Inaugurazione Mostra La Follia della Grande Guerra
Inaugurazione Mostra La Follia della Grande Guerra
Montemerlo di Cervarese S.Croce
Ex parrocchiale S.Michele
Sabato 7 maggio 2016, ore 11:00
A un secolo dall’inizio della Prima guerra mondiale, una scoperta del tutto causale avvenuta all’interno del complesso socio-sanitario ai Colli, sede dell’ex ospedale psichiatrico di Padova, apre uno scenario del tutto inedito: sono le cartelle cliniche dei soldati ricoverati nel manicomio della città del Santo dal 1915 al 1918, dimenticate da decenni.
Pressoché ottocento pazienti, quasi una piccola città all’interno di una struttura che si configurava come una realtà autosufficiente, con i propri orti e giardini, la porcilaia, i ciabattini, gli artigiani, oltre al personale medico e infermieristico: tutti soldati che avevano sperimentato sulla propria pelle le tragiche condizioni della vita di guerra, tutti giovani, giovanissimi, in gran parte di condizione umile e povera. Uomini originari da ogni zona d’Italia, travolti da un conflitto senza precedenti che lasciava il segno indelebile sul corpo e sulla mente. La tensione delle lunghe attese in trincea, il terrore del combattimento che gli alti comandi tentavano di superare grazie a massicce dosi di cordiale offerto ai soldati, le immagini di morte e di distruzione provocavano negli uomini reazioni diverse.
Stati di esaltazione con uso improprio dell’arma, aggressività, ma anche catatonia, mutismo, perdita della ragione. Il soldato veniva condotto all’attenzione del medico militare, e di lì in manicomio in osservazione, fase che talora si protraeva sino a tre mesi. Scopo del ricovero era la cura, affinché il soldato potesse trascorrere un periodo di convalescenza a casa per poi tornare al fronte. Ma si può parlare realmente di cura?
Questa mostra, curata da Maria Cristina Zanardi, archivista responsabile del ritrovamento delle cartelle, ricostruisce la vicenda umana di tutti questi uomini. Restituita da lettere, moltissime lettere con cui i soldati desideravano mettersi in contatto con le proprie famiglie, chiedevano cibo e supporto. Ma anche lettere delle famiglie, di madri, padri, fratelli e sorelle che, soprattutto da paesi lontani, chiedevano notizie dei propri cari. Lettere che mantenevano tra loro in contatto il manicomio, il servizio militare sanitario, i parenti, il sindaco del comune d’origine, talvolta il prete.
Tuttavia, numerose di queste lettere giunte sino a noi, non sono mai arrivate nelle mani dei destinatari. Perché? Vi era, neppure troppo sottintesa, la volontà di isolare il soldato dai propri affetti per inviarlo nuovamente (e necessariamente) quanto prima a combattere sulla linea del fuoco: il suo destino era di sacrificarsi “per la grandezza della patria”.
Necessaria è anche la contestualizzazione del concetto di cura in quell’epoca storica. Sia perché gli stessi medici si trovarono ad affrontare una situazione e disturbi di dimensioni mai trattati in precedenza, sia per la diversa funzione esercitata dal manicomio che a quel tempo svolgeva soprattutto un ruolo di natura sociale. Un luogo in cui erano sovente isolati gli individui non desiderati dalla società; un rifugio per le tante persone senza dimora, per i “famigli”, per i bambini soli che venivano accolti in casa d’altri e rifiutati quando non erano più utili in campagna in occasione dei lavori stagionali di mietitura e vendemmia e poi non sapevano dove andare. Un luogo dove le porte erano sempre aperte.
Facilissimo entrarvi, assai più difficile uscirne. Chi non aveva nessuno fuori che lo attendesse o che lo potesse riconoscere, rimaneva dentro, magari esercitandovi quei mestieri che servivano a rendere il manicomio un’entità autonoma a tutti gli effetti.
Ora questa mostra, attraverso tutta una serie di preziose testimonianze dirette (lettere, registri, immagini, strumentazioni d’epoca… ), solleva la cortina d’oblio che aveva finora celato la vicenda dell’armata dei cosiddetti “matti di guerra” restituendo loro dignità e rispetto.
La mostra, promossa dall’Ulss n. 16 di Padova, è ospitata presso l’ex parrocchiale S.Michele di Montemerlo, sede della biblioteca comunale, grazie al comune di Cervarese S.Croce e all’associazione Pro Loco Montemerlo, e rientra nel novero delle iniziative ufficiali organizzate per la ricorrenza del centenario della Prima guerra mondiale 1914-1918.