I Misteri di Santa Veronica e del Buso del Diavolo
I Misteri di Santa Veronica
e del Buso del Diavolo
Sono sempre stato affascinato dai misteri dei Colli Euganei, quelle storie che si tramandano da generazioni e che cambiano versione nel corso del tempo. Tra le tante leggende che ho ascoltato, mi ha affascinato il modo in cui la figura del Diavolo sia particolarmente presente nel Colle di Santa Veronica, l’altura posta vicino all’antico Convento di Salarola. Nella strada che si trova fra Baone e Valle San Giorgio, al “Passo dea Crose” che porta a Calaone, se si imbocca via Salarola, alla fine della faticosa salita si incontrano sulla destra “Ea Sima de Saearoea” e a sinistra “Ea Sima de Santa Veronica”. Sulla cima del Monte Salarola ci sono le rovine del Monastero di Santa Margherita, datato 1179, dove visse brevemente Beatrice d’Este all’inizio della sua esperienza religiosa, prima di andare nel Monastero del Monte Gemola. Alla base del Monastero di Salarola, verso ponente c’è un sentierino che porta alla Fontana delle Muneghe, un sito con una storia leggendaria legata alle forze “oscure”.
Si narra che una giovane monaca andò ad attingere acqua alla Fonte ma scivolò nella vasca piena d’acqua. Le sue grida richiamarono l’attenzione di due consorelle che si precipitarono ad aiutarla, ma nella foga di porre rimedio alla situazione scivolarono anche loro, così che affogarono tutte e tre. Altre versioni però raccontano che fu il Diavolo a provocare la morte delle tre religiose. Il Diavolo un tempo abitava in queste zone, aveva il suo antro sul Colle di Santa Veronica, così da non essere visto da nessuno e poter sorvegliare liberamente le donne devote a Dio. Fu propio lui che, preso dal desiderio, approfittò di quelle “tenere carni vergini” e poi le affogò per tenerle con sé per sempre all’inferno. Ma la leggenda ha sempre qualche accenno di verità, infatti qualcun altro raccontava che le monache vennero violentate da alcuni mercenari di passaggio, ed in seguito affogate. A tutt’oggi non si sa ancora quale sia stata la vera versione dei fatti. Ma ora trattiamo della “Sima de Santa Veronica”: il versante est dell’altura è molto particolare, con grosse rocce riolitiche emergenti dal crinale e disposte in maniera pericolosamente disordinata… chissà che anche questo non sia un tranello del Diavolo. Molte poi sono le piante velenose che abitano lì, come a voler sottolineare l’aspetto oscuro del luogo. Troviamo copioso il Colchicom autumnale (che ha già causato avvelenamenti mortali a persone incaute che in primavera durante la raccolta di piante da bulbo commestibili lo hanno scambiato per il Lampascione, Leopoldia comosa), il Tamus communis, la Clematis vitalba, la Bryonia dioica (a fine estate produce bacche rosse velenose che purtroppo attirano l’attenzione dei bambini) e l’Aristolochia clematite, che se assunta si dimostra un potentissimo abortivo. Il Diavolo oltre a tramare contro le monache, con il suo “orto” trae in inganno anche incauti raccoglitori di erbe.
Nello stesso versante, nascosta tra gli alberi c’è una grotta, che si presenta come un antro di grande suggestione, con grandi colonne riolitiche all’ingresso che pare ti precipitino addosso, così da non invitarti ad entrare. Questo è “El Buso del Diavoeo”: la tana dove vive nascosto l’oscuro signore delle tenebre. Sopra la cima dell’altura invece c’è una grande roccia a forma di poltrona che domina il cortile del Monastero di Salarola, chiamata la “Carega del Diavoeo”. Sul far della sera si sedeva lì per studiare i movimenti delle Monache e mettere poi in atto le sue strategie seduttrici. Io ho sperimentato personalmente la visione che si ha da quel punto, vi assicuro che si possono seguire tutti i movimenti che avvengono nell’antico Convento. Se ci spostiamo ora verso il Monte Castello, scendendo per 200 metri in Via Salarola, sulla destra, dietro ad una abitazione incontriamo una stradina che porta ad un altro “Sito Misterioso”, cioè “Ea Casetta dea Striga Farinea”. Un anziano del luogo mi ha raccontato che tanti anni fa c’erano dei ladri di pollai che rubavano galline e altri animali da cortile in tutta la zona, soprattutto a Calaone, ma alla “Farinea”, che aveva un copioso pollaio, non hanno mai toccato niente. Questo perché si raccontava che fosse una potente strega, in grado di fare malvagi incantesimi. Così i manigoldi per paura che “ea striga” facesse loro una “fattura di morte” le stavano alla larga. Diceria o verità, non si sa… ma nessuno mai ha tentato di farle uno sgarbo! Durante la nostra vita ci capiterà di ascoltare e leggere storie e leggende che non crederemmo mai siano avvenute nella realtà… Ma quando poi, ripercorri le stesse strade a ti ritrovi negli stessi luoghi menzionati dalla “favola”, qualcosa cambia, essa ci chiama a sé e la leggende diventa quasi verità.
Gastone Cusin
info
Monte Salarola
via Salarola
Nella strada tra Baone e Valle S.Giorgio