Abate Giovanni Brunacci
Abate Giovanni Brunacci (1711-1772)
DA: ATTILIO MAGGIOLO, I soci dell’Accademia (lettere A e B), “Atti e memorie dell’Accademia Galileiana di scienze, lettere ed arti già dei Ricovrati e Patavina”, vol. CXII (1999-2000), parte I. Atti, pp. 104-105.
Sacerdote e storiografo (Monselice, Padova, 2 dicembre 1711 – Padova, 31 ottobre 1772). Laureato in teologia nel 1734, si dedicò alle ricerche d’archivio, ricevendo dal cardinale Rezzonico l’incarico di scrivere la storia della Chiesa padovana. “Eteroclito, balzano,… tollerante delle ingiurie ma lingua serpentina e ingegnoso nel dir male d’altrui” (così il Gennari, cf. bibl), s’era creato in Padova molti nemici, anche fra i ricoverati i quali, nel corso della seduta del 14 giugno 1746, decisero di respingere la sua candidatura a socio; ciò nonostante Domenico Polcastro, principe dell’Accademia, ripropose la ballottazione pretendendo che i convenuti esprimessero pubblicamente il loro giudizio. Per la seconda volta l’esito fu negativo. Riproposto al medesimo consesso otto anni più tardi, fu alla fine aggregato e, come prescriveva lo Statuto accademico, tenne la sua lezione d’ingresso. “Radunato essendosi buon numero di studiose e letterate persone, il sig. abbate Brunacci ascese la cattedra, e con carte originali, ed autentici documenti dimostrò a qual tempo precisamente riferir si dovesse il principio della nostra volgar poesia…”. Dopo di lui intervennero sullo stesso tema l’abate Cesarotti, Orlando Perozzi, Annibale Bassani, Giuseppe Gennari, il padre Giuseppe Zucconi e Francesco Trento. Il discorso fu pubblicato, all’insaputa dell’ autore, dal suo mecenate Jacopo Antonio Marcello, col titolo Lezione d’ingresso all’accademia de’ Ricovrati di Padova del sig. abb. Gio. Brunacci; ove si tratta delle antiche origini della lingua volgare de’ padovani e d’Italia (Venezia 1759). Le “carte originali ed autentici documenti” che il Brunacci mostrava nell’occasione erano due brani pergamenacei da un atto notarile del tredicesimo secolo, a tergo del quale appariva il Lamento della sposa padovana. L’importante documento, scoperto dall’abate nell’archivio dei monaci di Praglia, in seguito scomparve, poi rinvenuto da Vittorio Lazzarini nell’archivio dei conti Papafava di Padova (V. Lazzarini, Il lamento della sposa padovana nuovamente edito di su la pergamena originale, «Propugnatore», n. s., l, 1889, p.te II, 5-6) [ora Biblioteca Civica]. Fu il Brunacci socio dell’ Accademia di Gottinga, di quella Etrusca di Cortona e degli Agiati in Rovereto. Al “padre della storia ecclesiastica padovana” gli Antenorei Lares eressero una lapide nel luogo della demolita chiesa di S. Maria di Betlemme in Prato della Valle, a memoria della sua sepoltura. Ricovrato,18.4.1754.
BIBL. – AAGP, Giornale C, p. 160,210; G. B. Ferrari, Vitae virorum illustrium Seminarii Patavini, Patavii 1815, p. 334-349; Vedova, I, p. 164-171; De Tipaldo, V, p. 151154; G. Brotto, La storia della diocesi di Padova dell’abate Giovanni Brunacci, «Bollettino diocesano di Padova», 12 (1927), p. 228-236, 286-293; Id., L’abate Giovanni Brunacci, storiografo della Chiesa padovana, Padova 1927; Bellini, p. 88-91; M. Zorzato, in DBI, XIV, s. v.; Gennari, p. XLI-XLII, 113-114; R Valandro, Voci di cronache lontane, Cittadella 1990, p. 145-169.[Zorzato, in Storia di Monselice.
Dopo anni trascorsi tra la “polvere” degli archivi padovani, si spense nel 1772, ma La città di Monselice ha deciso di ricordarlo con un premio che porta il suo nome, e che ne affida la memoria e l’esempio a coloro che fanno della cultura e dell’amore per le proprie radici una ragione di vita ed uno strumento di civiltà.
Libri posseduti dalla biblioteca di Monselice