Home » Colli Euganei » Arte e Cultura » L’occasione del Vuoto

L’occasione del Vuoto

L'occasione del vuoto - Colli Euganei

L’occasione del Vuoto
L’indefinito come opportunità

Siamo arrivati sulla cima del colle e, inoltrandoci in una pista poco battuta, rivolgiamo lo sguardo verso sud. Tra il Monte di San Daniele, dove stiamo sostando, e il Monte Alto si apre ai nostri occhi la vista della zona artigianale di Abano Terme e quella industriale di Montegrotto Terme: una valle popolata da fabbricati dai profili rossi e grigi, segnata da sentieri di asfalto e cancelli.

Scendiamo diretti verso queste situazioni urbane prive del minimo principio di coesione, se non di facciata. Alle città costituite da case, piazze, parchi, si affianca una città differente, costituita da capannoni e aree dismesse, circondata da brani di territorio agricolo; percorrendo le strade fatte solo per le auto, tra edifici nati per ospitare attività artigianali, coesistono attività con differenti funzioni: dalla pizzeria alla palestre, dal centro culturale al lago artificiale per la pesca… Una convivenza tra natura e uomo dove gli elementi si accostano, scontrano, sovrappongono, dialogano, convivono, negano e confliggono dando luogo ad una trama fitta di relazioni fisiche e simboliche. Lo spazio tra le aree costruite diviene una riserva di naturalità, mentre il vuoto all’interno delle unità urbane diviene il luogo della vita comune.
Negli ultimi anni si solleva energicamente il tema della rigenerazione urbana, che nasce da un punto di partenza molto semplice: le città sono piene di spazi ed edifici inutilizzati, e questi vuoti urbani possono rappresentare un’occasione, un’opportunità, un cambiamento. Ex uffici, ex scuole, ex mercati, ex depositi ferroviari, ex caserme… in questo specifico contesto ex capannoni senza alcuna funzione, un patrimonio fisico senza destino. Contemporaneamente emergono nuovi bisogni derivanti da nuovi soggetti sociali che usano gli spazi trasformandoli in luoghi.

L'occasione del vuoto - Colli Euganei

Leggere la città in negativo, come un giustapporsi di spazi aperti e spazi costruiti, pieni e vuoti, è divenuto lo stimolo progettuale per una nuova immagine della città, più a contatto con le esigenze della vita contemporanea. Per l’architettura e l’urbanistica si propone così un nuovo compito in apparenza laterale, tra le righe: non tanto definire le attività e le forme, ma piuttosto consentire che ciò che è inatteso possa manifestarsi. Chi si occupa dello spazio urbano si trova così a esplorare e a stimolare il modo in cui avvengono le relazioni, piuttosto che progettare la sede in cui vengono depositati gli oggetti fisici.

Nei confronti di queste aree della città contemporanea, caratterizzate dall’assenza di spazi pubblici in grado di rappresentare e strutturare le sue parti, risiede latente la possibilità di un’architettura comune, fatta di luoghi aperti all’informazione, alla cooperazione, all’incontro, allo scambio culturale, alla creatività. L’obiettivo, sicuramente ambizioso, è di iniziare a formare uno spazio urbano non banalmente flessibile o generico, bensì comprensibile e allo stesso tempo disponibile all’uso e alla compresenza di diverse attività, caratteristiche fondamentali affinché un luogo possa diventare non solo una parte compiuta di città, ma assumere un carattere comunitario. Alcune parti di città, alcuni pezzi urbani “scartati”, alcuni “ex-qualcosa” che, a causa dei cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, risultano non più funzionali, se opportunamente ripensati possono avere ancora grandi potenzialità di valorizzazione collettiva.

Un’occasione strutturata e consapevole di rigenerazione urbana attuata nel brano di territorio di cui stiamo parlando si sta compiendo: nuovi soggetti rispondono a nuovi bisogni, approfittando del vuoto come opportunità. Stiamo parlando dell’Associazione Culturale Khorakhanè che ha stabilito la sua sede nel Laboratorio Culturale I’M, un ex capannone sfitto della zona artigianale di Abano Terme, una good practice ancora in evoluzione. Al posto del vuoto troviamo ora un luogo di formazione, aggregazione, empowerment giovanile e integrazione sociale costituito da diverse aree: uno spazio coworking in cui ideare e sviluppare progetti, dove si fondono e si sostengono a vicenda sensibilità, percorsi personali e competenze specifiche; una grande area dedicata alla realizzazione di eventi artistici, musicali e di approfondimento culturale; un laboratorio artigianale in cui dare sfogo alla propria creatività attraverso i principi del riuso e del riciclo; una sala polifunzionale che ospita riunioni di associazioni, laboratori, corsi; un giardino arredato con sedute e luci costruite dai soci, anch’esso sede di eventi e rassegne. Questo esempio di pratica di rigenerazione urbana, oltre a limitare un consumo ulteriore del suolo, vuole costruire una traiettoria che si introduca nella comunità attraverso processi di innovazione, nuovi modelli economici sostenibili, pratiche culturali e artistiche inedite che si collocano al di fuori dalle offerte del mercato ordinario.
La rigenerazione urbana, letta attraverso le nostre parole e i nostri esempi, contestualizzata nel territorio in cui abitiamo, è una sfida che necessita di un dialogo continuo tra soggetti profit e no profit, tra amministrazione pubblica e soggetti privati, per rispondere a nuovi bisogni sociali culturali ed economici del nostro tempo, anche attraverso l’appropriazione del vuoto.

L'occasione del vuoto - Colli Euganei

The place become space

In un armonioso equilibrio tra linguaggio tecnologico e forme visive si colloca il lavoro di Martìn Romeo, artista multimediale Italo-Argentino con un piede a Venezia e l’altro intorno al mondo, insegnando nuove forme artistiche connesse alla tecnologia. L’interazione tra le sue opere e l’uomo è componente essenziale per il compimento delle stesse, e quando l’elemento umano incontra quello digitale il nostro artista è in grado di generare musica, luci, profumi, immagini, ripercorrendo brani della vita quotidiana, concretizzandosi nello spazio che ci circonda. Con lo scopo di manifestare ciò che è latente all’interno di uno spazio, abbiamo scelto l’opera The place become space. Le foto sezionano in quattro parti la facciata di un edificio inconcluso della zona artigianale: il vuoto di questo spazio è stata occasione per Martìn Romeo per riadattarlo e attribuirgli una nuova prospettiva.

Come si manifesta l’opera che hai pensato per questo specifico spazio?

Il percorso è stato quello di selezionare un edificio in disuso della zona artigianale, suddividerlo in parti uguali e stamparlo in lunghe strisce, e attraverso la proiezione di una serie di azioni eseguite dall’uomo riattivare lo spazio. Lo scopo finale è quello di popolare l’edificio con figure umane ed è l’uomo stesso attraverso l’interattività che si proietta virtualmente, in tempo reale, in quello spazio attraverso la tecnica del Point Clouds (nuvola di punti). In questo modo si permette di mantenere il volume tridimensionale del corpo per rigenerarlo altrove.

Martin Romeo L'occasione del vuoto - Colli Euganei

Lo spazio è il supporto per i tuoi lavori, che si compiono in esso e su di esso. Come ti relazioni con ciò che ti circonda attraverso i tuoi linguaggi artistici?

Lo spazio è la superficie di cui la luce, il digitale necessita per rappresentare, mostrare e depositare contenuti. Il mio intervento è di dialogo con il luogo, nel tentativo di trovare un equilibrio tra la forma e la tecnica; così facendo l’una non intacca il significato dell’altra e viceversa, ma bensì si raccontano. Una caratteristica affascinante per me è la versatilità del medium tecnologico per il suo nucleo effimero, che permette di combinarsi con qualsiasi disciplina e settore.

La quasi totalità dei tuoi lavori fa dell’interazione uomo-tecnologia un aspetto fondamentale. Quale progetto stai sviluppando in questo momento?

Lo strumento delle nuove tecnologie mi permette di esprimermi al meglio grazie alla sua radice sperimentale. In questo senso mi piace variare e mettermi alla prova per scoprire nuove modalità di progettazione. Infatti, in questo momento sto lavorando a un progetto che si distacca dai precedenti per la sua composizione: Ephemera, totalmente costruita con materiali bio-organici, distilla l’immagine scelta dal visitatore dal suo Smartphone per ricavarne l’essenza olfattiva e condividerla nello spazio. Continuando su questo versante di materiali alternativi, sono stato invitato a partecipare al Padiglione Italia di Expo in Kazakistan 2017 con un progetto interattivo che tratta i temi delle energie rinnovabili.

PRESENTAZIONE AAA

«L’ambiente è l’anima delle cose». Siamo Sara Pedron, Barbara Scalzotto, Sebastiano Roveroni, Marco Stecca e Alen De Cesare. Siamo progettisti culturali, storici dell’arte, architetti, insegnanti, fotografi. Siamo abitanti di un ambiente, il territorio euganeo, che ha tutto il potenziale per attribuire una valenza unica alle “cose” che lo abitano. Attraverso la descrizione e realizzazione di buone pratiche architettoniche e artistiche tenteremo di rileggere le “cose” che ci circondano, poiché se ciò che ci circonda costituisce veramente l’anima delle cose, è compito di chi le vive contribuire alla costruzione di un ambiente pregno di significati e carico di nuove prospettive.

Scriveteci qui: aaacollettivo@gmail.com