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Nulla Sfugge al Tempo della Natura

Nulla Sfugge al Tempo della Natura - Colli EuganeiPh Arthur Cross

Nulla Sfugge al Tempo della Natura

«I movimenti storici sono fatti di idee, giudizi etici, passioni,
modi di vedere il mondo. Spesso non vanno da nessuna parte.
Talvolta però lasciano tracce che continuano ad agire in profondità
sul tessuto mentale della civiltà, la cambiano. La nostra civiltà,
l’insieme dei valori in cui crediamo, è il risultato di molti sogni,
di molti che hanno saputo sognare intensamente
al di là del presente». Carlo Rovelli

In un pomeriggio di mezzo autunno, camminavo nel bosco di castagni secolari del Monte Venda, diretta al Monastero degli Olivetani. Tra il canto delle fronde degli alberi che rispondevano agli uccelli pronti a migrare e lo scricchiolare delle mie scarpe sulle foglie cadute, qualche insetto faceva provviste per l’inverno, mentre ammaniti e mazze di tamburo si facevano largo nell’umido sottobosco.
Mentre raggiungevo la mia meta pensavo a come la natura conosce bene i suoi ritmi e sappia gestirli, a come ogni pianta intraprenda le proprie azioni in risposta agli stimoli ambientali e come ogni animaletto sappia percepire ciò che deve fare in un determinato momento dell’anno. Giunta ai resti dell’antico Monastero degli Olivetani ho alzato lo sguardo verso la cima del Venda. Solo lo sguardo, poiché nessuno può raggiungerla.
Su di essa si posa ancora la base NATO attiva tra il 1955 e il 1998. Attiva sino a 20 anni fa, ed ora abbandonata tra veleni e macerie. Mi ha colpito la contrapposizione tra la pacatezza del bosco, il lavoro meraviglioso che un associazione ha fatto per restaurare gli Olivetani (con tanto di aiuole fiorite per tutta l’estate) e quella creatura anomala che qualcuno ha posto sulla cima e poi abbandonato.
Già, anche il monastero era stato abbandonato in un lontano passato. Ed anche i boschi sono stati allontanati dalla vita comune euganea. Usiamo le “cose” e poi ce ne dimentichiamo. La natura invece non dimentica nulla, vive nel suo equilibrio perfetto, ha più memoria di noi!

Monastero degli Olivetani - Colli Euganei

Mi sono seduta per alcune ore ad ammirare il panorama sottostante, pensando a cosa avessero potuto scorgere i monaci che hanno abitato questo luogo, a come si confrontavano con ciò che li circondava. Il mio cane intanto gironzolava ed annusava, il suo naso coglieva ciò che i miei occhi non scorgono. La nostra società, dal nucleo famigliare, sino ai poteri superiori, è un’organizzazione centralizzata ed in questa sua centralità non valuta il contesto che la circonda, come la maggior parte delle volte noi non guardiamo dove poggiamo i piedi.
Ci comportiamo come se la nostra vita fosse infinita, se quello che per noi oggi è “giusto” e crediamo ci serva, debba essere valido anche per chi verrà dopo di noi. L’uomo si crede immortale, non parla mai della morte, cerca di allontanarla il più possibile e vive il presente come se fosse suo. Vive un falso presente, in cui non tiene conto del tempo, dei ritmi del nostro tempo. Abbiamo abbattuto colline per farne piazze ed argini di fiumi, disboscato versanti e cime per erigere castelli distrutti dalle guerre, seppellito veleni prima di bruciarli nei camini in centro città, abbiamo la volontà di costruire mostri di cemento in terreni fertili, di diserbare ogni centimetro d’erba non gradita, di uccidere tutti gli animali che ci danno noia. Eppure, la Natura, la Natura euganea, sembra essere più immortale di noi. La cima del Venda non potrà essere raggiunta dai miei piedi ma da mille e mille semi che si assopiranno nell’inverno per risvegliarsi in primavera e dare vita a nuove piante che a poco a poco fagociteranno l’eternit. Questo materiale a cui è stato dato un nome onnipotente forse perché sapevano come avrebbe giocato con le vite di chi vi entrava in contatto. Ma la Natura non ha paura dei nostri errori. Siamo noi che ancora ci dobbiamo piegare a lei. Possiamo cementificarla e convogliarla e lei sgorga con fiumi in piena altrove. Possiamo avvelenarla e distruggerla ma prima o poi Lei riprenderà il suo posto. Lei sa quel’è il suo posto. Noi non sappiamo dov’è il nostro. Perdendo il contatto con il pianeta che ci circonda, con il suo tempo, abbiamo perso noi stessi. E forse questo è accaduto agli albori della nostra civiltà, quando si è smesso di considerarci parte di tutta la meraviglia che ci avvolge. Abbiamo creato un profondo distacco, sollevandoci e riportando tutto nel nostro egocentrismo.

Nulla Sfugge al Tempo della Natura - Colli Euganei

Dall’alto del Venda osservo i nostri Colli, un tempo immersi nel mare, poi isole, ed il mare si ritira e diventano terra fertile, donando rifugio, cibo, riparo. Antiche civiltà le popolano ed adorano il sole e il cielo, poi le strade, le fortezze, la fede, le signorie, momenti di assalto, disboscamenti e lapilli in dinamite. E loro sono lì, ad osservarci con compassione, perché sanno che il tempo le attraverserà molto più lentamente di quanto possa fare con noi. Il Parco Regionale dei Colli Euganei, fondato per tutelare un territorio unico ed inestimabile che rischiava di essere distrutto dall’ingordigia, è stato uno strumento che nel corso degli anni è riuscito a salvaguardare, anche se con moltissimi limiti, la Natura dei nostri Colli. Da oltre un anno purtroppo, è stato vittima di pure manovre politiche, non volte al benessere degli abitanti e dell’ambiente, ma solo alla speculazione e al favoritismo di pochi. Dal suo commissariamento, alla proposta di legge per la “riorganizzazione” dei Parchi, dalla corsa alla cementificazione selvaggia, al continuo di passaggio di camion nel centro di Este, dalla cava della Rocca trasformata in un cimitero di trachite alla confusa gestione dei musei euganei…azioni che certamente non aiutano il territorio ed il turismo. Noi piccoli esseri che manipoliamo le nostre vite, viviamo freneticamente, nell’usa e getta, controllando ogni istante, cercando le scorciatoie per salire, incuranti di ciò che ci circonda, restiamo stupiti quando l’imprevedibilità della natura e del tempo ci colgono. Se prestassimo più attenzione ai nostri istinti, al mutare delle stagioni, al canto del vento, a ciò che le piante e gli animali ci insegnano, capiremmo che abbiamo sbagliato strada. Che non era il sentiero per gli Olivetani quello che stavamo seguendo ma quello verso la cima divenuta irraggiungibile per mano d’uomo.
I nostri Colli sono generosi e ci permettono ancora di tracciare nuovi percorsi, di scoprire che semi germoglieranno in primavera che si trasformeranno in cibo ed ossigeno per ogni essere vivente. Dobbiamo cogliere queste occasioni di cambiamento. Abbiamo ancora la possibilità di volgere lo sguardo verso una metamorfosi per ritornare a respirare in armonia con la nostra terra. E molte persone hanno deciso di fermarsi ed osservare. E nel “vedere” la realtà da un punto di vista scisso dal pensiero comune riescono a rieducare gli occhi, i piedi ed il cuore alla bellezza che li circonda. Si riappropriano del loro tempo, del tempo della Natura, del tempo delle riflessioni e del tempo delle azioni volte al miglioramento della vita di tutti, anche di chi non comprende. Ho incontrato persone cresciute di emozioni semplici e pure, che difendono l’ambiente che ci da vita, anime che lasciano tracce di passione e poesia, orme di risorse… È faticoso mutare il nostro modo di agire e pensare, ci potrebbe sembrare di sbagliare ad andare contro le convinzioni comuni con cui la televisione ed i pregiudizi ci hanno fatto crescere, ma non dobbiamo dimenticare che ogni giorno nel mondo cadono certezze comuni (come è successo con Copernico e Galileo) e succede oggi con il fisico Carlo Rovelli che muta la nostra concezione di tempo.
Cosa accade se persino il fluire del tempo, tra passato, presente e futuro, si sfalda e il tempo funziona diversamente da come ci appare? “Gli aspetti caratteristici del tempo, uno dopo l’altro”, scrive Rovelli, “sono risultati essere approssimazioni, abbagli dovuti alla prospettiva, come la piattezza della Terra e il girare del sole”. Siamo stati abbagliati anche noi da prospettive errate. Ma non è mai troppo tardi per riportare noi stessi e la Natura in un’infanzia felice.
Pochi giorni dopo la mia passeggiata nel Venda parlai ad un’amica delle mie riflessioni e sul nostro modo inusuale di accostarci alla vita. Lei mi rispose: “Troppo spesso dimentichiamo di arrenderci al tempo. Non siamo rimaste indietro nella vita, l’abbiamo solamente assaporata con i ritmi della Natura, non con quelli dell’uomo”.

Giada Zandonà