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La Processionaria del Pino

Nido di Processionaria - Colli Euganei

La Processionaria del Pino
una Defogliatrice Urticante

Con l’arrivo della primavera, ai tanti escursionisti che si avventurano nei boschi dei Colli Euganei sarà capitato di incontrare uno degli animali potenzialmente più pericolosi della nostra fauna; naturalmente non sto parlando di bestie feroci o serpenti velenosi ma del piccolo, modesto, peloso bruco della Processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa).
Il potere altamente urticante per l’uomo e gli altri animali superiori delle larve della processionaria del pino è ben noto sin dall’antichità; tale caratteristica fu resa nota già da Discoride, chirurgo greco al servizio delle legioni romane all’epoca dell’impero di Nerone; a quei tempi il potere venefico dei peli della processionaria era così conosciuto che la legge romana considerava tali larve un veleno talmente potente da far condannare a morte chiunque inducesse altre persone a ingerirne. Pochi secoli più tardi Teofrasto descrisse addirittura una cura per lenirne gli effetti: un unguento a base di Inula, vino e olio. Tipica dell’area mediterranea, la processionaria del pino è un comune lepidottero defogliatore di numerose specie di pini, con una predilezione per il Pino nero e il Pino silvestre, e, saltuariamente, di altre conifere.

Nido di Processionaria - Colli Euganei
Il genere Thaumetopoea, a cui appartiene, comprende oltre una decina di specie differenti, diffuse dalla penisola iberica, attraverso l’intera area mediterranea sino all’Asia meridionale, la penisola Arabica e l’Africa orientale, spingendosi a nord sino alla Svezia. La maggior parte delle specie europee si sviluppa su conifere, mentre quelle dell’Africa centro meridionale e dell’Arabia vivono su alcune latifoglie. In Italia sono presenti due specie: la già ricordata Processionaria del pino e quella della quercia (Thaumetopoea processionea), che come ricorda il nome, è un importante defogliatrice di queste latifoglie.
L’attività di defogliazione, anche se in certe situazioni riveste una importanza notevole, nelle pinete di origine artificiale contribuisce allo sfoltimento di queste cenosi favorendo l’ingresso alle latifoglie autoctone e al ripristino dei primitivi boschi di carpino nero e orniello. È quello che in parte sta succedendo sulle nostre colline, dove a cavallo degli anni 50 e 60 del secolo scorso, estesi appezzamenti prativi sono stati rimboschiti con popolamenti alloctoni di pino nero.
Ciò ha sicuramente contribuito alla espansione e diffusione della processionaria che verso la fine del secolo scorso aveva raggiunto soglie di infestazioni non trascurabili. A questo va aggiunta la sua capacità a reagire positivamente ai cambiamenti climatici, caratteristica che le ha permesso nel recente passato di estendere l’areale verso nord, raggiungendo sulle Alpi meridionali i 1400 m di quota. La biologia della Processionaria del pino è ben nota a entomologi e forestali che sin dalla nascita della selvicoltura moderna hanno studiato adeguate tecniche di lotta per contrastarne la sua diffusione. Come tutti i lepidotteri, la sua esistenza è segnata dal passaggio attraverso quattro stadi: uovo, larva, pupa o crisalide e immagine o farfalla. Queste ultime iniziano a comparire tra la fine di giugno e la prima metà di settembre: si tratta di falene poco appariscenti, con una apertura alare di 3 – 4 cm e con le ali di colore grigio bruno ornate di bande scure. Le femmine sono cattive volatrici e svolazzano per brevi tragitti per spostarsi da un luogo ad un altro; i maschi, invece, attratti dai feromoni femminili che captano con le grandi antenne pettinate, volano velocemente alla ricerca della partner.

Processionaria Farfalla Maschio - Colli Euganei

Maschio; sono evidenti le grandi antenne pettinate in grado di
captare i segnali chimici – feromoni – rilasciati dalle femmine

A seguito degli accoppiamenti, le femmine depongono da 100 a 300 uova, disposte in caratteristici manicotti attorno agli aghi dei pini. La schiusa delle uova avviene già dalla fine di agosto sino alla metà di settembre e le microscopiche larve iniziano immediatamente a rodere gli aghi più giovani e a tessere piccoli nidi di seta. Nel pieno dell’autunno, a fine ottobre, le larve tessono i nidi invernali all’interno dei quali possono trovare rifugio anche centinaia di individui; sono questi i caratteristi e vistosi ammassi sericei, di colore bianco grigiastro e del diametro variabile da 10 a 30 cm, che infestano le chiome e i cimali dei pini.

Processionaria: Farfalla Femmina che ovodepone - Colli Euganei

Femmina con addome molto evidente carico di uova

Al loro interno le larve si proteggono dai rigori del clima e dai predatori, riprendendo l’attività di alimentazione tra febbraio e marzo, uscendo di notte per cibarsi sulle fronde vicine. In questo periodo iniziano le processioni tra un albero e l’altro, lungo i tronchi e sul terreno; queste file, lunghe anche alcuni metri, sono formate da individui che procedono in fila indiana rilasciando una traccia di seta e un feromone che le guiderà nel ritorno al nido. Giunte a maturità, tra marzo e aprile, le larve compiono un’ultima processione per l’incrisalidamento. Esplorando il terreno in lunghe file ordinate, cercano un luogo adatto in cui il terreno soffice e sabbioso permetta loro di impuparsi, a 5 – 15 cm di profondità. Lo sfarfallamento, cioè l’uscita degli adulti, avviene dopo 2-4 mesi ma una parte della popolazione può rimanere nel bozzolo per svariati anni; è questa una strategia molto importante, perché consente alla specie di comparire al momento più opportuno. Tra l’altro la dinamica delle sue popolazioni è legata all’andamento stagionale, soprattutto dell’autunno e dell’inverno, con il freddo e la piovosità che influiscono negativamente sul loro sviluppo. Le larve, come in tutti gli insetti, compiono un certo numero di mute della pelle, chiamate età o stadio; il periodo in cui le processionarie sono pericolose per l’uomo e per gli animali è quello tra il III stadio e il V o stadio finale, vale a dire dall’inverno sino all’incrisalidamento, poiché proprio in questi stadi la larva si dota dei micidiali peli urticanti.

Processionaria - Coli Euganei

Larve in processione; sono evidenti le sacche arancioni contenenti i pericolosi peli urticanti

Contrariamente a quanto si pensa, non sono le lunghe setole che ricoprono interamente la larva le responsabili delle urticate ma dei minuscoli peli, lunghi tra 100 e 200 micron, provvisti di spine laterali, contenuti all’interno di una serie di sacche di colore arancione disposte lungo il dorso; quando la larva si sente minacciata, apre le sacche e per azione meccanica le microscopiche sete esplodono nell’aria raggiungendo il malcapitato. Durante il cambiamento della pelle tra gli stadi III e V, vengono abbandonati anche i peli urticanti che, come una bomba biologica sempre pronta ad esplodere, rimangono rinchiusi all’interno dei nidi. Questi, dopo l’uscita delle larve a primavera, rimangono sugli alberi ancora per molti mesi, immettendo nell’aria il loro pericoloso contenuto nelle giornate ventose; inoltre cariche notevoli di peli persistono anche nei luoghi in cui le larve si sono trasformate in crisalide. Nonostante la potente arma in suo possesso, la processionaria del pino ha numerosi nemici che in situazioni naturali la tengono sotto controllo; le cince, soprattutto la cincia mora e la cinciallegra, e alcuni corvidi, in inverno riescono a bucare la fitta coltre di seta e raggiungere le piccole larve svernanti; inoltre dai fori praticati da questi uccelli, negli inverni più rigidi, il freddo raggiunge e uccide la maggior parte delle occupanti. In primavera le processioni sono prese di mira dal cuculo che incurante dei peli urticanti, ingolla le grosse e succose larve, e da alcune grosse mosche, la Phrixe caudata,  dorso delle larve; nemmeno quando sono interrate esse sono al sicuro perché le crisalidi rappresentano una delle fonti alimentari preferite dell’upupa; questo splendido uccello, infatti, è particolarmente abile ad estrarre i bozzoli dal suolo e a ripulirle con il lungo e ricurvo becco.

Nido di Processionaria - Colli Euganei

Un nido di processionaria all’ultimo stadio con le larve uscite a riscaldarsi

Le farfalle adulte poi sono preda del succiacapre e di alcuni pipistrelli, in particolare dell’orecchione che è in grado di catturare le femmine mentre stanno ovideponendo. Considerando la sua diffusione e pericolosità, la lotta alla processionaria del pino è resa obbligatoria da un decreto ministeriale, in particolare nelle aree in cui la sua presenza minacci seriamente la sopravvivenza dei popolamenti arborei e, soprattutto, costituisca un serio pericolo per la salute pubblica.
Allo scopo di contrastare o perlomeno di ridurre le infestazioni, vengono adottati diversi mezzi di lotta con risultati di volta in volta diversi; nelle pinete prossime ai centri abitati o ad uso turistico ricreativo, la soluzione ideale è un trattamento con Bacillus turingensis (Btk), un microorganismo in grado di uccidere le larve senza provocare inquinamenti pericolosi per gli altri animali; tale metodo ha effetti positivi purché compiuto a settembre, alla completa schiusa delle uova, quindi quando sono presenti larve dalla I alla III età; in boschi di piccole dimensioni, parchi e giardini, è utile l’asporto in inverno e la distruzione tramite fuoco dei nidi sericei mentre l’uso massale di trappole a feromoni, che attraggono cioè i maschi impedendone l’accoppiamento, e l’immissione in natura dei suoi antagonisti, come alcuni microscopici insetti parassiti delle uova, sono invece poco convincenti e di difficile attuazione su larga scale.

Processionaria - Colli Euganei

Maschio; sono evidenti le grandi antenne pettinate in grado di captare
i segnali chimici – feromoni – rilasciati dalle femmine

Il problema della processionaria rimane comunque un fatto isolato, anche se da focolai ancora presenti in vecchie pinete degradate e non ancora convertite, individui adulti possono giungere rapidamente ai giardini e infestare le conifere ivi presenti, compresi i grandi cedri esotici, creando situazioni di una certa pericolosità per la salute pubblica. In caso di infestazione in luoghi pubblici sarà quindi opportuno comunicare la situazione agli organi competenti perché possano intervenire con l’asporto del materiale infestato.
In ogni caso credo che qualche piccolo consiglio possa evitare fastidiose irritazioni: quando si incontrano processioni di larve non disturbarle e, se proprio vogliamo osservarle, rimaniamo ad una certa distanza; evitiamo di accedere ai boschi in cui vi siano pini infestati durante le giornate ventose e tra marzo e aprile quando le larve compiono le processioni; soprattutto evitare di portare a passeggio il proprio cane in luoghi infestati poiché i peli urticanti rimangono al suolo a lungo e possono essere facilmente respirati dal nostro amico a quattro zampe provocandogli fastidiosi attacchi d’asma o, peggio ancora, in caso di contatto della lingua con questo materiale infetto, creare pericolose cancrene alle mucose della bocca.

Processionaria - Colli Euganei

Femmina che ovidepone le uova riunite in un manicotto avvolgente gli aghi di pino

Oltre alla processionaria del pino esistono però altri lepidotteri le cui larve sono provviste di peli urticanti; tra questi, la già ricordata Processionaria della quercia e l’Euprottide (Euproctis chrysorrhoea) sono quelli più pericolosi. Le larve di queste due farfalle, fortunatamente poco diffuse sui Colli Euganei, infestano i boschi di latifoglie tessendo vistosi nidi sericei sui tronchi o sui rami degli alberi. Similmente alla processionaria del pino, anche i nidi di questi due insetti rimangono intatti e carichi di peli urticanti per svariati mesi impedendo l’accesso nei boschi ove siano avvenute forti infestazioni. Infine non dimentichiamo che vi sono molti altri bruchi provvisti di spine o sete rigide che possono in qualche caso provocare irritazioni e allergie; si tratta però quasi sempre di specie innocue che possono provocare punture solo se manipolate lungamente; è questo il caso delle belle larve della Limantria dispar e della Hyphantria cunea, due comuni lepidotteri defogliatori dei boschi collinari, oppure della grande Vanessa multicolore (Nymphalis polychloros) assai comune nei prugnoli e soprattutto nei ciliegi. In tutti i casi evitare sempre di manipolare larve pelose con colori vistosi e forme strane, poiché spesso questi caratteri sono associati a spine velenose.

Paolo Paolucci