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Piante Alloctone

Broussonetia_papyrifera_maybe - Colli Euganei

Piante Alloctone

Naturalizzate o invasive, di antica o recente diffusione nel Distretto Euganeo

La presenza di specie alloctone inselvatichite nel Padovano è documentata fin dal XVI secolo. Il medico e fisico tedesco Gaspar Ratzemberg, durante un viaggio in Italia, all’epoca studente, nel 1559, compone un erbario nel quale si conserva un campione di gladiolo delle messi (Gladiolus italicus) raccolto nei campi padovani. Appena due anni dopo Luigi Squalerno (allora prefetto dell’Orto dei Semplici di Padova) attesta, tra Este e Monselice, la presenza dell’alchechengi comune (Alchechengi officinarum) e del cencio molle (Abutilon theophrasti) una malvacea di origine asiatica, oggi diffusa come infestante soprattutto nei campi di mais. In un saggio famoso “Historia plantarum universalis” apparso postumo nel 1651, riportante le esplorazioni compiute in Italia (probabilmente durante gli ultimi decenni del ’500) il botanico svizzero Johann Bauhin annota, come ritrovata sugli Euganei, una fabacea oggi largamente naturalizzata: la galega (Galega officinalis). Durante il ’700 il Distretto Euganeo troverà numerosi appassionati che saliranno le sue balze: uno fra tutti è il farmacista veneziano Giovanni Girolamo Zannichelli il quale, tra le numerose specie rinvenute, osserva alcune forestiere nuove: l’euforbia catapuzia (Euphorbia lathyris), la cardiaca comune (Leonurus cardiaca) e tre piante ampiamente naturalizzate in seguito: il fiordaliso delle messi (Centaurea cyanus), l’erba medica (Medicago sativa) e l’avena selvatica (Avena fatua).

asminum-nudiflorum - Colli Euganei

Durante il XIX secolo, a partire dal botanico boemo Gaspar von Sternberg (1806) che visitando i Colli nota l’asiatico melograno (Punica granatum) inselvatichito ad Arquà Petrarca, le segnalazioni di neofite, ovviamente, anche in corrispondenza con la nuova dinamica mondiale dei movimenti delle merci e delle persone, nel Padovano si intensificano e diventano numerose. Passano alcuni anni ed è attivo Girolamo Romano, che svolge esplorativa e, a partire dal 1823, segnala numerose entità alloctone. Alcune di esse come il cerfoglio selvatico (Anthriscus cerefolium), il gittaione (Agrostemma githago), il cren (Armoracia rusticana), il giaggiolo paonazzo (Iris germanica), il salice piangente (Salix babylonica), il lillà (Syringa vulgaris), il sorgo comune (Sorghum halepense: flagello degli agricoltori), la canna domestica (Arundo donax), il gelso bianco (Morus alba), la veronica comune (Veronica persica), provengono dai vari angoli del mondo e altre come l’amaranto prostrato (Amaranthus deflexus), l’amaranto comune (Amaranthus retroflexus), la veronica pellegrina (Veronica peregrina), la robinia (Robinia pseudoacacia), l’amaranto pannocchiato (Amaranthus cruenthus), l’astro a foglie di salice (Symphyotrichum salignum), l’uva turca (Phytolacca americana), lo stramonio comune (Datura stramonium) e il fico d’india nano (Opuntia humifusa) sono di sicura origine americana.

Alcea-rosea - Colli Euganei

Oggi tutte queste sono naturalizzate o invasive in tutta l’area che si estende tra gli Euganei e la pianura compresa nel territorio dei comuni collinari. Durante i decenni successivi le segnalazioni di piante esotiche si susseguono da parte di vari autori. Di queste e di quelle avvenute in precedenza, sia per il Padovano sia per Euganei, introdotte casualmente o presenti in seguito a coltivazioni, all’inizio del secolo successivo, all’interno dell’opera di Béguinot “Flora padovana”, appare una rassegna documentata, in cui vengono citati, in particolare, i ritrovamenti di alcuni botanici illustri: Pietro Arduino, Ciro Pollini, Vettore Trevisan, Roberto De Visiani, Andrea Saccardo, Giacomo Bizzozero, Pio Bolzon, Adriano Fiori, Ugo Ugolini, Giovanni Zanardini e Augusto Béguinot stesso. Il dato che balza agli occhi immediatamente durante la lettura del libro del cattedratico romano, è che un’intensa attività molte specie, al tempo osservate come avventizie o presenti in pochi esemplari in aree ristrette, attualmente, nel Padovano, si sono propagate un po’ ovunque e fanno parte del paesaggio agrario.
leditsia-triacanthos - Colli Euganei

Non solo, ma alcune entità allora notate all’inizio delle loro propagazione e oggetto anche oggi di coltivazione, si sono propagate al punto di diventare comuni ed emblematiche del territorio. Basti pensare all’acero americano (Acer negundo), al gelso della carta (Broussonetia papyrifera), all’ailanto o albero del Paradiso (Ailanthus altissima) e allo spino di Giuda (Gleditsia triacanthos). Considerando sia le specie introdotte a proposito sia quelle arrivate per caso, tra ’800 e inizio ’900, attualmente, oltre a quelle citate come estremamente appariscenti, se ne osservano moltissime, soprattutto erbacee, o meno vistose ma, comunque, naturalizzate o, non di rado, invasive. Le più numerose sono sempre quelle giunte da oltre Atlantico: la saeppola annuale (Erigeron annuus), la vite canadese (Parthenocissus quinquefolia), la peste d’acqua comune (Elodea canadensis), la rudbeckia comune (Rudbeckia laciniata), l’astro settembrino (Symphyotrichum novi-belgii), il topinambur (Helianthus tuberosus), la yucca gloriosa (Yucca gloriosa), l’ossalide strisciante (Oxalis stricta), l’acalifa (Acalypha virginica), il falso indaco (Amorpha fruticosa), la forbicina peduncolata (Bidens frondosa), la saeppola canadese (Erigeron canadensis), l’euforbia macchiata (Euphorbia maculata), l’euforbia delle ferrovie (Euphorbia nutans), la panicella americana (Eragrostis pectinacea), la lappolina americana (Lepidium didymum), il lepidio della virginia (Lepidium virginicum), l’enagra (Oenothera biennis, gruppo), il farinello aromatico (Dysphania ambrosiodes), la nappola spinosa (Xanthium spinosum), l’azolla maggiore (Azolla filiculoides), la galinsoga comune (Galinsoga parviflora) e l’acetosella articolata (Oxalis articulata).

Symphyotrichum-lateriflorum - Colli Euganei

Pur essendo millenari i contatti tra le aree del Vecchio Continente, anche l’Asia ha continuato a far fluire nuove entità capaci di affermarsi come la paulonia (Paulownia tomentosa), la dicrocefala (Dichrocephala integrifolia), l’albero di S. Andrea (Dyospyros lotus) e l’amolo (Prunus cerasifera). Oltre a quelle elencate, l’opera di Béguinot ne attesta numerose altre di provenienza diversa o incerta: l’avena barbata (Avena barbata), il pruno selvatico (Prunus domestica subsp. insititia), la bocca di leone (Antirrhinum majus), l’avena maggiore (Avena sterilis s.l.), la forbicina bipinnata (Bidens bipinnata), l’erba cornacchia orientale (Sisymbrium orientale subsp. orientale), la Wolffia (Wolffia arrhiza), la colza (Brassica napus), il forasacco spuntato (Bromopsis inermis), lo zigolo ferrugineo (Cyperus glomeratus), l’ibisco vescicoso (Hibiscus trionum), la sanguinella comune (Digitaria sanguinalis), l’aquilegia comune(Aquilegia vulgaris), la gramigna indiana (Eleusine indica), il lepidio dei calcinacci (Lepidium ruderale), il nespolo (Mespilus germanica), il papavero a clava (Papaver dubium subsp. dubium), il papavero selvatico (Papaver argemone), il papavero comune (Papaver rhoeas subsp. rhoeas), la sigesbeckia orientale (Sigesbeckia orientalis) e la nappola italiana (Xanthium orientale subsp. italicum).

Broussonetia_papyrifera_maybe - Colli Euganei
Nei decenni successivi alla pubblicazione di “Flora Padovana” soprattutto dopo la metà del secolo, per varie zone del Veneto, è stata verificata, da parte di vari autori, l’espansione di numerose entità molto invasive, alcune ancora di sicura propagazione dovuta a coltivazioni. Tra le specie osservate sugli Euganei, prevalgono sempre quelle di origine americana: l’amaranto ibrido Amaranthus hybridus, la cuscuta dei campi (Cuscuta campestris), l’euforbia prostrata (Euphorbia prostrata), il giunco americano (Juncus tenuis), il noce nero (Juglans nigra), la vandellia delle risaie (Lindernia dubia), il panico delle risaie (Panicum dichotomiflorum), il panico capillare (Panicum capillare subsp. capillare), il panico acquatico (Paspalum distichum subsp. distichum) e l’astro annuale (Symphyotrichum squamatum). Anche dall’Asia, però, continuano ad arrivare piante a fortissimo impatto ambientale: l’assenzio dei fratelli Verlot (Artemisia verlotiorum), la buddleja (Buddleja davidii), l’erba miseria asiatica (Commelina communis), la fragola matta (Potentilla indica), il caprifoglio del Giappone (Lonicera japonica) e il poligono del Giappone (Reynoutria japonica).

Paulownia-tomentosa - Colli Euganei

A tutte queste si aggiungono il subtropicale zigolo dolce (Cyperus esculentus), il pontico crescione austriaco (Rorippa austriaca), lo scardaccione sfrangiato (dipsacus laciniatus), il senecione sudafricano (Senecio inaequidens) e il platano ibrido (Platanus hispanica). Mancava, però, una precisa visione del loro stato di diffusione. Il momento dell’avvio, nel Distretto, di una ricerca capillare sulle piante vascolari inizierà, infatti, solo verso la metà degli anni ’90 ed è da quel momento che si acquista consapevolezza sulla reale frequenza delle nuove specie immigrate. Dopo un periodo di intense ricerche, un’iniziale rassegna delle forestiere, considerate nella reale situazione di propagazione, apparirà all’interno della prima disamina moderna della flora euganea (Masin, Tietto, 2005). Un’ulteriore puntualizzazione si avrà, poi, all’inizio del decennio successivo, all’interno di una pubblicazione riguardante la flora alloctona del Veneto centro-meridionale (Masin, Scortagagna, 2012). Dallo studio risulta come elemento portante, spesso per cause accidentali un continuo incremento di nuove aliene capaci di propagazione spontanea, ma, accanto a questo, purtroppo, ancora una volta, la diffusione di piante usate a scopo ornamentale, tutte, largamente commercializzate e per le quali esiste la libera vendita, senza alcuna regolamentazione (sicuramente strumenti legislativi adeguati potrebbero rappresentare un freno alla loro invasività).

Buddleja-davidii - Colli Euganei

L’ascesa di alcune di esse è così repentina da farle diventare, localmente, nel giro di pochi anni, parte integrante del paesaggio agrario. Basti pensare a riguardo a quelle provenienti dall’America con l’amaranto tubercolato (Amaranthus tuberculatus: una vera calamità nelle golene fluviali e nelle colture irrigue), la saeppola di Buenos Aires (Erigeron bonariensis), la peste d’acqua di Nuttal (Elodea nuttallii), la saeppola di Naudin (Erigeron sumatrensis), l’euforbia di David (Euphorbia davidii), la galinsoga ispida (Galinsoga quadriradiata), la lenticchia d’acqua minuta (Lemna minuta), la porracchia a fiori grandi (Ludwigia hexapetala, capace di coprire quasi interamente gli alvei dei corsi d’acqua come, ad esempio, quelli del Canale Battaglia e del Vigenzone), il pioppo ibrido canadese (Populus x canadensis), la gramigna minore (Sporobolus neglectus), la zucca spinosa (Sicyos angulatus) e le viti americane (in particolare: Vitis berlandieri x riparia; in subordine: Vitis riparia e vitis rupestris x riparia). Concorsi vengono anche dal Mediterraneo orientale con la radicchiella di Terrasanta (Crepis sancta subsp. nemausensis) e il devastante romice crestato (Rumex cristatus).
Non mancano neppure quelle arrivate dall’Asia che, certo, non sono certo meno aggressive, con il poligono del Turkestan (Fallopia baldschuanica), il ligustro cinese (Ligustrum sinense), il bambù (Phyllostachys aurea), il ligustro lucido (Ligustrum lucidum) e la rosa giapponese (Rosa multiflora). Ludwigia-hexapetala - Colli Euganei

Altre specie, naturalizzate o capaci di creare un fortissimo influsso sul territorio in diverse parti del Veneto e dell’Italia, tra i Monti Padovani e la piana circostante sono ancora poco diffuse o hanno posto energicamente radici solo a livello locale, per ragioni ecologiche o perché stanno iniziando solo adesso la loro avanzata. Tra esse prevalgono, come sempre nel passato, le entità native del Nuovo Continente: l’ ambrosia a foglie di artemisia (Ambrosia artemisiifolia, un flagello nelle golene dei fiumi veneti), l’ammannia arrossata (Ammannia coccinea), la verga d’oro del Canada (Solidago canadensis), il baccaris (Baccharis halimifolia, un disastro lungo il litorale veneto), la bignonia selvatica (Campsis radicans), la forbicina connata (Bidens connata), la saeppola di Filadelfia (Erigeron philadelphicus, una vera piaga nella fascia delle risorgive), la sagittaria americana (Sagittaria latifolia), l’astro del New England (Symphyotrichum novae-angliae), la maonia (Berberis aquifolium), l’erba della Pampa (Cortaderia selloana), l’eragrostide verdastra (Eragrostis mexicana subsp. virescens), il panico di Filadelfia (Panicum philadelphicum), le lacrime d’Italia (Symphoricarpos albus), i fichi d’India (Opuntia stricta: talmente efficiente da domare in pochi anni tutte le aspre balze del M. Ceva ; Opuntia engelmannii: vigorosa ma fortunatamente relegata in una rupe sul M. Venda), la gramigna americana (Sporobolus vaginiflorus), il forasacco di Wildenow (Ceratochloa cathartica), il sommaco americano (Rhus typhina), la quercia rossa (uercus rubra), lo spino degli osagi (Maclura pomifera), la bella di notte (Mirabilis jalapa), lo stramonio metello (Datura inoxia), l’acetosella a coda di pesce (Oxalis latifolia), l’eliotropio (Heliotropium amplexicaule) e l’ astro misero (Symphyotrichum lateriflorum).

Symphyotrichum-novi-belgii - Colli Euganei
Naturalmente non poteva mancare il drappello di accertata origine asiatica con l’assenzio annuale (Artemisia annua, un flagello nelle golene dei fiumi veneti), la kerria del Giappone (Kerria japonica), la vite di vergine (Parthenocyssus tricuspidata), la deutzia scabra (Deutziscabra), la palma del Giappone (Trachycarpus fortunei), il cedro dell’Himalaya (Cedrus deodara), la pseudosasa giapponese (Pseudosasa japonica), il ligustro a foglie ovali (Ligustrum ovalifolium), il poligono multifloro (Pleuropterus multiflorus), la borracina sarmentosa (Sedum sarmentosum), il gelsomino d’inverno (Jasminum nudiflorum), il kudzu (Pueraria lobata subsp. montana, talmente tenace, in una cava a Treponti, da cacciare qualsiasi altro competitore), la fusaria del Giappone (Euonymus japonicus), l’olmo siberiano (Ulmus pumila) e il miglio (Panicum miliaceum subsp. miliaceum). Ai due gruppi principali si sono aggiunte, come sempre nel passato, diverse entità di varia o non adeguatamente precisata origine: l’amaranto blito minore (Amaranthus graecizans), la sanguinella cigliata (Digitaria ciliaris), il melo (Malus pumila), il pesco (Prunus persica), il giuggiolo (Ziziphus jujuba), il lauroceraso (Prunus laurocerasus, ormai affermato sul M. Rua), il biancospino lanuginoso (Crataegus submollis), il mandorlo (Prunus dulcis), il pruno domestico (Prunus domestica subsp. domestica), il visciolo (Prunus cerasus), le orecchie d’agnello (Stachys byzantina), la rubbia comune (Rubia tinctorum), la sanguinella emostatica (Digitaria ischaemum), l’edera delle canarie (Hedera canariensis), il giglio turco (Hemerocallis fulva), il pabbio a spiga rossa (Setaria italica subsp. pycnocoma), l’acetosella di Dillenio (Oxalis dillenii), la falsa ortica argentata (Lamium argentatum), la malvarosa (Alcea rosea: già indicata da Romano all’inizio dell’800), il cotogno (Cydonia oblonga), il malvone bienne (Alcea biennis), l’erba di S. Giovanni a calice persistente(Hypericum calycinum), la rorippa simile al cren (Rorippa armoraciodes) e alcune specie di enagra tra cui, in particolare: Oenothera chicaginensis, Oenothera glazoviana, Oenothera stuchii ed Oenothera latipetala. Erigeron_annuus_flowers - Colli Euganei

Sicuramente nessuno vieterà mai, date le dinamiche socio economiche avvenute nel tempo e anche perché ormai non ha più alcun senso farlo, ad esempio, la coltivazione di entità alloctone a formidabile impatto ambientale quali il pioppo ibrido canadese, in pianura messo a dimora praticamente ovunque per il legno e le viti americane che forniscono la totalità dei portainnesti per i vari vitigni della vite autoctona. Occorre, tuttavia, comprendere, senza rimpianti per il “bel mondo che fu” che la presenza di numerose piante alloctone capaci di modificare a fondo il paesaggio vegetale non può più essere ignorata, né sugli Euganei, né altrove.

Rizzieri Masin