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Un Movimento Spontaneo per Salvare il Parco dei Colli Euganei

Un Movimento Spontaneo
per Salvare un “Bene Comune”
del Nostro Territorio si Oppone
allo Smantellamento del
Parco Regionale dei Colli Euganei


Doppia Intervista a Francesco Miazzi uno dei portavoce del
Coordinamento Associazioni Parco Colli Euganei e a
Gianni Sandon uno dei portavoce del Comitato Difesa Colli Euganei

Francesco Miazzi uno dei portavoce del Coordinamento associazioni Parco Colli Euganei

 Intervista a Francesco Miazzi

Che cosa sta succedendo al Parco Regionale dei Colli Euganei?

Il Consiglio regionale del Veneto, con la recente approvazione dell’art. 70 della Legge Regionale 30 dicembre 2016, n. 30 “Collegato alla legge di stabilità regionale 2017”, sta mettendo in atto un pericoloso tentativo di smantellare il Parco Regionale dei Colli Euganei. Accogliendo l’emendamento proposto da alcuni Consiglieri regionali (che prendono a pretesto il problema dei cinghiali per creare una sorta di liberatoria per la caccia) si punta in realtà alla disgregazione totale del Parco. Con questo provvedimento, infatti, sono state cancellate le norme del Piano Ambientale, lo strumento di governo del territorio del Parco in termini di sostenibilità e sviluppo, ottenuto in anni di confronto con tutti i soggetti coinvolti. L’area del Parco Regionale dei Colli Euganei viene ridotta ai soli “cocuzzoli”, trasformando l’area restante (quasi 80% dell’area Parco attuale!) in semplice “area contigua”, esclusa quindi dai vincoli e dalle tutele oggi ricadenti nel Parco. Con la stessa legge, alla Giunta Regionale sono stati concessi appena 90 giorni di tempo per definire, d’intesa con i Comuni del Parco, la modifica della planimetria del Parco stesso. L’applicazione di questo provvedimento andrebbe a determinare danni ambientali e paesaggistici enormi, colpendo quella parte di economia collegata alle produzioni agricole di qualità, al turismo locale e a tutto quel tessuto sviluppato in questi anni grazie al Parco. E, aspetto non secondario, farebbe uscire le cementerie dall’area Parco spianando la strada alle richieste dei cementieri (vedi CSS-C).

Quali sono le motivazioni?

La presenza dei cinghiali crea notevoli danni economici alle coltivazioni, all’ambiente naturale, oltre che costituire un pericolo per l’incolumità delle persone. Tutti riconoscono questa realtà. Ma esistono già le possibilità concrete per ridurre la presenza dei cinghiali: gli articoli della legge quadro sui Parchi (L. n. 394/1991), ad esempio, da sempre consentono prelievi e abbattimenti faunistici da parte del personale del Parco o di persone espressamente autorizzate. Basta solo saperli e volerli usare.

Quali sono i rischi?

È innanzitutto ben chiaro a tutti che l’apertura indiscriminata della caccia in un territorio così antropizzato e frequentato, potrebbe aggravare seriamente i rischi per l’incolumità delle persone: questo fatto, dovrebbe spingere tutti a ricercare in prospettiva metodi alternativi per il contenimento e la riduzione di questa o altre specie. Risulta, inoltre, del tutto evidente che ridurre il perimetro del Parco risponde a ben altre finalità che a quella della riduzione della presenza dei cinghiali, come ad esempio una ulteriore cementificazione del territorio e l’insediamento di attività inquinanti. Ridurre i confini del Parco, rappresenta un’evidente scelta sbagliata e poco lungimirante che potrebbe minare alla radice l’unitarietà del paesaggio euganeo, riconosciuto a livello internazionale come bene unico e irripetibile. Colpire il disegno unitario del Parco significa, infatti, far morire sul nascere prestigiosi obiettivi come quelli riguardanti l’istituzione del Biodistretto, la candidatura Mab-Unesco, l’organizzazione unitaria Terme-Colli dell’OGD. Il Parco nel suo complesso, in definitiva, rappresenta un valore aggiunto non solo per la tutela per l’ambiente e il paesaggio, ma anche per il futuro delle comunità, delle aziende e delle imprese che in quest’area hanno investito da tempo e generano ricchezza in termini di produzione di occupazione e di offerta di prodotti prestigiosi.

Qual è la risposta?

Sulla convinzione che il Parco vada gestito in modo responsabile e attento sia alle esigenze di salute e di lavoro dei residenti sia alla estesa valorizzazione del territorio e delle sue potenzialità è nato un forte Movimento dal basso – composto di amministratori, associazioni, comitati, categorie economiche e semplici cittadini – che con la parola d’ordine “Salviamo il Parco dei Colli Euganei” sta sviluppando una serie di manifestazioni alle quali partecipano centinaia e centinaia di persone. È un Movimento che non intende certo difendere la mala gestione che ha caratterizzato molti aspetti della vita dell’Ente, con responsabilità dirette sia della Regione Veneto che non ha saputo e voluto avere un ruolo propulsivo di sviluppo sia, evidentemente, di presidenti e consiglieri che si sono dimostrati incapaci di dare valore a uno strumento che poteva portare benefici notevoli a tutti i residenti. È un Movimento che punta a valorizzare un Parco come “bene comune” che possiede in sé strumenti di sviluppo positivo per una economia sostenibile dal punto di vista ambientale ed umano

Gianni Sandon uno dei portavoce del Comitato Difesa Colli Euganei

Intervista a Gianni Sandon


Cosa è emerso dal tavolo tra i Sindaci dei Colli Euganei e l’assessore regionale C. Corazzari?

È emerso innanzitutto che tra la posizione dei Sindaci e quella dell’assessore c’è una grande distanza. Lo ammette lo stesso assessore che nel suo comunicato post incontro scrive, già nel titolo: “con i sindaci per la nuova zonizzazione posizioni diverse ma non inconciliabili”. E nel testo del comunicato richiama questa diversità di posizioni per ben altre due volte. Tradotte dal politichese queste dichiarazioni confermano che sindaci e assessore, cioè Regione, sono su posizioni nettamente diverse. In effetti, e fortunatamente, la grande maggioranza dei sindaci (almeno 12 su 15, e indipendentemente dall’orientamento politico) è nettamente contraria alla riperimetrazione del Parco come proposto dalla Regione col provvedimento del 30 dicembre scorso. Provvedimento peraltro assai discutibile: un articolo di legge inserito nel “Collegato alla legge di stabilità 2017” con un procedimento che rappresenta, detto in parole povere, una specie di “trucco” per far passare leggi senza il consueto iter che prevede passaggi vari con discussioni e confronti. L’articolo approvato è “l’emendamento Berlato” (o Berlato-Barison ricordando anche il secondo firmatario), parzialmente riveduto dalla Giunta. Questo articolo stabilisce che invece che entrare in vigore subito – come avrebbero voluto Berlato-Barison – la riduzione del perimetro del Parco deve essere “contrattata” coi sindaci, ai quali sono stati dati i 90 giorni di tempo per pronunciarsi. È appunto per questo adempimento imposto che si sono ritrovati i sindaci.

Cosa cambierà per il Parco dei Colli Euganeise si ridefiniscono i confini e quali sarebberole conseguenze?

Personalmente mi auguro che questa ridefinizione dei confini non passi affatto, almeno nei termini in cui è stata proposta. Se passasse, nelle aree escluse praticamente decadrebbe il Piano Ambientale. E col Piano decadrebbero sia importanti norme di tutela, che la previsione di qualificanti progetti di valorizzazione che il Piano prevede (come i vari progetti delle “porte” del Parco, cioè di aree da riqualificare in termini urbanistico-ambientali ma anche di valorizzazione turistico-culturale). Maggiori pericoli insomma e minori opportunità di valorizzazione. Val la pena di ricordare che questo perimetro che si vorrebbe modificare con tanta frettolosa superficialità è il frutto di scelte e analisi serie e approfondite, ben documentate negli elaborati del Piano.

Cosa porterà nel territorio il percorso di Revisione del Piano Ambientale proposto?

Per tentar di rispondere diventa indispensabile a questo punto un chiarimento (che forse sarebbe stato da fare subito) perchè in realtà ci si sta muovendo su un terreno dove regna una grande confusione. Si sta parlando di un provvedimento del tutto eccezionale e anomalo anche nella procedura: la modifica di un Piano urbanistico con l’obiettivo di consentire in una parte del territorio la caccia (e non solo ai cinghiali!). Già è del tutto anomala (e a nostro avviso anche in contrasto con varie normative) l’operazione di cambiare in questo modo i confini, ma almeno non si cambiassero le carte in tavola cercando di nobilitare questa balorda operazione con pretestuose giustificazioni. È evidente infatti il clamoroso contrasto di questa operazione quantomeno con altre iniziative della stessa Regione. Già dal 2012, in particolare, la Giunta regionale ha avviato, con un apposito disegno di legge, una riorganizzazione dei parchi regionali, tra i quali in primis quello dei Colli Euganei. Ed è proprio in vista di questa riorganizzazione che la Regione ha provveduto a sospendere già dal 2012 la nomina del direttore dell’Ente e che ha deciso dal maggio scorso la misura, invero priva di vere motivazioni, del commissariamento dell’Ente stesso. Ebbene, proprio alla vigilia della ripresa, con un ritardo di quasi 5 anni, della discussione di questo disegno di legge che dovrebbe decidere il futuro anche del nostro Parco, con un colpo di mano tanto improvvisato, quanto deleterio, ha avviato questa sconcertante “operazione” (avallata purtroppo anche da altri consiglieri della maggioranza). Col risultato disorientante che tra qualche giorno ci si troverà a discutere contemporaneamente, ma su tavoli e con procedure diversi, di questi due contrastanti provvedimenti. Con la fin troppo facile previsione che sarà la confusione a dominare il panorama dei lavori. Tanto più poi che lo stesso disegno di legge della Giunta, oltre ad essere assai pericoloso per tanti aspetti, contiene di per sé, a sua volta, non pochi elementi di confusione (per esempio tra regole “quadro” per tutti i parchi regionali e regole relative a singoli parchi già istituiti, come il nostro dei Colli). Chiaro che in questa situazione diventa impossibile prevedere dove si andrà a parare. Il nostro timore di fondo è che invece di puntare a far funzionare meglio il Parco (come sarebbe più che opportuno perchè è indubbio che specialmente negli ultimi 10 anni il Parco ha funzionato malissimo) lo si mantenga in vita ma togliendogli in pratica tutte le competenze, esclusa quella di gestire i cocuzzoli dei Colli. Danno e beffa insomma!

Quali sono le possibili proposte alternative per contenere o risolvere il problema dei Cinghiali negli Euganei?

In fondo le indica lo stesso assessore Corazzari sempre nel solito comunicato citato inizialmente. “Per quanto riguarda il contrasto alla proliferazione dei cinghiali – sostiene infatti – questa è una attività già pienamente in atto che vogliamo però ulteriormente rendere più incisiva”. E per inquadrare, nella sostanza, la situazione basterebbe riflettere su due cifre: nell’appena trascorso 2016 di cinghiali il Parco ne ha catturati 1124 mentre nel 2015 ne aveva catturati appena 315 . Perchè tanta differenza? Per un motivo ben preciso: la Regione nel 2015 aveva interrotto i finanziamenti costringendo così il Parco a sospendere le operazioni (bisogna tener presente che il Parco non ha fondi propri, ma solo quelli che riceve dalla Regione). C’è poco quindi, mi pare, da aggiungere. Se non che servirebbe meno disinvoltura (ma chissà se è solo questa) da parte soprattutto della Regione e un po’ più di vero interesse ad affrontare e risolvere i tanti problemi di questo nostro Parco. Per fortuna ci sono tanti segnali positivi di reazione da parte del territorio e noi, come associazioni, stiamo programmando molte iniziative per tener viva e alimentare questa reazione. E ci domandiamo se la Regione ha proprio interesse a insistere su questa strada. Domanderemo esplicitamente anche al presidente regionale di battere un colpo!

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Facebook: Movimento Civico Cambiamo Aria

Giada Zandonà