Home » Colli Euganei » Natura e Territorio » Acque » Un Mondo Segreto che Brulica di Vita

Un Mondo Segreto che Brulica di Vita

La Pesca nei Colli Euganei

Un Mondo Segreto
che Brulica di Vita

Le specie ittiche dominanti negli euganei risultano
essere quelle alloctone (invasive), in particolare
carassio, persico sole 
e pesce gatto,
che
tendono a soppiantare le specie indigene

Nel territorio dei Colli Euganei c’è un mondo segreto che brulica di vita. I Colli sono infatti circondati e in parte coperti da un reticolo idrografico abbastanza esteso. La storia del nostro territorio è legata alle acque. I resti delle palafitte sul laghetto della Costa sono antichissimi. L’acqua forniva protezione contro animali selvatici (all’epoca c’erano anche orsi e leoni europei), facilità di spostamento rispetto al terreno paludoso o boschivo e soprattutto nutrimento.
Cavedani, lucci, tinche e scardole, assieme a gamberi e lamprede, o anguille, storioni e cefali di risalita, facevano parte della dieta. Euganei e Paleoveneti ne fecero largo uso. La piccola caccia e la pesca erano comuni, come dimostrato da ami, punte di freccia e altri reperti al museo di Este. Gli ami implicano la pesca con lenze a mano, canne da pesca o con amettiere: meno invasive rispetto a veleni ed arpioni e meno efficaci rispetto alle reti, ma versatili e applicabili ovunque. Data la fauna presente l’apporto alimentare della pesca sul totale era relativo, ma con continuità stagionale. Senza dubbio era anche un passatempo.
Nel frattempo nasceva anche la piccola navigazione fluviale, anche per contatto con genti di centri vicini come Adria e Spina. All’inizio del Medioevo la rotta della Cuca cambiò il percorso di alcuni fiumi e peggiorò la situazione delle zone palustri. Ma dove non ha agito la natura agisce l’uomo.

La Pesca nei Colli EuganeiParecchi canali, tra cui il Bisatto e il Brentella, o i fossati lungo i castelli, furono scavati per motivi bellici. Documenti da Cittadella attestano che era permessa ai cittadini la pesca lungo le mura per fornire una fonte di cibo ai meno abbienti. La “pax veneta” permise una regolarizzazione dei tracciati fluviali e portò forte impulso alla piccola navigazione interna e ai commerci.
In questo periodo la pesca si differenziò tra l’attività ricreativa (con la canna da pesca o la lenza a mano) e quella a scopo alimentare o di commercio (con tramagli, bertovelli e piccole reti). Per mantenere il pesce vivo si usavano nasse o delle particolari barchette forate, trainate dalla barca del pescatore; una è visibile al Museo Etnografico di Stanghella. Nello stesso Museo si può vedere una mappa, il “Retratto del Gorzon”, che mostra come tutta la bassa padovana fosse costellata di laghi e paludi. Molti saranno “bonificato” nel tardo periodo veneziano.
Questo ridurrà notevolmente l’apporto di selvaggina e pesce nell’alimentazione della gente povera. Assieme al diffondersi dell’uso della polenta, la mancanza di proteine è una delle cause della pellagra, spesso fatale nei ceti inferiori. Il reticolo idrografico non fu toccato nel periodo napoleonico o in quello asburgico, in cui ci si limitò alla manutenzione, e sabaudo. La condizione delle acque era tuttavia buona.

La Pesca nei Colli Euganei

Nel 1850 le trote erano comuni fino a Monselice. La pesca rimase uno sport diffuso e una professione comune: arrivarono nel nostro territorio le prime esche artificiali e i primi mulinelli per i “pescatori sportivi”. Piccoli villaggi di professionisti rimasero tuttavia fino al ventennio. Ad Este, in località Torre, in quell’epoca erano ancora comuni i cefali e gli storioni.
All’inizio del 1900 vennero immesse le gambusie ed i pescegatti. La numerosità di questi ultimi sarà fondamentale nel periodo povero del secondo dopoguerra. Poco tempo dopo furono immessi i “persici trota” e i coloratissimi persici sole. Nei laghetti attorno ai colli vennero immesse le trote iridee, tuttora rilasciate nel periodo invernale.
Le attrezzature da pesca si specializzano per le varie tecniche. Si diffondono così gli artificiali dedicati ai predatori (lucci e bass), le attrezzature specifiche per la trota in laghetto, si differenziano quelle di fondo mirate a pescegatti e carpe. La tradizionale pesca “a tappo” col galleggiante, pur in diminuzione, resta comunque abbastanza diffusa. L’industrializzazione porta con se inquinamento e cementificazione. Arrivano con le immissioni carassi, gardon ed abramidi: dal Polesine invece siluri e perca. Questi pesci trovano condizioni favorevoli nella nostra zona. Una serie di morie e lavori in alveo falcia le specie autoctone. La pesca nelle nostre zone cambia, con tecniche ed attrezzature pesanti.

La Pesca nei Colli Euganei

Nei primi 2000 qualcuno rilascia le tilapie nei canali termali e aspi e gamberi della Louisiana risalgono. Le prime occupano una nicchia ecologica vuota e i secondi sono ancora rari. Gli ultimi però si diffondono, avviando una “pesca” specifica. Nel nostro territorio si potrebbero praticare molte tecniche di pesca, data la diversità delle specie, ma le condizioni non sono ideali. Il piccolo bracconaggio di qualche “vecio” col bertovello nei fossi è stato sostituito da organizzazioni malavitose internazionali. Queste usano corrente elettrica e reti lunghissime.
Le organizzazioni locali di pescatori hanno dimostrato il loro impegno nella salvaguardia ambientale denunciando e segnalando. Le forze dell’ordine hanno recepito subito questa problematica e la loro attività di repressione e prevenzione inizia a dare buoni risultati, anche se la partita è ancora aperta.
La prossima volta che pensate ai Colli non limitatevi alle cime e ai sentieri. Anche il reticolo d’acqua ha un fascino sorprendente e brulica di vita. Pescare mentre le rane gracidano, le libellule sfrecciano basse e i cavedani bollano poco lontano è uno dei modi più belli di far parte di tutto questo.

Persico Sole - Colli euganei

Le specie ittiche presenti nei corsi d’acqua e nei bacini idrici dei Colli Euganei sono quelle tipiche della pianura padana, anche se c’è da dire che rispetto a qualche decennio fa alcune hanno visto aumentare la loro presenza, in particolare quelle aliene, mentre altre autoctone sono drasticamente diminuite di numero tanto da risultare quasi scomparse come ad esempio le anguille (Anguilla anguilla), le tinche (Tinca tinca) e il luccio (Esox lucius) .
Le cause sono molteplici e da ricercare nella scarsa qualità dell’acqua, nello svuotamento periodico per la manutenzione di alcuni corsi d’acqua e nel fatto che specie alloctone hanno occupato le nicchie ecologiche di quelle “nostrane”.

Persico Trota - Colli Euganei

Presenti invece in discreto numero i ciprinidi come  cavedani (Squalius cephalus) e carpe (Cyprinus carpio), queste ultime di origine asiatica importate nel territorio italiano dagli antichi romani a scopo di allevamento, nei mesi primaverili è facile vederle in fregola nei corsi d’acqua dove esemplari di notevole dimensione si recano per la riproduzione. A proposito di pesci alloctoni si nota la presenza sempre più importante di predatori come il boccalone o persico trota (Micropterus salmoides) e siluri (Silurus glanis), purtroppo questi pesci predatori, importati per la pesca sportiva e poi sfuggiti al controllo, stanno soppiantando il nostro luccio, tanto che ora in molte acque è obbligatorio il suo rilascio in caso di cattura. Altre specie aliene come il pesce gatto (Ameiurus melas) e il persico sole (Lepomis gibbosus) che era piuttosto frequente incontrare ora sono in forte diminuzione. Gambero Louisiana - Colli Euganei

Ultima comparsa e vera curiosità per gli appassionati di ittiologia è la tilapia, un ciclide di origine africana che probabilmente qualche acquariofilo ha rilasciato nella zona termale e che ha ritrovato in questo contesto le condizioni ambientali della zona di provenienza, tanto che ora ad Abano e Montegrotto è possibile vederne in quasi tutti i canali dove vengono riversate dopo l’uso le acque ancora calde degli hotel. Una nota a margine meritano altre due specie infestanti che, pur non essendo pesci, stanno impoverendo le nostre acque, si tratta della tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemis scripta elegans) e del famigerato gambero rosso della Lousiana (Procambarus clarkii), la prima ha quasi del tutto fatto scomparire la nostra tartaruga palustre (Emys orbicularis) mentre il secondo è un vorace predatore di avannotti e uova di pesce. La comparsa di queste specie dannose è dovuta alla leggerezza con cui talvolta ci si libera di animali esotici detenuti in casa o all’importazione per scopo commerciale senza una adeguata valutazione del rischio ecologico che questo comporta. Il presente scritto non vuole essere esaustivo ma solo indicativo ad uno degli aspetti forse meno conosciuti dell’ambiente dei Colli Euganei, ma non per questo meno interessante.

Esox lucius – Luccio

Specie predatrice autoctona che svolge una importantissima funzione di equilibratore naturale in particolare delle popolazioni ciprinicole, vive preferenzialmente in acque lente o non molto veloci, ricche di vegetazione acquatica, meglio se in ambienti dotati di fascia riparia ricca di canneto. È in fase di forte contrazione demografica in tutto il suo areale di distribuzione dovuta essenzialmente all’inquinamento ed agli interventi di regolazione e manutenzione idraulica dei corsi d’acqua che comportano in genere l’eliminazione di canneto e macrofite acquatiche oltre che la rettificazione delle sponde con la perdita di molti microhabitats ripari, le lanche ad esempio, preziose per questa specie.
La sua presenza risulta in forte calo nell’area euganea (Turin et al. 1995) anche se i dati disponibili sono riferibili solo ad una piccola parte dei corsi d’acqua presenti in questa zona; mancano infatti dati per molti degli ambienti di elezione di questa specie costituiti dai molti piccoli scoli e canali di bonifica presenti soprattutto nella zona pedemontana. È una specie che merita una efficace azione di tutela indirizzata non solo verso l’attività di pesca ma anche e soprattutto nei confronti di una limitazione degli interventi antropici nei corsi d’acqua.

Luccio - Colli EuganeiTiziano Pegorer
Michele Fasson