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Strega si Nasce o si Diventa?

Il Sabba delle Streghe Francisco Goya - Colli Euganei

Strega si Nasce o si Diventa?
Una curiosa Origine Evangelica

La sensibilità popolare non ha mai rinunciato a soddisfare le innumeri domande che nascono di fronte alle cose della Natura e degli uomini, mescolando senza remore fantasia e realtà, insegnamenti inculcati dall’alto, come l’incessante opera d’indottrinamento della Chiesa, o scaturiti dalla diretta esperienza di fenomeni tanto più stimolanti quanto più inesplicabili di fronte a cognizioni vaghe, lontane dall’apparato interpretativo (spesso altrettanto fallace, almeno nel passato) creato dalle civiltà dei popoli e affidato ai trasmettitori di cultura ‘scientifica’ e di potere.
Frutto di questo istintivo impulso alla conoscenza sono state, ad esempio, le false etimologie dei nomi di luogo, certe leggende, le dicerie diffuse volendo interpretare o esplicare fatti vicini e lontani oppure un sincretismo acritico che arriva magari a scegliere una cornice pseudo-dotta o sacralizzata nel caso specifico l’emozionante narrazione, immagino, d’un vangelo apocrifo) su cui tessere trame utili per mettere in scena personaggi reali accanto a figure indefinite, che da questi prendono immediatamente forme e colori diventando creature con vita propria, pronte a muoversi e operare nel gran teatro della vita d’ogni giorno.
Stuzzica la sottile distinzione fra striga e strò’ica, erede pure essa d’una professione, l’astrologo, stimatissima in antico, oggi rinverdita dai fasti degli oroscopi tracimanti dalle pagine di riviste e giornali e dagli indefessi imbonitori che conquistano le prime pagine della cronaca con le loro ‘magie’ radio-televisive. Così come colpisce il moralistico accostamento con le fave, un cibo comunissimo fino a ieri ma dalle sotterranee connotazioni funebri, e i rovi, condannati alla loro logica ‘snaturalité’, direbbe Angelo Beolco detto il Ruzante, da gesti di pretto egoismo umano. E che dire ancora della conturbante figura dé’a strò’ica?


Il grande Caprone Francisco Goya - Colli Euganei

Erano (sono) donne dai grandi orecchini, le s-ciòne, con vesti ampie e colorate, dedite all’arte della profezia. Provenienti, secondo la diceria popolare, dall’Egitto, le zingaresche compagnie si spacciavano volentieri per pellegrini costretti a vagare per sette anni (!) vittime della persecuzione religiosa.
A tal fine – e lo testimoniano cronache quattro – cinquecentesche – esibivano lettere d’accompagnamento, d’evidente discutibile autenticità, emesse dall’Imperatore o persino dal Papa, nelle quali veniva accordata loro l’impunità e l’esenzione dalla giustizia locale. Espedienti che non bastarono a far sì che proprio alla fine del quattrocento iniziassero le persecuzioni, accusati gli zingari, come le streghe, di padroneggiare l’arte magica delle lettere o di usare bevande con succhi d’erbe capaci di ‘guarire’ le ferite profonde del corpo.
Ma vengo ai ‘racconti’ che con i miei allievi di Ragioneria ho recuperato, assieme a moltissimi altri, da testimoni soprattutto femminili adattandoli in qualche modo in italiano.
«Al tempo della nascita di nostro Signore re Erode ordinò di catturare il Bambino Gesù, e la Madonna con s. Giuseppe cercava di salvarlo scappando qua e là, senza meta. Un giorno però incontrarono le sue guardie, Maria si guardò attorno disperata, pensando ormai di non avere più scampo, quando scorse sei donne che si stavano avvicinando con dei grembiali ricolmi di rose. Si precipitò verso di loro pregandole di nascondere Gesù e impegnandosi a esaudire qualsiasi desiderio avessero espresso.
Le donne dapprima parlottarono in disparte e infine accettarono. Presero il Bambinello, lo coprirono con le rose e andarono incontro alle guardie senza insospettirle. Sventato il pericolo, si affrettarono a restituire il figlioletto a Maria, chiedendo di avere poteri che superassero quelli d’ogni altro essere umano. La Madonna concesse quanto promesso e da quel giorno nacquero le streghe, una prolifica dinastia che purtroppo si è moltiplicata fino ai nostri giorni».

«In occasione del S. Natale le vecchie del paese erano solite raccontare questa strana storia. Quando venne al mondo il Bambin Gesù, re Erode ordinò che tutti i nati maschi di quell’anno fossero uccisi. La Madonna una notte fece un sogno in cui un angelo la avvisava del grave pericolo. Allora s. Giuseppe decise di fuggire con la famigliola e lungo il cammino incontrarono ‘na strò’ica e ’na striga! La zingara, alla vista dei tre fuggiaschi, informò un soldato che la donna nascondeva sotto il grembiale un bambino, mentre la strega la contraddisse, affermando che essa portava rose e fiori. Ciò fu possibile proprio grazie a una sua magia: infatti il soldato sollevò il grembiale e sì trovò tra le mani proprio rose e fiori. Così Maria, volendo ringraziare la striga, dichiarò che tutte le sue discendenti sarebbero state protette dal Manto della Madonna, impedendo in tal modo a chiunque di riconoscerle, mentre le strò’iche di generazione in generazione furono condannate a non poter sostare per più di cinque giorni nello stesso luogo ». « Quando Erode, per paura di perdere il trono, ha comandato di uccidere tutti gli infanti dai due anni in giù, l’angelo del Signore è apparso alla Madonna e a s. Giuseppe ordinando di prendere l’asinello e di fuggire in Egitto. I tre si sono messi in viaggio e traversando on canpo de fava, questa faceva strepito. Allora la Madonna ha chiesto: – Perché strepiti? Non vorrai che si accorgano della nostra fuga? -. Ma la fava ha continuato a scricchiolare e Maria ha sentenziato: -Maledetta, diventerai amara e prima di essere mangiata resterai in acqua tre giorni -.
Dopo un altro tratto di strada la famigliola si è trovata davanti a un cespuglio di more e i vestiti hanno cominciato a strapparsi a causa dei rovi. La Madonna allora ha pregato il cespuglio di non impedire il cammino e di non rovinare le loro vesti, ma inutilmente, e così ha sentenziato: – Roveto sei, roveto resterai e mai albero diventerai-. Finalmente dalla Palestina sono giunti ai confini con l’Egitto, ma qui ad aspettarli c’erano le guardie del re. Maria ha visto una zingara, co la so cotolona e el so fassoleton, e le ha chiesto di nascondere il Bambinello perché le zingare non venivano perquisite. Ma questa si è rifiutata e la Madonna ha sentenziato: -Sìngana te sì, sìngana te restarè e pì de tri dì par paese no te te fermarè. -. Lì vicino c’era anche una strega e Maria l’ha pregata di aiutarla raccomandando, nel caso le guardie la fermassero, di dire che teneva in grembo un agnello.

Streghe si Nasce o si Diventa? - Colli Euganei
La strega ha accettato, ha nascosto Gesù sóto la traversa, il grembiale, ed è passata davanti alle guardie che hanno chiesto:- Cossa ghèto sóto la traversa?-. E lei: – Cossa volìo ca gàbia, gò on agnè’o –. Proprio in quel momento il Bambinello si è messo a belare e le guardie li hanno lasciati passare. Allora la Madonna ha sentenziato: – Striga te sì, striga te restarè ma mai panta te sirè, non potrai mai essere scoperta -. In realtà solo il prete sa riconoscere le streghe, ma ha l’obbligo di non svelarne i nomi perché lo ha imposto la Madre di Dio».
Tornando ad una origine della figura stregonesca più consona alla nostra mentalità, al di là delle invenzioni dal tono fiabesco e dalla pretesa cogente veridicità, alcuni storici sono pronti a sostenere l’inscindibile rapporto fra strega ed emarginazione, specie femminile, caricando di significati sociologici un ‘personaggio’ che nel tempo s’è affiancato alla nutrita schiera dei diversi, lebbrosi ebrei zingari eretici, di volta in volta capri espiatori d’endemiche pestilenze o di rivolte popolane sovvertitrici dell’ordine costituito. Gli esempi che ho raccolto, legati soprattutto allo spazio montericcano, sono lontani dai grandi sommovimenti della storia e tuttavia, pur nel loro limitato orizzonte geografico-temporale, esprimono con compiutezza stati d’animo e atteggiamenti di comunità rurali giudicanti senza possibilità d’appello chi accogliere e chi respingere o isolare dal contesto patriarcale, di contrada oppur paesano. Pensando, ad esempio, all’alta mortalità puerperale e infantile era comprensibile che, ignorandone le cause, i familiari ritenessero facilmente responsabili le persone che si erano più occupate di madre e neonato: le ‘levatrici’ vicinanti, anziane esperte ma altrettanto passibili di trasformarsi in strighe, capaci allora di fabbricare unguenti magici e di compiere malefizi contro le disgraziate creature. La malattia mentale invece già di per sé condannava al sospetto di infernali commerci, vuoi della vittima inconsapevole (magari attraverso il suo concepimento entro i periodi tabuizzati dalla Chiesa) che del protagonista in prima persona; se poi il comportamento sregolato e scandaloso diventava esibita scelta di vita, condizionata sovente da eventi esterni o da irrinunciabili eredità, ecco che il ‘colpevole’ assumeva subito i contorni stregoneschi tramandati di generazione in generazione, pronto ad attuare i malèfici propositi contro gli odiati vicinanti fino a colpire addirittura un proprio figlio, incauto testimone capitato per caso nel momento cruciale del diabolico esercizio: la solitaria segreta temutissima preparazione dei misteriosi pignaté’i…

Roberto Valandro