I Colli Nelle Scarpe
I Colli Nelle Scarpe
“Non posso meditare se non camminando:
appena mi fermo non penso più e la mia testa
funziona soltanto con i piedi in moto”.
J. J. Rousseau
Un’evoluzione contro la forza di gravità
Camminare su due piedi è una caratteristica intrinseca della natura umana. Nel corso della nostra “evoluzione” abbiamo abbandonato l’appoggio su quattro zampe e, attraverso la camminata bipede siamo riusciti ad utilizzare le mani per raccogliere il cibo, costruire oggetti, utensili, ripari ed abbiamo potuto spostarci per ampie distanze alla ricerca di acqua o di nuove terre. I nostri piedi sono stati essenziali alla sopravvivenza e sviluppo del genere umano, anche se ad oggi il “camminare eretti” ci sembra un riflesso naturale. Muoversi su “due zampe” per il nostro corpo e muscoli è davvero complicato, è una sfida contro la gravità ed infatti nemmeno le più moderne tecnologie riescono a riprodurre nei robot il camminare umano. Nel corso dei secoli l’uomo era ben conscio dell’importanza di poter spostarsi grazie al proprio corpo. Il camminare non era una scelta, ma l’unico modo possibile per muoversi, combattere, esplorare, attuare scambi e conoscere nuove persone. La nostra “rivoluzione” insomma è cominciata dal basso!
L’arte di Camminare
Non è solo una reazione muscolare volontaria che permette il movimento, è anche un riflesso che mette in moto diversi meccanismi ed attività mentali legate al pensiero. Quando ci spostiamo, anche solo facendo qualche passo dalla macchina al supermercato, non pensiamo al movimento dei piedi, i nostri pensieri “corrono”ì veloci altrove. Il camminare quindi è sempre legato al pensiero, alla riflessione, all’immaginazione al nostro intimo; iniziamo allora a riconsiderare il nostro “muoverci” come un esercizio fisico-mentale che può essere coltivato e perfezionato. Già gli antichi greci erano consci di come il passeggiare contribuisse a stimolare positivamente la mente ed anche gli antichi romani conoscevano questa funzione, infatti scriveva Seneca “Dovremmo fare passeggiate all’aperto per rinfrescare e sollevare i nostri spiriti”. I Pellegrini invece, intendevano il “viaggiare a piedi” come una metafora religiosa-simbolica, per riflettere nei lunghi viaggi sulla propria anima e purificarla dai peccati. Nel corso dei secoli successivi umanisti e filosofi si soffermano sull’importanza di questo movimento e lo consigliano a studenti e governanti quale strumento per aprire “la mente” e c’è chi persino codifica alcune indicazioni per una corretta ed elegante postura. Nei Colli Euganei il camminare è stato per secoli l’unico modo per spostarsi dalle città, per raggiungere eremi e monasteri, per scappare dagli invasori e per purificarsi, come avviene nel percorso del Giardino di Valsanzibio. Illustri poeti e scrittori hanno attraversato a piedi i versanti euganei, lasciando traccia nei loro scritti di questi momenti. Un camminare “romantico” è rintracciabile nel Petrarca e nella poesia “Solo e Pensoso” in cui il poeta vaga in solitudine, conversando con se stesso e con i sentimenti che prova, circondato solo dalla natura. Questi “cammini” letterari euganei sono stati oggi ripresi dai percorsi del Parco Letterario F. Petrarca e dei Colli Euganei che ci riportano nei passi e nelle riflessioni di grandi pensatori e camminatori.
Una terapia per l’anima
Ai nostri giorni il “camminare” si è tramutato in un attività ludica e sociale, in una pratica sportiva, ma alcuni di noi, accomodati nel benessere di questi anni, si muovono talmente poco che in ogni dieta e nei vademecum per il benessere viene consigliata una passeggiata di almeno 20 minuti ogni giorno. Nell’epoca della frenesia alcuni sono divenuti sedentari, ma altri seguono ancora l’istinto e da soli, o con i numerosi gruppi di cammino e trekking (anche con gli asini!) sorti in questi anni, si apprestano ad intraprendere un percorso, un sentiero, una camminata naturalistica, culturale o rilassante. Muovere i nostri piedi in avanti ci rimette in contatto con il nostro corpo e con le sensazioni che si sviluppano e soprattutto rimette in discussione i nostri pensieri ed il nostro ruolo nel mondo. A chi non è mai capitato di intraprendere un cammino o una passeggiata e cominciare a pensare ai grandi temi del proprio percorso di vita e dell’esistenza, magari davanti ad un panorama sconfinato o ad un tramonto sulle nosre colline? Ciò accade perché grazie al movimento vengono prodotti degli elementi chimici capacidi migliorare il nostro umore e di “liberare” la nostra mente così da armonizzarla con il corpo. Inoltre passo dopo passo torniamo padroni del nostro tempo e dei nostri cinque sensi che si riattivano e ci fanno vedere il mondo in modo differente dalla percezione “artificiale” di cui siamo succubi ogni giorno. Un passo lento, costante, le mani che toccano mura antiche o ridenti germogli, le orecchie percepiscono il vento, il canto ed il verso degli animali, il fruscio delle foglie, il mormorio delle acque, gli occhi sono catturati dai colori, da piccoli dettagli e la nostra bocca è rallegrata dal sapore della brezza mattutina, dalle gocce di pioggia, da un fiore in bocca. Un’esperienza sensoriale completa, gratuita, realizzata solo grazie ai nostri piedi, alla meraviglia della natura e, come ricorda il fondatore della Compagnia dei Cammini Luca Giannotti «camminare ci insegna quanto la sobrietà e l’essenziale possano renderci talmente felici da porci domande, una volta di ritorno, se forse non sia il caso di ridurre i ritmi frenetici, i consumi, le pretese verso noi stessi e gli altri. Guardandoci intorno, capiamo di avere diritto ad un posto nel mondo, come un sasso in cima alla montagna, come un papavero sul ciglio della strada». Incamminiamoci dunque, noi che abbiamo la fortuna di avete a pochi passi da casa colline verdi sconfinate, ricolme di sentieri, ma anche piccoli borghi ricchi di storia e di storie. Accogliamo i consigli dei grandi pensatori del passato, da Aristotele e dei suoi seguaci peripatetici a Goethe, da Shelley a Foscolo al filosofo Rousseau che scrisse «Non posso meditare se non camminando: appena mi fermo non penso più e la mia testa funziona soltanto con i piedi in moto».
Camminare meditando negli Euganei
I nostri antenati lo sapevano già: passeggiare negli Euganei non è solo una scoperta di straordinarie bellezze naturalistiche e storiche, ma è anche uno strumento per conquistare una pace interiore. Sono molti i sentieri ed i percorsi segnalati (anche dal nostro sito web) che si possono intraprendere nelle nostre colline, ecco allora qualche consiglio per intraprendere un “cammino che ci riporti in sintonia con noi stessi e con la natura”.
Camminate ascoltando il vostro respiro. Cercate di sincronizzare il passo con l’inspiro-espiro (inspirate quando spostate un piede ed espirate quando muovete l’altro). Deve essere il respiro a determinare la velocità, non forzate troppo però questa pratica, ascoltatevi e con il tempo e costanza diverrà una pratica semplice.
Prestate attenzione ai vostri passi. Devono essere lenti e ripetuti alla stessa distanza. Può essere utile replicare mentalmente il movimento del piede: alzo, avanzo, appoggio. Questo ci aiuterà a mantenere l’attenzione su ciò che stiamo facendo e a prestare attenzione alle sensazioni del nostro piede.
Rilassiamo i muscoli di tutto il corpo, impostiamo il cellulare in modalità silenziosa, teniamo le mani libere, evitiamo di mettere in tasca. Portiamo con noi solo un semplice zaino o marsupio (non una borsa, poiché ci sbilancerebbe) con poche cose che potrebbero davvero servire.
Lasciamo a casa ogni pensiero che non riguarda il nostro presente. Durante il nostro percorso è importante concentrarci su noi stessi, non sui nostri problemi, paure o sulle cose da fare. Procediamo in una marcia calma e lenta in cui ad ogni passo lasciamo fuoriuscire con il respiro lo stress e tutto ciò che ci turba.