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Quando il Presepe era fatto di Muschio

Quando il Presepe era fatto di Muschio

bimbi vintage

«Tanti anni fa, quando ero bambino, (ora ho 70 anni) mi ricordo che per Natale, preparare il presepe era un rito, era una festa, con poche statuine di gesso colorato, c’erano le pecorelle, i pastori, il bue e l’asinello dentro una capannina, col bambinello, San Giuseppe e la Madonna. Ma uno dei momenti speciali era la ricerca del muschio, io abitavo in campagna e a quel tempo le stagioni funzionavano ancora, perciò i fossi in quel periodo erano ghiacciati ed anche le zone fresche di pianura dove si poteva trovare il muschio. Bisognava allora spostare le proprie ricerche in collina. La Rocca di Monselice, a settentrione, in alcuni angoli riparati, aveva un muschio speciale, bellissimo, che poi più tardi ho imparato anche a chiamare per nome: Polytrichum formosum, esso è uno dei muschi più comuni nelle nostre zone boschive.
Polytrichum_formosum_in_nature_reserve_Skocicky_hrad_in_spring_2013_(2)

Era bello preparare il presepe, era l’unica cosa che assieme alla calza della Befana ci ricordava le festività Natalizie. Non era ancora entrato in vigore, almeno da noi, nei piccoli paesi di periferia la tradizione dell’albero di Natale e il panettone e le luci colorate, che ora illuminano le vie dei centri abitati.

natale bimbi

Invece io mi ricordo il lume a petrolio e una stufa a legna che faceva più fumo che calore e mio padre che arrivava in bicicletta con un sacco di legna sul manubrio, per alimentarla, onde alleviare le sofferenze causate dai dardi del gelo-inverno. Erano tempi difficili, per andare a scuola alle elementari dovevo fare tre km e mezzo a piedi all’andata e altrettanti al ritorno e faceva un freddo terribile, non c’erano guanti per proteggere le mani e le calzature portate erano le “sgalmare”, una specie di calzature chiodate, che non ti salvavano dalle “buganze” (i geloni).

Era difficile, ma si era felici lo stesso, forse più di adesso, perché il mondo era più puro, meno contaminato e poi i contatti umani erano più sinceri. Se dovessi scegliere, fra il tempo di allora e quello di adesso, non avrei dubbi, mi piacerebbe tornare indietro, al tempo che non esisteva ancora “la terra dei fuochi”, non era venuto il disastro di Cernobil, nei corsi d’acqua si poteva pescare e consumare il pesce preso e gli alimenti non avevano ancora conosciuto il “transgenico”, l’ambiente era più puro. Dove stiamo andando? Dove andremo a finire? Povere generazioni umane future, poveri figli, costretti a subire la negligenza e l’incuria dei padri perpetrata senza scrupoli e senza ritegno senza pensare a quello che andrà in eredità alla loro progenie. Ma io sono fiducioso, ed anche in questo Natale, assieme al muschio, raccoglierò speranze e sogni… per rendere più verde e vero il futuro dei nostri figli».

cartoline natale

 

Gastone Cusin

ph. tratte dal web