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Quella Volta di Lino Toffolo a Ca’ Marcello

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Quella Volta di
Lino Toffolo a Ca’ Marcello

“Prima di me c’erano solo due tipi di Veneti:
I carabinieri- Mona o le servette.
Li ho nobilitati col terzo ruolo, gli alcolizzati”
Lino Toffolo

Quando a fine maggio 2016, è mancato Lino Toffolo, molti hanno voluto rendergli omaggio credo con sincerità, senza l’ipocrisia che spesso fa capolino in queste occasioni. Col suo carattere allegro, giocoso, aveva esaltato la lingua veneta o, meglio, il veneziano sia al cinema che nello spettacolo anche televisivo. Qualcuno l’ha voluto raccontare come amico di Jannacci, di Cochi e Renato, di Gianni Morandi, qualche altro ha rievocato la canzoncina “di Johnny il Bassotto”, una sua mitica interpretazione con cui sono cresciute intere covate di bambini. Di se Lino narrava aneddoti gustosi, come quando investì i primi guadagni in “un macchinone”. Il fatto è che, essendo piccolo di statura, alla guida pareva non ci fosse nessuno o qualcuno che volesse nascondersi, facendo così la gioia di vigili e poliziotti che lo fermavano regolarmente scambiandolo per un ladro. 
Nato nel ’34, figlio di un maestro vetraio, amava smisuratamente la sua Venezia che non ha mai abbandonato, preferendo fare il pendolare su e giù per l’Italia. Ha composto canzoni, è stato chiamato da registi come Monicelli, ha recitato con Villaggio, con Banfi e nell’ indimenticato “Yuppi Du”di Adriano Celentano. In realtà è passato alla storia dello spettacolo per il personaggio che meglio gli si adattava, “l’imbriago”, tipica macchietta veneta accanto al carabiniere e alla servetta, nobilitandolo grazie alla sua arte comica.

Lino Toffolo a Cà Marcello

Di Toffolo ho però un ricordo molto personale, colto in una situazione che avrebbe messo chiunque un po’ in imbarazzo. La scenetta si svolse nella biblioteca di Ca’ Marcello, un luogo austero e solenne, in un pomeriggio festivo. A far da padrone di casa un amico di Monselice lo scrittore Gian Antonio Cibotto, giurato dei “Premi Brunacci” e direttore per qualche anno dell’amato mensile “Veneto, ieri oggi e domani”, lacui redazione, che frequentava regolarmente, aveva voluto collocare al piano terra dell’allora casa Cattin. I due personaggi si davano la voce, chiaccherando tra battute e rivisitazioni più o meno letterarie. Ad un certo punto Toffolo doveva leggere o, meglio, recitare qualcosa in dialetto, forse del Ruzzante. Era pronto, con i fogli in mano, e cercò gli occhiali nel consueto taschino della giacca: non c’erano proprio ne saltarono fuori dalle altre tasche. Il disagio era palpabile, ma Lino non si scompose e si rivolse sorridendo al pubblico presente chiedendo “in prestito” un paio di occhiali. Gli astanti si guardarono in faccia disorientati, ma mia moglie Adriana, che sempre mi accompagna volentieri alle manifestazioni culturali fu pronta ad aprire la borsetta e a tirar fuori i suoi occhiali da lettura, offrendoli all’ospite convinta, data la simile età, che potessero essere utili. La montatura, decisamente femminile non fu affatto d’ostacolo, quasi, diede un tocco ancor più caricaturale al pezzo recitato e Lino Toffolo poté esibirsi al meglio, applaudito con entusiasmo per il gustoso divertimento. Alla fine un inchino e una stretta di mano suggellarono la breve complicità, felice Adriana di aver contribuito a togliere dall’impaccio il “bravo” attore e ospite gradito.

Roberto Valandro