Progetto Salvataggio Anfibi, è Tempo di Salvarli
Progetto Salvataggio Anfibi, è Tempo di Salvarli
La parola ANFIBIO deriva dalla fusione delle due parole greche ἀμφί, col significato di “doppio”, e βίος, col significato di “vita” perciò significa “doppia vita“. Tale nome è dovuto sia al fatto che il ciclo vitale degli anfibi prevede che almeno una parte della vita dell’animale venga trascorsa nell’elemento acquatico, sia al fatto che la maggior parte delle specie presenta una fase larvale dall’aspetto piuttosto diverso da quello della fase adulta, alla quale l’animale giunge tramite metamorfosi.
Gli anfibi, assieme a pesci, rettili, insetti, sono animali così detti a “sangue freddo”, perciò la loro temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno. Cio’ determina dei vantaggi per loro: in presenza di temperature ottimali riescono ad avere un metabolismo ottimale senza sprecare energie per la loro termoregolazione; hanno maggiore capacità di sopportare periodi di scarsità di cibo e quindi di digiuno; hanno una maggiore durata di vita. E degli svantaggi: sono sensibili alle variazioni di temperatura; non possono vivere in ambienti freddi e quindi popolare zone ghiacciate (poli terrestri); hanno minori performance fisiche (soprattutto in termini di resistenza).
Per questo quando è freddo questi animali sono “costretti” ad andare in letargo cioè scelgono un luogo adatto, sotto terra, dentro legni marcescenti, sotto uno spesso strato di foglie morte, sotto la legnaia. Essi abbassano le loro attività corporee fino quasi a non percepire più il battito cardiaco, e “dormono” aspettando l’arrivo della primavera. Con le prime piogge di fine febbraio-marzo alcune specie si “risvegliano”, altre lo faranno nei mesi successivi anche in base alla quota in cui vivono.
Anche d’estate se fa troppo caldo fanno delle pause per proteggersi, vanno in “estivazione“, cioè dormono per cercare di proteggersi dal caldo perchè hanno una pelle delicata che non funge da isolante per questo le temperature estreme non le sopportano, si disidratano oppure congelano.
Diverse specie di Anuri sono in grado di produrre tossine come mezzo di difesa verso i molti predatori. Ad esempio i rospi comuni posseggono grandi ghiandole velenifere ai lati della testa, le ghiandole paratoidi, che producono la Bufonina, una tossina altamente tossica se iniettata, ma che produce soltanto irritazione al contatto con le mucose: occhi, naso, bocca. Per questo alcuni animali che se ne nutrono, esempio il tasso e/o la puzzola, hanno imparato a rigirare la pelle dell’anfibio come un guanto per mangiarsi l’interno evitando di essere irritati dalla pelle).
Altri anuri possono essere altamente pericolosi, come le piccole rane colorate diffuse nel centro e nel sud America (da noi non ci sono rane, e comunque anfibi in genere, pericolose, anzi le nostre rane hanno così poca tossicità che fin dall’antichità venivano mangiate). Il veleno di queste rane è tossico al contatto e può essere assorbito attraverso la pelle, viene usato dalle popolazioni Indios per avvelenare le frecce. Gli effetti del veleno degli Anuri variano dal causare irritazione o allucinazioni, convulsioni, fino a produrre danni al sistema nervoso ed a quello circolatorio. Molti predatori hanno sviluppato tolleranza a questi veleni e tollerano alti livelli di tossine, altri, uomo incluso, possono esserne seriamente intossicati. La pelle degli anfibi di solito presenta dei colori molto evidenti e dal forte contrasto (rosso, giallo, blu, accompagnato da varie macchiettature nere) allo scopo di avvertire i potenziali predatori della loro pericolosità (fenomeno dell’aposematismo).
Innanzi tutto la nostra sicurezza!
Le zone in cui operano i volontari sono spesso scarsamente o per nulla illuminate perciò è fondamentale essere visti dagli automobilisti, indossare sempre il giubbetto catarifrangente obbligatorio, non effettuare movimenti veloci ed inconsulti all’arrivo delle auto.
Segnalare la propria presenza con la torcia senza puntarla negli occhi dell’automobilista ma a terra con movimenti a dx e sx.
Non lanciarsi all’inseguimento di un animale senza prima aver verificato che la strada sia libera.
Fare riferimento ai volontari più esperti per sapere quali siano le particolarità del luogo, gli eventuali pericoli, la conformazione del suolo, le consuetudini già sperimentate.
– Gli anfibi si svegliano ed escono dal letargo a fine inverno, quando le temperature serali raggiungono gli 8-9 gradi di temperatura, e la migrazione prosegue generalmente fino alle prime settimane di aprile. Molto dipende dalle condizioni atmosferiche. Se la stagione sarà calda e/o piovosa il fenomeno potrebbe esaurirsi in poche settimane, al contrario con una stagione fredda e/o asciutta, potrebbe protrarsi anche per più di due mesi. Gli anfibi amano l’acqua e l’umidità perciò la loro migrazione sarà più copiosa in serate umide e piovose.
– La migrazione comincia con il calar della luce, all’incirca dalle ore 18:30 e termina, a seconda delle condizioni di temperatura e umidità della serata, alle ore 22:00/23:00 ca. I salvataggi avvengono perciò negli stessi orari: dalle ore 18:30 (è importante essere puntuali per incontrarsi e dividersi i tratti) alle ore 22:30 ca. In alcune serate di flusso abbondante di anfibi la migrazione, e perciò anche i salvataggi, possono protrarsi anche oltre la mezzanotte.
– La prima sera è sempre bene aggregarsi a chi si trova già sul posto in modo da apprendere le modalità dei salvataggi da chi ha già pratica, prendere confidenza con la zona e conoscere quali sono i luoghi dove gli anfibi vengono depositati.
– Quando sì sarà più pratici nei salvataggi sarà bene invece lavorare da soli o al massimo in due in modo da monitorare bene tutta la zona. Questo è molto importante, perché spesso viene naturale aggregarsi e chiacchierare durante la raccolta, ma ciò soprattutto nelle serate di grande afflusso è causa di morte per gli anfibi, in quanto nei tratti che non sono coperti da reti (ingressi di cortili, incroci, ecc) se non si è tempestivi nell’intervenire a raccoglierli finiscono schiacciati in strada e più gente c’è distribuita lungo i tratti più aumenta il controllo. Questo diventa fondamentale quando la sera ci sono molti anfibi e pochi volontari (generalmente quando piove).
– Il monitoraggio degli anfibi dietro le reti deve avvenire con buon passo, si raccolgono gli anfibi ben visibili a ridosso della rete o nelle vicinanze, gli altri che non si vedono bene arriveranno. E’ sperimentato che si salvano più anfibi in questo modo che cercandoli col lanternino come se andassimo a funghi.
– Più attenzione invece dove le reti si interrompono, bisogna guardare bene anche nelle stradine e nei cortili dirimpetto alla strada principale.
– E’ importante mentre si cammina tenere sempre d’occhio la strada (per questo serve una torcia con un buon fascio, per vedere anche da lontano). Succederà purtroppo che qualcuno ce lo schiacceranno “sotto gli occhi” o a poca distanza, perché non ci eravamo accorti dell’anfibio in strada. Bisogna sempre guardarsi intorno.
– Quando si depositano gli anfibi nel luogo di riproduzione bisogna sempre stare molto attenti a dove si cammina per non pestarli. In serate di grande afflusso ce ne saranno moltissimi perché verranno depositati dai volontari più volte.
– Per la loro salute gli anfibi devono essere maneggiati il meno possibile e mai a mani nude, se si opera su più siti durante lo stesso giorno aver cura di disinfettare secchio, guanti e se possibile anche le scarpe per evitare di diffondere pericolose infezioni tra la popolazione animale, effettuare questa pratica comunque alla fine di ogni serata.
La rilevazione del numero degli esemplari
Un’importante funzione che ricopre il nostro gruppo è quella scientifica, il monitoraggio degli esemplari in termini qualitativi e quantitativi ci consentirà di fornire dati preziosi per la salvaguardia delle specie e per far sapere alle istituzioni l’entità del lavoro svolto dai volontari.
Non dimenticate di contarli quando svuotate il secchio nel sito di riproduzione.
Nel sito è presente una sezione “Registrazione salvataggi” in cui vanno inseriti dei dati specifici che, raccolti ed elaborati, serviranno per le analisi sulla fauna e per gli interventi futuri sia locali che nazionali.
Info:
Lipu Padova:
Tel. 049 8648957
Facebook: LIPU Padova
Mail: padova@lipu.it
www.sosanfibi.it