detti lacoliti, costituiti da un rigonfiamento lavico al di sotto della copertura calcarea, dei quali l’esempio più significativo è il Monte Lozzo. Tra i filoni magmatici il più spettacolare è quello trachitico di TRocca Pendice tra Castelnuovo e Teolo. Terminati i fenomeni vulcanici, le cime più alte emersero andando a formare nell’antico mare padano un arcipelago di ripidi isolotti pietrosi.
Dopo l’emersione dal mare, un’erosione selettiva di milioni di anni ha prodotto un paesaggio molto vario, asportando in parte le più tenere coperture sedimentarie e mettendo in risalto i duri corpi vulcanici in forme levigate. L’evoluzione della vegetazione e ‘insediamento umano hanno in seguito apportato importanti e decisive trasformazioni, ancora oggi in continua evoluzione. (Foto: Esfoliazione cipollare della latite di Monte Cecilia).