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Archeologia del Paesaggio Antico a Este e dintorni

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Archeologia del Paesaggio Antico a Este e Dintorni

Il nostro sguardo si rivolge indietro nel tempo seguendo un percorso che si snoda nei secoli, lungo un antico fiume che, lambendo le pendici dei Colli Euganei, attraversava sinuoso la Bassa Padovana: il paleo-Adige.

Come è noto, l’Adige ha origine nell’Alta Val Venosta (Alto Adige), presso il Passo Resia, e sfocia nel mare Adriatico, vicino a Chioggia. Il tratto da Verona con direzione Legnago-Badia Polesine però non corrisponde al tracciato antico; infatti, gli studi hanno dimostrato che profondi mutamenti geoambientali hanno modificato il regime idrografico, rimodellando il corso del fiume a sud di Verona sino al mare, con gravi conseguenze anche sulla fisionomia dei luoghi.
Le prime descrizioni del fiume Adige (Athesis/Atesis) risalgono al periodo romano. Este, una delle principali città dei Veneti antichi, prende in età romana il nome di Ateste proprio dal grande corso d’acqua che la attraversava, ma oggi scomparso da questi luoghi.
Il paleo-Adige scorreva sull’asse dell’attuale SR 10 Padana Inferiore e ha lasciato le proprie tracce entro un’ampia fascia di territorio, che interessa i moderni centri di Montagnana, Saletto, Ospedaletto Euganeo, Este.

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In che modo l’archeologia contribuisce alla comprensione di un contesto ambientale, dominato nell’antichità dalla presenza di un grande fiume, ma oggi così profondamente mutato? Gli studi sul paesaggio antico si basano su un approccio differenziato alla ricerca, ovvero sulla possibilità di riconoscere indizi conservati sino ad oggi, attraverso diverse fonti: informazioni acquisite secondo approcci “tradizionali” (come lo studio di documenti, testi, iscrizioni o rappresentazioni cartografiche antiche), integrate alle nuove tecnologie per la lettura dei dati raccolti sul terreno.
Nel complesso, queste testimonianze permettono di tradurre su mappature tematiche l’evoluzione degli insediamenti in rapporto all’idrografia antica.

I primi studi sulle antichità del nostro territorio colsero già tra Seicento e Ottocento il collegamento tra la presenza di dossi sabbiosi, le scoperte occasionali di strutture sepolte (come argini e scogliere) e il fiume descritto dagli autori classici. Le ricerche interessate alle dinamiche paleoambientali si avviano a partire dal XIX secolo, ma in anni recenti il quadro delineato è stato abbondantemente confermato dall’evidenza di dati raccolti attraverso campagne d’indagine e sondaggi geognostici mirati. Le più aggiornate metodologie permettono di confrontare scientificamente i riscontri diretti sul terreno (paleosuoli, sedimenti alluvionali, depositi sabbiosi, infrastrutture idrauliche antiche) con l’analisi di foto aeree e immagini satellitari.
Le tracce indicano un percorso fluviale “relitto”, un paleoalveo pensile evidenziato da dossi sabbiosi e profonde scarpate, diretto da ovest verso est attraverso i centri di Minerbe, Bevilacqua, Montagnana, Saletto, Santa Margherita d’Adige, Ospedaletto Euganeo, Este. Qui il corso si divideva in due rami: il principale correva verso Monselice–Conselve (attraverso Motta, Marendole, Pernumia, Conselve e da qui Chioggia-Brondolo) e il secondario piegava a sud, verso la località Deserto (con direzione Mottarelle, Deserto, Villa Estense, Carmignano, Sant’Urbano).

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La presenza di un grande corso d’acqua navigabile è stata determinante per la nascita e lo sviluppo di siti, per lo sfruttamento delle risorse e il controllo del territorio, per lo sviluppo di contatti e di scambi. Tra fine dell’età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro (II – I mill. a.C.) sorgono gli insediamenti di Montagnana-Borgo San Zeno ed Este-Canevedo.
Agli inizi dell’età del Ferro condizioni di instabilità idrografica portano alla formazione di numerosi canali di rotta e anche di diramazioni fluviali. A Este nell’VIII sec. a.C. si sviluppa un nuovo polo insediativo, destinato ad assumere un ruolo egemone nel territorio circostante. Ritrovamenti di massicciate in trachite tra Montagnana, Saletto ed Este si collegano invece al rivestimento delle sponde fluviali in età romana (I sec. a.C. – I sec. d.C.). Alcuni cippi iscritti rinvenuti in prossimità dell’antico corso del fiume ricordano la realizzazione di un’imponente infrastruttura da parte di squadre (decuriae) di operai. Una rete idrografica minore proveniente dall’area berica (forse afferente al sistema Agno-Guà Frassine-Fiumicello) affiancava l’alveo dell’Adige presso Montagnana-Borgo San Zeno.

In corrispondenza dell’abitato di Este, vi convergevano alcuni corsi d’acqua minori defluenti dalle pendici collinari. Con la tarda età imperiale i centri di Montagnana ed Este si avviano ad un graduale declino. Tra l’epoca tardoantica e l’alto Medioevo si assiste a un significativo peggioramento delle condizioni climatiche. Dal punto di vista idrografico, a seguito di lunghi periodi di pioggia, che causarono importanti rotte fluviali con inondazioni ed alluvionamenti di vasti territori, molti corsi abbandonarono i loro alvei, andando ad inondare aree più depresse. Questo periodo è segnato dall’aggravarsi progressivo delle condizioni ambientali, dall’instabilità idrogeologica e dal susseguirsi di devastanti alluvioni (come il “grande diluvio” descritto da Paolo Diacono), episodi culminanti con la divagazione fluviale nota in letteratura come “Rotta della Cucca” (589 d.C.) e con l’avulsione del paleo Adige secondo l’attuale direzione Legnago-Badia Polesine.
Dalla Protostoria all’età romana e oltre, il popolamento del nostro territorio è stato fortemente condizionato dalla presenza del corso antico dell’Adige. In epoca medievale l’occupazione del territorio si consolida in posizioni di controllo della nuova viabilità (terrestre e fluviale), dove sorgono siti fortificati, poli religiosi e centri-mercato. L’importanza del collegamento su direttrici navigabili per lo sviluppo economico ne caratterizza il tessuto storico e dunque l’aspetto monumentale che tuttora in parte conservano.

Chiara Maratini

Centro di Cultura La Medusa
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