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San Giorgio in Valle Prima di S.Giorgio

Panoramica Valle San giorgio - Colli Euganei

San Giorgio in Valle Prima di S. Giorgio:
i santi Felice e Fortunato della
chiesa vecchia

Sul muro laterale della chiesa di Valle San Giorgio sono infissi nove frammenti di iscrizioni lapidee di VIII-IX sec., sette dei quali ricomponibili a formare il testo CVMCVRRITE AD AVLA AVGVS[TA MA]RTIRVM FELICI ET FORTVNATI, SEO EREDES DEI S[EO COHEREDES CHRISTI … PA]CEM MAR[TIRVM … SIT DO] MINVS BENEDICTVS e altri due relativi invece a un altro testo meno perspicuo […]ORE SANCTE S[…].
Gran parte di tali frammenti (di un decimo resta solo memoria scritta), pur dispersi in vari luoghi, sono sempre rimasti a Valle, mentre altri due nel XIX sec. erano stati ceduti al Museo Atestino e solo verso il 1922 la serie venne ricomposta e murata dove ora si trova. Il testo principale riprende al centro un passo della lettera di san Paolo ai Romani (8, 17: “coloro che sono guidati dallo Spirito sono figli di Dio … e se siamo figli siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo”) e nell’insieme accenna a una chiesa dedicata ai martiri Felice e Fortunato, dove la pietra fungeva probabilmente da architrave della pergula lunga oltre 6 metri separante l’aula destinata ai fedeli dal presbiterio. Si trattava verosimilmente dell’antico luogo di culto di cui il 31 maggio 1571 restavano ancora pochi avanzi e a proposito del quale il verbale della visita pastorale alla chiesa di San Giorgio di Valle di Sotto, effettuata quel giorno dal vescovo di Padova Nicolò Ormaneto, così annota, alternando latino e volgare: “e regione suprascriptæ ecclesiæ sunt vestigia oratorij, et iste locus vocatur la chiesa vecchia. Reverendissimus dominus episcopus iussit che siano getate giù quelle muraglie et fattovi un sacello, et si accomodi che li animali non vi possino entrare”. Secondo la Passio di IV-V sec., Felice e Fortunato erano due fratelli vicentini, forse soldati imperiali di stanza presso Aquileia, città dove nel 303-304, durante le persecuzioni di Diocleziano e Massimiano, furono denunciati come cristiani, arrestati e decapitati dopo un sommario processo (durante il quale stranamente si dissero originari de vicino loco non longe de hac civitate) e varie torture.

 Chiesa di San Giorgio lapide laterale - Colli Euganei

Valle San Giorgio, parete laterale della parrocchiale (da una precedente chiesa del tutto scomparsa dopo il 1571?) architrave di pergula lungo oltre 6 m? + altro frammento, VIII-IX sec

 

Le loro spoglie, raccolte e sepolte dai cristiani locali, furono subito rivendicate dai vicentini, portando così a un compromesso tra le parti, di cui ci informano fonti più tarde quali il De Viriginitate di Venanzio Fortunato (580 c.) e il Martiriologio di Adone (850-875 c.): il corpo di Fortunato e il capo di Felice sarebbero rimasti ad Aquileia (dove fino al ’700 c’era una basilica cimiteriale dedicata a San Felice), mentre il corpo di Felice e il capo di Fortunato sarebbero tornati a Vicenza, dove ancora esiste l’antica basilica dedicata ai due santi, con un’iscrizione di IV-V sec. che ne attesta il culto fin da allora. Da varie cronache sappiamo anche che tra 630 e 648, dopo lo scisma patriarcale, le reliquie conservate presso Aquileia furono portate a Grado e da qui ulteriormente traslate nel IX sec. all’antica sede episcopale di Malamocco e infine nel XII sec. alla Cattedrale di Chioggia, dove ancora si trovano. Ai tre poli di devozione che si stabilirono così in area veneta (Vicenza, Aquileia-Grado e Malamocco-Chioggia), coi vari ingressi di reliquie e le diverse tradizioni testuali che ne derivarono e che diffusero il culto anche in altre regioni (in primis a Milano grazie alla presenza di sant’Ambrogio al sinodo di Aquileia del 381), corrispondeva un tempo anche una memoria liturgica dei due santi in date diverse (14 maggio, 11 giugno, 14 agosto) nei diversi luoghi. Limitandoci alle zone più vicine a noi, possiamo riconoscere due diverse aree di irradiazione del culto, che dal polo lagunare si diffuse prima all’isola di Ammiana (diocesi di Torcello, monastero estinto nel 1472) e poi a Calcinara di Codevigo (diocesi di Padova, antica parrocchiale dismessa nel ’600), Campolongo Maggiore (diocesi di Padova) e Noale (diocesi di Treviso), mentre dal polo berico raggiunse Fara Vicentino (antica parrocchiale poi dismessa e demolita nel XIX sec.), Limena e appunto Valle di Sotto, tutte località della diocesi di Padova poste però vicino al confine con quella di Vicenza (come le precedenti lo sono rispetto alla diocesi di Chioggia) o addirittura in zone, come Limena, a lungo contese nel Medioevo tra le due Chiese.

Chiesa di San Giorgio anni 30 - Colli Euganei

Sull’origine dell’aula augusta dei martiri Felice e Fortunato a Valle di Sotto sono state avanzate due ipotesi: basilica costruita a fine IX sec. dai vicentini in fuga colle reliquie dei due santi davanti all’avanzata degli Ungari (Zanocco 1922), oppure sorta già nel IV sec. presso la loro dimora rurale posta sulla strada per Cinto (Billanovich 2006, che si basa sull’origine del nome di Cinto, ad quintum lapidem = a 5 miglia da Este, che potrebbe essere stato abbreviato ad qui. l. e quindi frainteso come Aquileia: Valle sarebbe allora anche il luogo della cattura dei due fratelli vicentini). In realtà, data la vicinanza ai confini diocesani (ancora maggiore fino al 1818, quando Lozzo apparteneva alla diocesi di Vicenza e Cinto a quella di Verona), il caso di Valle risulta simile a quello di Limena: una penetrazione del culto vicentino in territorio padovano, ‘testa di ponte’ per una possibile pretesa territoriale da parte del vescovo di Vicenza. Non a caso l’antica parrocchiale di Baone era dedicata a san Fidenzio, santo un tempo usato dai vescovi padovani per marcare il territorio in molte aree di confine o contese dalle diocesi e abbazie vicine (così Megliadino rispetto al veronese San Zeno di Montagnana, Sarmeola rispetto a Bosco dipendente dalla Vangadizza, Fornace di Tavo rispetto a Limena, Roncajette e Polverara rispetto a Isola e Legnaro dell’Abbà ecc.). Anche il passaggio di Valle al patronato di san Giorgio, a fine XIII sec., può essere inteso come una presa di distanza dal culto vicentino di Felice e Fortunato, un caso di Abstand basato forse su un voluto equivoco iconografico: mentre in area clodiense fin dal Medioevo i due santi sono sempre rappresentati come antichi soldati romani, la più antica iconografia vicentina li mostra infatti in vesti di cavalieri medievali, facilmente scambiabili (e realmente scambiati nel caso del polittico Chiericati di Sant’Agostino) per san Giorgio e l’incongruo san Quìrico.

Franco Benucci

Chiesa di San Giorgio in Valle - Colli Euganei

Il culto di San Giorgio
negli Euganei medievali

Il culto di san Giorgio conobbe, nel Medioevo, una diffusione ampia e capillare, estesa a tutto l’Occidente europeo. La leggenda dello scontro col drago costituisce solo l’ultimo sviluppo di una lunga elaborazione agiografica, le cui origini sono molto difficili da collocare nel tempo e nello spazio. Nella costruzione della memoria di san Giorgio conversero elementi diversi, la cui somma portò la sua figura a raccogliere in sé molteplici identità, divenendo una presenza costante e costantemente ricordata. La documentazione medievale testimonia l’esistenza di almeno tre chiese dedicate a San Giorgio sui colli Euganei: a Rovolon, Tramonte e Valle San Giorgio. Quella più anticamente attestata sarebbe la chiesa di Rovolon; ma la tradizione documentaria che la riguarda è costituita da carte problematiche. Una bolla papale del 20 giugno 828, pervenutaci in copia lacunosa del 1341, nomina la villa que vocatur Rovolone et ecclesiam sancti Georgii all’interno di un elenco di beni del monastero di Santa Giustina di Padova, confermati da papa Gregorio IV. La bolla di Gregorio IV è un concentrato di notizie uniche, di richiami al passato di Padova, di attestazioni precoci di fenomeni sviluppatisi in seguito.
Si tratterebbe dunque di un  documento prezioso su Santa Giustina in epoca carolingia; peccato sia un falso, redatto con ogni probabilità nel XII sec., nel contesto del tentativo, da parte della comunità monastica, di rivendicare la propria autonomia dai vescovi di Padova collegandosi direttamente all’autorità dei papi.  Nel 970 il vescovo di Padova Gauslino si sarebbe recato nel luogo ove sorgevano la tomba e la chiesa di Santa Giustina, e lo avrebbe trovato deserto. Egli decise di edificarvi un cenobio; nell’occasione donò al monastero una serie di beni, tra cui anche la ecclesia aedificata ad honorem sancti Georgii in loco dicto Robolone.
A riferire l’iniziativa di Gauslino è un suo documento, datato al febbraio 970, da più parti ritenuto interpolato; il riferimento a San Giorgio di Rovolon si trova proprio nella parte sui beni assegnati al monastero, quella che potrebbe aver subito interpolazioni. Nel 1014 il vescovo di Padova Orso emanò una carta di conferma molto simile a quella di Gauslino. A oggi l’attendibilità della conferma di Orso non ha sollevato dubbi; essa rappresenterebbe dunque la prima prova documentaria sicura dell’esistenza di un luogo di culto dedicato a san Giorgio sui colli Euganei.
Il dossier su San Giorgio di Tramonte presenta caratteri simili soprattutto nel suo collegamento a un’importante realtà monastica: Santa Maria di Praglia. Nel 1124 il vescovo di Padova Sinibaldo donò al monastero l’ecclesia sancti Georgii de loco Tramonte con tutte le sue pertinenze. San Giorgio di Tramonte diveniva dunque parte del patrimonio di Praglia, ma restava una dipendenza della Chiesa padovana dal punto di vista religioso; il suo sacerdote era incaricato della cura d’anime a Tramonte. Il vescovo Sinibaldo intendeva beneficiare un monastero di recente fondazione – Praglia – sito nella sua diocesi, riconoscendone l’importanza ma anche stabilendone posto e ruoli istituzionali nelle gerarchie preesistenti nella diocesi. Anche in questo caso, dunque, il culto di san Giorgio sugli Euganei appare testimoniato grazie ai legami che ebbe colle realtà monastiche. La prima attestazione documentaria della ecclesia sancti Zorzi de Valle risale al 1293. Le fonti sulla chiesa di San Giorgio iniziano dunque piuttosto tardi; si può però provare a risalire più indietro almeno per quanto riguarda la storia della località di Valle San Giorgio, se non propriamente della sua chiesa. Le vicende di Valle San Giorgio si legano alla presenza di importanti famiglie aristocratiche, come i da Baone, i da Camposampiero e gli Este, i cui interessi fondiari si concentravano anche nell’area meridionale dei colli Euganei.

Chiesa di San Giorgio in Valle - Colli Euganei
Daria da Baone, in parti fu un personaggio centrale nelle dinamiche patrimoniali e politiche padovane della prima metà del XIII sec.; la sua ricchezza fondiaria e il suo inserimento nella rete dei legami vassallatici le permisero di costruire attorno a sè una schiera di sostenitori politici e seguiti armati, coi quali far sentire la propria voce anche nei confronti del comune padovano. Sin dalla fine del X sec. un importante ente monastico aveva anch’esso ottenuto beni che per lungo tempo confinarono con quelli dei da Baone. Si tratta dell’abbazia polesana di Santa Maria della Vangadizza. Nel 1123 Callisto II pose sotto la propria protezione i beni del monastero, dandone un elenco. La Vangadizza risultava detentrice di una ecclesia sancti Petri a Monselice e di una curtis vallis Almerici colla sua chiesa di Sant’Andrea. Questa curtis (azienda agricola) è stata identificata con quella che le fonti successive chiamano Vallis Abbatis, la valle dell’abate, a indicare la sua appartenenza a un ente monastico. Per tutti i successivi secoli medievali, il territorio di Valle San Giorgio è stato concepito non come un’unità, ma come due entità distinte seppur confinanti, la vallis domine Darie e la vallis abbatis, anche indicate nella documentazione, rispettivamente, come ‘valle de soto’ e ‘valle de sora’.

Franco Veronese